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QT n. 5, maggio 2020 Cover story

I no-vax ai tempi del Coronavirus

La (dis)funzione sociale dei complottisti antivaccinisti

Alessandro Dalrì

Appena è scoppiata l’emergenza Coronavirus in Italia, è venuto naturale a tanti di fare un pensiero sugli anti-vaccinisti. Del resto, in questi ultimi anni si è consumata, in Italia e nel mondo, una lotta a tratti feroce tra i cosiddetti no-vax e gli scienziati chiamati a smentirli. Una lotta che nel nostro paese ha raggiunto il suo culmine nell’estate del 2017, quando l’allora ministro Lorenzin emanò un decreto per rendere obbligatorie le vaccinazioni a tutti i bambini, pena la loro esclusione dalle scuole. Tenne banco per mesi la polemica sull’opportunità di quell’obbligo, tanto che essa portò il governo a ridurre gli inoculi obbligatori.

La tesi di chi in quella fase si opponeva all’obbligatorietà dei vaccini si basa principalmente su due argomentazioni. La prima è che i vaccini comportino dei rischi importanti per la salute dei bambini, in particolare legati alla presenza di metalli pesanti negli inoculi, che causerebbero l’autismo. La seconda, che le malattie prevenute dai vaccini non siano ormai più pericolose per la nostra società. Nel mezzo, tante teorie del complotto: BigPharma assetate di denaro, Stato Profondo che vuole controllarci e tanto altro ancora.

Entrambe queste argomentazioni principali partono da un frammento di verità, nel senso che reazioni avverse al vaccino sono di fatto possibili, anche se statisticamente molto improbabili e provatamente del tutto slegate da disturbi quali l’autismo. Inoltre, effettivamente, guardandoci in giro oggi, malattie come il morbillo, la poliomielite o la varicella sembrerebbero sconfitte o ben poco pericolose. Ed è proprio quest’ultimo il punto decisivo che ha portato tante persone, anche al di fuori della classica cerchia di chi non crede alla scienza per partito preso, a dubitare dell’utilità delle vaccinazioni.

Nel secolo scorso, o ancora oggi, ma in altri luoghi del mondo, quelle malattie entravano nel quotidiano delle persone e nessuno provava neanche a mettere in dubbio l’opportunità di vaccinarsi. Tutti capivano immediatamente l’importanza di farlo. Mentre noi viviamo, o meglio vivevamo fino al Coronavirus, in un periodo storico fortunato in cui non solo i più giovani, ma anche i genitori di 30-40 anni non avevano mai visto una malattia infettiva.

Proprio per questo il pandemonio scatenato dal virus SARS-CoV-2 di questi mesi dovrebbe avere riportato tutti alla realtà. Abbiamo avuto la dimostrazione pratica che anche un virus sulla carta “buono”, con un tasso di mortalità stimato molto basso e che risparmia i più giovani, se fuori controllo può costare molto caro in termini sociali, economici e soprattutto di vite umane. Oggi infatti il vaccino per questo virus, che sta tenendo chiuse in casa milioni di persone nel mondo, è atteso e sospirato da tutti. O quasi.

Il confronto con la realtà

Quasi, appunto. Perché mentre scopriremo più avanti quanti, in Italia e nel mondo, cambieranno effettivamente idea sui vaccini dopo questa esperienza di confronto diretto con l’epidemia, in questi giorni possiamo constatare come continuino a farsi strada nella cultura di massa ed a mietere successi di pubblico narrazioni complottiste e pseudo-mediche sempre più sofisticate. In questo senso un sondaggio inglese, pubblicato sul “Guardian”, ci fa vedere come a metà marzo il 7% degli inglesi avrebbe rifiutato il vaccino contro il Coronavirus mentre ad aprile quella percentuale sia scesa al 5%, dimostrazione che forse le cospirazioni sui vaccini alla lunga non reggono il confronto con una dose così forte di realtà. Eppure, in direzione opposta, ci sono due esempi clamorosi che danno l’idea dell’importanza, della diffusione e della pericolosità del fenomeno antivaccinista e complottista in genere, e sono le uscite del seguitissimo tennista Novak Djokovic, che ha dichiarato come sarebbe pronto a ritirarsi dal tennis se un vaccino venisse reso obbligatorio per viaggiare, e della rapper MIA, che ha sentito il bisogno di informare i suoi 650.000 followers su Twitter che “tra un vaccino e un chip (di tracciamento) sceglierei la morte”.

Nel mezzo di questo universo incredibilmente variegato di opinioni che si basano su inesattezze scientifiche, fake news e mezze verità, si può trovare di tutto. È possibile infatti avventurarsi in una fitta selva di teorie di ogni tipo riguardanti il Coronavirus e non solo, spesso in completa contraddizione tra di loro, ma che su molti canali divulgativi della autoproclamata controinformazione, oltre che sempre più spesso anche nelle chat dei nostri smartphone, vengono portate avanti contemporaneamente. Analizziamole.

Ma è no, malgrado tutto

Da una parte abbiamo gli storici gruppi di no-vax italiani che, scoppiata l’epidemia, dopo una fase di iniziale stordimento, hanno ricominciato a battagliare nella loro guerra di sempre. Prima negando la portata della pandemia. Poi, con all’orizzonte la prospettiva di un vaccino, rifiutandolo: “Meglio comunque non farlo: coi virus è inutile, il rischio di effetti collaterali è del 99% e, poi, perché inocularsi chissà cosa per quella che in fin dei conti è giusto una polmonite?” recita uno dei tanti commenti su una delle pagine più famose su Facebook di antivaccinisti italiani. E ancora: “Il vaccino resta dannoso, sia quello influenzale, sia quello che tra qualche mese sarà pronto per il Sars-Cov-2”.

Ma c’è chi è andato oltre. L’inevitabile step successivo vorrebbe infatti che fossero proprio i vaccini anti-influenzali a provocare il Covid-19. Su più gruppi e su più siti, in questi giorni, si stanno costruendo teorie sulla possibilità che il Coronavirus sia stato diffuso nella popolazione attraverso il vaccino stagionale. Poco importa se negli studi scientifici da essi citato a sostegno di questa tesi sia in realtà dimostrato il contrario. Poco importa che un certo grado di correlazione tra vaccinati contro l’influenza e vittime di Coronavirus sia scontato, dato che riguardano la stessa fascia di età, quella più avanzata. Poco importa, insomma, che non ci sia assolutamente nulla di fondato scientificamente, perché questa idea faccia breccia ugualmente nella mente di ha la certezza che ci sia un “qualcuno di molto in alto” che vuole fregarci.

Si sta diffondendo molto in questi giorni però anche una teoria opposta. Ossia quella che in realtà il virus Sars-CoV-2, ammesso che esista, non causi nulla più di una semplice influenza e venga utilizzato come pretesto per raggiungere altri fini. Come ad esempio i test sulla rete 5G, anch’essa bersaglio delle più bizzarre teorie del complotto. E allora quale momento migliore per mettere tutto insieme e fabbricare la tesi per cui i morti sarebbero causati dalla 5G sperimentale? Eppure basterebbe uno sguardo alla tabella di quali frequenze siano dannose per l’uomo, per capire che quelle utilizzate dal 5G non lo siano. Il risultato? Nella sola Gran Bretagna si registrano in questi giorni decine di casi di vandalismo su antenne e ripetitori 5G.

Chi gioca allo sfascio

A questa ondata di improbabili ricostruzioni alimentate da un tanto enorme quanto sospetto numero di fakenews, va immancabilmente a sommarsi anche tutto il repertorio della retorica sovranista, italiana e mondiale. In questo senso risulta particolarmente allarmante il primo rapporto sulle fake news legate al Covid-19 firmato da EuDisinfo, l’unità della Commissione Ue che studia e contrasta le false notizie in Rete. Con gli stessi metodi attraverso cui negli scorsi anni potenze straniere, come la Russia, hanno cercato di destabilizzare le istituzioni dell’Europa, foraggiando gli schieramenti sovranisti nei diversi paesi europei, oggi, con il particolare protagonismo cinese, stanno agendo per alterare la percezione dei cittadini del vecchio continente rispetto alla pandemia. A sfavore delle istituzioni europee, cercando di farle passare per traditrici nel momento del bisogno, ed a favore dell’immagine di Putin e di Xi Jinping, ingigantendo il ruolo degli aiuti che questi hanno mandato ai vari paesi e sminuendo quello effettivamente messo in opera dai paesi europei. E i sovranisti nostrani attingono a piene mani dentro a questa retorica fasulla, basti pensare al video della bandiera europea ammainata in segno di protesta pubblicato addirittura dal presidente della Provincia di Trento Fugatti. Non serve molta fantasia per capire a cosa mirino i fautori di queste campagne di disinformazione: la disgregazione sociale, la disintegrazione dell’Europa e, in ultima analisi, il venir meno delle condizione per la tenuta stessa delle nostre democrazie.

Lo sforzo che ci viene richiesto con oggi, quindi, è quello di lavorare ad un continuo “debunking” (dimostrare la falsità) di queste teorie e false notizie. Un lavoro titanico, di tipo culturale, attraverso l’istruzione, la cultura, la costruzione di uno spirito critico diffuso e di una buona informazione.

Alla fine di questa pandemia scopriremo chi, dalla partita che si sta giocando sul Coronavirus, avrà guadagnato terreno e chi invece ne avrà perso.