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QT n. 10, ottobre 2019 Servizi

Serodoli e i parchi del Trentino

Contro i tentativi speculativi si fa sentire la voce dei Parchi

Joseph Masè

Sembrerà strano, ma per smontare le pretese degli impiantisti, e riportare all’attenzione di tutta la società i valori del limite, del paesaggio, della cultura di montagna, deve intervenire il presidente di un Parco naturale, Joseph Masè.

A tanti è suonata strana questa voce istituzionale che ha il coraggio di parlare un altro linguaggio. Fino a pochi anni fa i parchi naturali del Trentino non hanno brillato nelle politiche di tutela dell’ambiente. Va ricordato come il collegamento Pinzolo- Campiglio, nell’era Dellai, sia stato enfaticamente promosso e celebrato proprio nella sede del Parco naturale Adamello. Uno schiaffo alla natura che non può essere cancellato. Come del resto rimangono scritte altre pagine grigie nella storia dei due parchi: a Paneveggio-Pale di San Martino aver cancellato le riserve naturali a specifica vocazione faunistica, l’imposizione nella riserva naturale integrale del cosiddetto “Cristo pensante” e i ridicoli balconi panoramici: nella loro storia gestionale i due parchi vantano mancanza di coraggio in una regolamentazione più severa della mobilità interna e della attività venatoria.

Guardiamo comunque avanti. La severa presa di posizione del presidente Masè contro il collegamento sciistico di Serodoli è importante. Almeno per il momento si chiudono le porte in faccia ad assessori come Roberto Failoni sostenitore di qualunque iniziativa imprenditoriale che favorisca il turismo dello sci.

Nel caso di Serodoli si tratterebbe di ulteriori 45 chilometri di piste che andrebbero ad aggiungersi ai 150 esistenti nell’area di Campiglio (Mondifrà – Malga Dimaro – Val Gelada – Pellizzano, oltre a interessare le zone di Malga Ritort e Plaza). Un’area strategica del Parco, non solo sul piano paesaggistico, ma anche naturalistico; un’area che verrebbe urbanizzata e sconvolta nella sua morfologia. Non dimentichiamo che dove arrivano gli impianti poi sorgono ristoranti di lusso e si aprono strade in quota per raggiungere rifugi e altre infrastrutture. L’istituto delle deroghe diventerebbe regola, come accaduto ovunque, svendendo la montagna e le sue risorse, che sono beni pubblici, a interessi privatistici.

Le proposte su Serodoli, come su altre aree, piovono sui tavoli della Giunta provinciale senza che si apra una seppur minima riflessione sui cambiamenti climatici, sul valore del suolo libero, sulla risorsa idrica, su un turismo diverso (il 2019 è anno internazionale del turismo dolce, ma in Trentino, come del resto in tutta Italia, nemmeno se ne è parlato).

Non vanno dimenticate le risorse che la Provincia di Trento ha già gettato al vento per salvare la società Folgarida- Marilleva: 21 milioni di euro andati a cancellare debiti pregressi che la valle di Sole e gli amministratori della società avevano costruito con operazioni a dir poco discutibili in Veneto, coinvolgendo nell’indebitamento - incredibile, indecente - le locali Casse Rurali (giunta Rossi).

I parchi naturali trentini, attraverso i loro rappresentanti istituzionali, ora stanno alzando la voce e negli ultimi anni parlano in tante occasioni un linguaggio simile a quello della cultura ambientalista. Questa diversità di linguaggio e di comportamenti va sottolineata, in quanto dimostra, finalmente, l’aprirsi di prospettive concrete nella difesa del territorio e nella costruzione di politiche tese a consolidare e possibilmente potenziare la biodiversità di territori tanto fragili.

Ora si tratta di seguire con attenzione le scelte dell’assessore all’Ambiente Mario Tonina. Si adeguerà alle banalità del suo collega di giunta Roberto Failoni (“Tante polemiche degli ambientalisti sulle piste di sci sono sterili”. E ancora: “Il turismo sostenibile? Oggi va di moda!”), oppure dimostrerà coraggio ridando valore alla Cabina di regia delle aree protette (in un anno di governo convocata una sola volta), al lavoro svolto sui grandi eventi in quota e aumentando i fondi per la ricerca e la formazione alle aree protette? Staremo a vedere.

Intanto la SAT, con un tempestivo e utile omaggio al padre ideale delle aree protette trentine, Giovanni Pedrotti, ha sottolineato i valori di queste aree, ricordando i motivi della loro nascita e i contenuti che erano all’origine delle riflessioni di tanti padri nobili (fra gli altri ricordiamo almeno Gallarati Scotti, Renzo e Paolo Videsott, Franco Pedrotti, Francesco Borzaga e Ulisse Marzatico).

Sono temi strategici che erano presenti 100 anni fa, ma ancora oggi non risolti, anzi aggravati dalle tante speculazioni che intanto si sono abbattute nei due parchi provinciali. Si tratta di uno dei capitoli strategici che ci porterà a giudicare l’agire della attuale amministrazione provinciale.