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Un futuro poco verde

L’Italia è alla retroguardia nell’uso dei fondi europei per la conversione ecologica. E il Sudtirolo non fa eccezione.

Il breve sogno di uguaglianza davanti alla legge, di libertà di movimento delle persone e di un continente senza confini e muri è minacciato da una rapida e amara fine” scrive Veit Heinichen, scrittore e cittadino tedesco-triestino-europeo, sul destino dell’Europa unita. Aggiungerei che è finito già, in Italia, anche il sogno di un vero cambiamento della politica ambientale ed economica per contribuire alla riduzione del riscaldamento del pianeta e avviare un modo nuovo di vivere. I think tank indipendenti Ecco, E3G e Wuppertal Institut hanno sottoposto ad analisi dettagliate i piani nazionali di ripresa dal punto di vista dell'attenzione alla transizione ecologica (https://www.greenrecoverytracker.org/country-reports/italy) e hanno concluso che solo il 13% del Recovery Fund italiano va a favore della conversione ecologica, “il dato più basso in Ue. La Germania è al 38%, la Francia al 23% e la Spagna al 31%”. “In particolare,- scrivono - notiamo la mancanza di un sostegno adeguato per i pilastri cruciali della transizione energetica, in particolare l’espansione della produzione di energia rinnovabile e l’uso diretto dell’elettricità, nonché le infrastrutture locali per la mobilità sostenibile”.

E il Sudtirolo è Italia, lo dimostrano i 47 progetti locali di cui si è chiesto il finanziamento. Nel suo discorso di metà legislatura (1° settembre), il presidente Arno Kompatscher, che si è dimostrato una brava persona e un politico “gentile”, ha indicato la “sostenibilità” come obiettivo della politica e ha addirittura promesso una riforma fiscale.

In che direzione? Lui parla di poveri, ma né il suo partito né la sua maggioranza sono a favore di una maggiore giustizia sociale. Forse il presidente ci crede, ma come possiamo credergli noi cittadine/i? Ha dato il via libera all’aeroporto, “regalandolo” ai privati, ignorando il risultato chiaro del referendum popolare; la sua giunta ha aumentato la quota di acqua utilizzabile dai contadini, già altissima; non sostiene gli agricoltori biologici e difende l’uso dei pesticidi; ha usato i ristori della pandemia senza fare molta differenza fra chi pagava le tasse e chi no; non ha rafforzato la sanità di base, ora allo sbando, né il trasporto pubblico locale; secondo uno studio dell’IPL, Istituto promozione lavoratori (“lavoratrici” nel nome non c’è), la condizione femminile è peggiorata nel tempo del Coronavirus, ma anche negli anni precedenti non ha fatto alcun significativo passo avanti: “Le donne rimangono prigioniere nel labirinto del lavoro precario” ha detto la consigliera di parità; le città, indicate dagli esperti fra le maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta, non aumentano la quantità di verde, e il traffico impazzito viene difeso come un segno di libertà.

Il Sudtirolo si adegua facilmente alla restaurazione politica e culturale, che partendo dal governo di Roma contribuisce a rafforzare anche in periferia coloro che condividono il vecchio fallimentare progetto del neoliberismo economico, ora spolverato di verde. Già in giugno, con un colpo di mano (e uno schiaffone alla debolissima e divisa ala sociale della Svp), la giunta provinciale ha cancellato la norma del disegno di legge sui contributi Covid19, con cui era previsto (e concordato) che gli imprenditori turistici e industriali avrebbero dovuto mantenere almeno il 70% dei dipendenti in cambio di finanziamenti provenienti in gran parte proprio dalle tasche dei lavoratori e lavoratrici dipendenti. Nel capoluogo, cementificato e ardente, devastato dal traffico, si progettano nuove strade, invece di concentrarsi nella realizzazione della circonvallazione a nord, che viene rimandata al 2028. La gente in estate va arrosto sulle piazze “del sindaco” (che sostiene che nelle piazze gli alberi non ci devono essere). Di fronte alle proteste si affidano rifacimenti costosi agli stessi che hanno fatto male in passato!

La teoria e la pratica

Il Comune di Bolzano ha affidato il “piano del verde”, obbligatorio per ogni comune secondo la legge provinciale territorio e paesaggio del 2018, ad Andreas Kipar di LAND, in cui lavorano architetti e urbanisti del paesaggio, agronomi, ingegneri e ricercatori. Le prime osservazioni proposte sono molto interessanti a partire da “Non basta avere la natura vicino, bisogna portarla dentro la città”. Dopo l’analisi dello stato di fatto, Kipar e i suoi hanno destato speranze (o illusioni) nella cittadinanza. Il verde fruibile a Bolzano è troppo poco, inferiore allo standard minimo di legge che è di 11,50 mq per abitante. Ce ne vogliono fra i 2 e i 4 metri quadri per abitante in più. Bolzano si trova in basso nelle classifiche delle città secondo questo criterio. Non servono le furbizie di piantare alberi sui marciapiedi, “è necessario aumentare il verde in ogni singolo quartiere in modo da accrescere la dotazione nelle vicinanze delle abitazioni”. Rinverdire i lungofiumi offre un po’ di respiro ma non è sufficiente, lì si accalcano migliaia di persone. Kipar porta un esempio di vero cambiamento: "A Francoforte, ad esempio, è stato creato un ring verde già negli anni Novanta ed ora è diventato un vero parco agricolo. La gente va lì e compra verdura biologica certificata dalla propria città… Immaginate che i supermercati e i ristoranti della città possano offrire ai cittadini frutta e verdura bio prodotta a pochi metri di distanza”.

Lo studio critica il progetto dell’areale ferroviario, in cui si costruiranno centinaia di abitazioni e però non è previsto nemmeno un parco. “Tutte le città oggi fanno a gara per chi offre più verde ai cittadini…I tetti verdi in zona produttiva sicuramente non bastano”. Il piano del verde secondo la legge dovrebbe essere alla base del futuro piano urbanistico.

Ma la realtà è diversa. Gran parte della città è stata “regalata” a René Benko, che costruirà anche sulla metà del piccolo parco di fronte alla stazione. Parte del cantiere è fermo da maggio, perché lo scavo si è trasformato in un lago. Il Comune ha parlato di aumento “anomalo” della falda. Ma se fosse anomalo si sarebbe risolto in pochi giorni. E invece il lago in centro storico sale. D’altronde, la falda a Bolzano arriva a 9,5 metri ed è obbligatorio lasciare almeno un metro di copertura. Il megaprogetto di Benko prevede 4 piani interrati di 3 metri di altezza l’uno, cioè 12 metri sotto. Qualcosa non torna. In un’interrogazione il TeamK chiede se il Comune ha previsto penali per il ritardo e per i danni economici alle attività commerciali dei dintorni. Il quartiere è nel caos. La resa a Benko dell’amministrazione è stata così totale, che ci si può aspettare che anche il costo dei danni venga scaricato sui contribuenti.

I cittadini fuggono dalla città invivibile. Così è nato il fenomeno degli Schrebergarten, gli orti-giardino, che stanno diventando un buon affare per i proprietari terrieri e una gioia per coloro che vogliono sfuggire alla disumanità di centri abitati malgovernati. A Nalles ce n’è uno da 10 anni. A Vilpiano due anni fa un prato è stato trasformato in orti-giardini di 100 mq l’uno. Al costo di 1 euro al mq, sono andati a ruba nel tempo del Covid19, e la richiesta cresce anche ora. Il proprietario l’ha chiamato “Mein Gortn”, il mio giardino, e si compiace non solo per il guadagno ma anche nel vedere la felicità delle persone.

Nella verde Merano in autunno gli abitanti sono chiamati a eleggere la nuova amministrazione. Avevano un sindaco colto, ambientalista moderato, capace di mediare e di rappresentare una città bilingue. Ma la città del Passirio per sua sfortuna ha ampie aree che fanno gola agli speculatori. Su questa questione il sindaco è stato fatto fuori. Ma forse non è di questo che si parlerà nella prossima campagna elettorale. Mentre ritornata dalle vacanze stavo leggendo sul Tageszeitung un’intervista ad Andrea Abel, la responsabile del settore della linguistica applicata dell’Accademia Europea, nella quale si augura che il plurilinguismo non sia limitato alle tre lingue ufficiali, ma allargato anche alle tante altre lingue che si parlano in Sudtirolo, quando ho sentito a Rai Südtirol che la candidata sindaca della Svp, figlia di una parlamentare e di un alto esponente del partito etnico di maggioranza, vuole escludere dalle scuole di lingua tedesca i bambini e le bambine, se i loro genitori non parlano tedesco! Un tuffo indietro nel passato e nella vecchia strategia: anche la nuova generazione Svp prova a rilanciare il conflitto etnico per distrarre l’attenzione dalla questione speculativa.

Com’è andata a finire? Il padrone di Oberalp, che ha rifilato per 28 milioni di euro mascherine in gran parte farlocche alla Sanità pubblica (è in corso un’inchiesta della magistratura), all’inizio di maggio ha mandato una diffida alla Provincia, pretendendo di essere rimborsato. Altrimenti la sua ditta fallirà, ha fatto sapere. Contemporaneamente ha donato alla Svp 3.000 euro. In giunta stanno cercando un modo legale per accontentarlo. Non è facile, ma ce la faranno. Intanto è stato eletto presidente di Confindustria Alto Adige.

In Sudtirolo di bello ci sono i video della trasmissione “Guggug”, per bambini e bambine della scuola per l’infanzia ma anche per tutti. I protagonisti parlano fra di loro ognuno nella propria lingua e si capisce tutto. Ve li consiglio (http://raialtoadige.rai.it/it/kids.php).

Bellissimo è stato come sempre il concorso Busoni, che ha riempito la città di Bolzano di giovani musicisti e di appassionati di musica classica. Chissà perché i politici comunali non prendono questi giovani ad esempio, invece di difendere il diritto alla movida, alle urla e ubriacature notturne.