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QT n. 11, novembre 2020 Servizi

Dimaro: un altro “evento eccezionale”

Ancora una volta, per spiegare un disastro ambientale, si invoca l’imprevedibilità della natura. Ma a Dimaro la colata di fango e pietre era prevista. E non si sono presi i dovuti provvedimenti

Il PM Carmine Russo ha richiesta l’archiviazione del procedimento legato alla morte della signora Michela Ramponi, sommersa da una colata di acqua e fango precipitata dal torrente Rotian a Dimaro, il 29 ottobre del 2018.

L’evento, secondo il magistrato, si sarebbe verificato a causa di fenomeni naturali eccezionali e non sarebbe stato possibile evitarne le conseguenze.

Evento eccezionale”. Ancora. Dopo ogni catastrofe si ripete la litania. Era eccezionale, non si poteva prevedere.

Ci dispiace polemizzare con la magistratura, ma in questo caso l’evento non solo non era imprevedibile, era previsto. Era previsto nelle cartine tecniche della Provincia; ed era previsto, anzi monitorato dagli uffici provinciali mentre stava avvenendo.

Andiamo con ordine.

Tanto per cominciare va ribadito che è noto il tema della pericolosità, anzi della precarietà degli abitati costruiti sui conoidi di deiezione, strutture geologiche formate nei secoli dai torrenti mediante il trasporto e deposito nei fondi valle, dei materiali erosi dagli stessi lungo il loro percorso. Una dinamica naturale in corso da millenni, che certo non si arresta perchè l’uomo improvvido ci costruisce sopra la propria abitazione. Infatti dopo l’episodio del Rotian, altri fenomeni analoghi, fortunatamente senza vittime, si sono verificati a Pejo, in val di Fassa ed in val Vallaro, per citare i più recenti.

La Provincia, proprio per prevenire i disastri, ha recentemente elaborato la carta della pericolosità idrogeologica di tutto il territorio, alcuni fogli di essa - quello in figura interessa anche il torrente Rotian - formulati già nel 2012, analizzati attentamente dai vari Servizi provinciali, pre-adottati nel 2017, sono poi stati trasmessi, tempo prima dell’evento, alle varie autorità di controllo e prevenzione dell’area interessata, per la sua valutazione ed approvazione definitiva.

Aver trascurato, non aver approvato ed applicato per tempo la nuova carta della pericolosità per le più disparate ragioni, è costata la vita ad una persona. L’evento quindi era assolutamente previsto.

Ma c’è di più. L’evento era monitorato mentre si andava formando. Le stazioni meteorologiche avevano rilevato la notevole intensità delle precipitazioni e la Provincia aveva comunicato che nell’area stava gravando il pericolo di flusso di colata di acqua e materiale di altezza di circa 1 metro sul conoide.

Tutta la catena di comando della protezione civile avrebbe dovuto avvisare per tempo chi era sottoposto a tale pericolo; e lo doveva istruire sulle modalità di come mettersi al sicuro in caso di allarme. In particolare la signora Ramponi, in una situazione di allarme rosso, non doveva essere a piano terra e meno che mai nell’interrato, per tutto il periodo del perdurante allarme.

Infatti così riporta, tra le altre cose, l’avviso di allerta elevata (rossa) emesso dalla Provincia dalle ore 16 del 28 ottobre 2018: “Verificare la situazione della propria abitazione in merito al rischio idraulico e idrogeologico, evitando di sostare nei piani interrati e piani terra”.

Quindi altro che evento eccezionale, imprevedibile!

Detto questo, e archiviata l’ennesima pietosa scusa dell’”eccezionalità”, guardiamo avanti.

Con quest’anno 2020, si spera, la carta completa della pericolosità, estesa a tutto il territorio, dovrebbe essere approvata. E poi comunicata alle autorità locali. Ogni parte del territorio è stato oggetto di studio per evidenziare le varie situazioni di rischio, davanti alle quali non potrà più essere normale sperare nella fortuna, o addurre fenomeni eccezionali non previsti, ma dovrà essere obbligatorio almeno valutare come prevenire perdite di vite umane, modificando, se del caso, le previsioni urbanistiche e dotando tutti gli abitanti interessati di chiare nozioni sul comportamento da tenere in caso di allarme, compreso l’addestramento necessario per non trovarsi nel panico totale davanti al pericolo.

Trattasi in genere di azioni molto semplici. Nel caso specifico di abitazioni improvvidamente costruite su conoidi di deiezione - fidandosi della buona sorte o sulla base di conoscenze che non tengono in considerazione anche le recenti variazioni climatiche - dove si prevede oggi, ad esempio, sino ad un metro di altezza di colata di acqua e materiale, si potrebbero costruire, a monte dell’abitazione, uno o più pennelli devianti, ed in caso di allarme rosso essere comunque istruiti e preparati a spostarsi, dal piano terra o interrato, al primo piano.

Risulta ovvio che evidenziandosi la pericolosità, per presenza di moltissimi insediamenti sui conoidi di deiezione dei torrenti del territorio trentino, si dovrà rivedere la progettazione urbanistica dei territori soggetti a rischio ed in particolare, come rappresentato dal crollo generalizzato delle opere di difesa nel caso Rotian, si dovrà valutare la corretta progettazione, il collaudo ed il controllo di tutte le opere di prevenzione del pericolo messe in atto nel passato, in modo approssimativo ed in assenza di conoscenza e norme specifiche.

Nel caso Rotian per ora sono state prese in considerazione solo opere di somma urgenza, deviando per quanto possibile il corso del torrente sul conoide urbanizzato in modo da non investire in pieno le case colà presenti, ma fino a quando?

La risposta più sicura sarebbe quella di togliere le case dalla traiettoria più veloce del torrente.

La revisione di tutte le opere di stabilizzazione delle sponde e dei fondi dei torrenti che interessano i conoidi di deiezione urbanizzati del Trentino è opera costosa che, come osservato, sarà sempre temporanea, e comunque di seconda scelta, mantenendo come prima scelta la modifica urbanistica con dislocazione degli insediamenti in aree più sicure.

Non dimentichiamo che sul conoide del Riotan era in funzione addirittura un campeggio! Per fortuna vuoto, data la stagione. Se si fosse stati in stagione turistica, la colata di pietre e fanghi altra un metro avrebbe causato una strage. E ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe incolpato l’”evento eccezionale” invece della drammatica miopia di chi il campeggio lo aveva autorizzato!

Le modificazioni climatiche in corso, che la scienza non si stanca mai di evidenziare, ed in particolare la loro evoluzione rapidissima, non consentono più tempi lunghi per assumere le correzioni necessarie delle opere di difesa dei torrenti ed in molti casi la modifica urbanistica sarà la soluzione più semplice e più sicura.

Sarà ad ogni buon conto importantissimo aver preparato almeno la popolazione interessata ad assumere comportamenti di autodifesa semplici e veloci, anche evolvendo applicazioni da cellulare, come già in atto in molte nazioni, approfittando della preziosa presenza, distribuita in tutti i Comuni del Trentino, di una realtà, della catena di comando della protezione civile, non solo di pronto intervento, ma altresì didattica ed addestrativa dei Vigili del fuoco Volontari e Professionali.