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QT n. 1, gennaio 2023 Servizi

Olimpiadi 2026: sostenibili e a costo zero?

Si fanno le opere per le Olimpiadi o si fanno le Olimpiadi per fare le opere? Le spese in Veneto.

Nel dossier di candidatura di Milano-Cortina 2026 erano elencati obiettivi chiari: olimpiadi a costo zero, sostenibili, olimpiadi in soccorso della montagna che si sta spopolando. A tre anni dall’appuntamento è evidente come ognuno di questi punti sia fallito.

Riguardo il primo obiettivo ricordiamo l’autorevole proclama di Luigi di Maio del 2018: non un soldo da Roma. Ad oggi le olimpiadi invernali prossime costeranno a Stato e Regioni ospitanti oltre 4 miliardi. Non tanto per le spese inerenti le strutture sportive. Malagò, il ras dello sport italiano, annunciava allora che il 92% delle opere era esistente, bastavano minimi adeguamenti. Vedremo, territorio per territorio, come tutte leopere saranno rimesse a nuovo al 100%. La gran parte dei fondi sarà investita in progetti di viabilità e mobilità, circa il 70% dell’intera spesa prevista, o ancora, in inconcepibili collegamenti sciistici.

Il trampolino di Cortina oggi

Olimpiadi sostenibili? Si doveva dare attuazione all’Agenda olimpica 2020 del CIO. L’Italia, stava scritto, diventava il paese pilota del grande sogno di olimpiadi a impatto ambientale e sociale pari a zero. Invece il dossier di candidatura anche su questo aspetto viene demolito. Non si farà la VAS (Valutazione ambientale strategica delle opere) come previsto da direttive europee e leggi nazionali, non si faranno le Vinca (aree protette e Rete Natura 2000), non si darà vita al piano sociale di gestione delle opere che rimarranno sul territorio. Come si possa parlare di olimpiadi sostenibili è difficile comprendere.

Olimpiadi condivise? Ma come, senza VAS, senza VIA, senza discussioni sui territori? Tutto è stato commissariato per ragioni d’urgenza. I ritardi accumulati sembrano studiati proprio per impedire un confronto. Ora si deve correre, dice Malagò, magari affidando la realizzazione delle opere a imprese amiche. I singoli progetti, slegati fra loro, passeranno alle diverse conferenze dei servizi regionali e provinciali, lasciando a cittadini e associazioni solo 30 giorni per eventuali osservazioni. Un raggiro evidente della partecipazione.

La montagna si spopola? Lo ribadisce Luca Zaia il 16 novembre incontrando gli ambientalisti a Conegliano. Lo sostiene Maurizio Fugatti al congresso della FIOM trentina: “Se non ci sono le strade di collegamento la gente non rimane a vivere in montagna”. Il tema dello spopolamento delle montagne èpresente in ogni pagina del dossier di candidatura. Come lo si affronta? Costruendo nuove strade, circonvallazioni, rotonde. Nelle spese olimpiche non c'è traccia di un investimento sociale che riguardi la scuola, la salute pubblica, la formazione e il lavoro. La montagna scompare in presenza delle forza del cemento e degli asfalti. Ma Zaia, infastidito da giornalisti che si permettono di chiedere informazioni sulla pista di bob a Cortina, replica ai bellunesi: “Vi abbiamo lasciato l’ospedale, arrivano fondi comunitari, ci sono le Olimpiadi. Cosa volete, l’acqua con le orecchie? Adesso Basta”. Quante concessioni semina sul territorio questo presidente! Ha omesso di ricordare che sono stati chiusi gli ospedali di Agordo, Auronzo, Pieve di Cadore e che il servizio di trasporto pubblico è quasi azzerato.

La Cortina del domani:

una conca cementificata

Cortina nell’evento olimpico è affiancata a Milano, comunque in subordine. Non sarà protagonista. Vi si disputano gare minori: bob, skeleton e curling; l'unica nobiltà è rappresentata dallo sci alpino in veste rosa. La cittadina delle Dolomiti viene trattata come protesi che collega l’autorevole città finanziaria a una località di ricreazione per una élite di ricchi, una dépendance diretta della grande città e della pianura padana. Lo era da tempo, ora l’evento olimpico lo conferma, con ulteriore cemento, certifica un dato di fatto. Cortina nelle Olimpiadi è stata voluta dal Presidente del Veneto Luca Zaia, che prima si era opposto al più logico abbinamento Milano-Torino; ha insistito su Cortina perché vi era la certezza di portare affari importanti nel settore delle strade.

A Cortina si spenderanno alcuni milioni per l’approntamento delle piste delle specialità alpine femminili (già pronte, avendo ospitato mondiali di sci alpino del 2021), poi 102 milioni cadranno sulla pista di bob e skeleton, 48 milioni per il villaggio olimpico, una decina di milioni per il recupero dei vecchi trampolini Medal Plaza e altri, al momento indefiniti nella quantità, per l’adattamento dello stadio del ghiaccio per il curling.

È probabile che l’approntamento delle strutture sportive non venga a costare più di 180 milioni; ma allora è possibile sfondare il miliardo di euro di spesa? Strade e parcheggi.

Giovanni Malagò

25 milioni verrebbero spesi nel veronese per la variante Nord della città in collegamento con l’aeroporto, oltre 30 nell’aeroporto stesso grazie a fondi della Provincia di Trento e 43 per il completamento della variante di Agordo.

E ora veniamo alle cifre che fanno tremare: 380 milioni per la variante stradale di Longarone, 483per le circonvallazioni e parcheggi a Cortina, oltre 200 per le varianti di Taidi Cadore, Venas, San Vito. Solo sulle strade si prevede di investire un miliardo e 200 milioni di euro.

Non stiamo parlando dell’intera realtà bellunese, areache sta impoverendosi giorno dopo giorno, parliamo solo della vallata che porta a Cortina d’Ampezzo. Come possa partire la riscossa della montagna con questi investimenti dovrebbe essere spiegato: i bellunesi mangeranno asfalto? Ma la destra che governa il Veneto da oltre vent’anni ha sempre reso impossibile il confronto su una pianificazione della mobilità da sud verso nord e nelle vallate periferiche. Per Zaia e amici la montagna veneta si chiama Cortina, stop. Il presidente lo ha ribadito in uno scioccante incontrocon i comitati locali che hanno provato a porre sul tavolo ragionamenti più ampi. All’uscita dall’incontro il commento dei rappresentanti dei comitati era netto: abbiamo incontrato un personaggio privo di rispetto dell’istituzione che rappresenta.

La vicenda della pista di bob:

2019, in Italia dieci tesserati

Al momento a Cortina tutto è fermo. Gli ambientalisti hanno provato a fermare la costruzione di un villaggio olimpico che in seguito dovrebbe venire smantellato. Hanno proposto il recupero del vicino villaggio turistico ex Eni, o altre grandi strutture da tempo abbandonate. Le risposte degli interlocutori sono state nette: non se ne parla, meglio il nuovo e consumare suoli pregiati. Il villaggio è previsto in località Fiames, verso Dobbiaco: insisterebbe in una zona ad elevato rischio idrogeologico. Per arrivarvi si prevede la costruzione di una costosissima strada, quasi tutta in galleria. Il costo del solo villaggio si aggira sui 50 milioni.

Lo storico stadio del ghiaccio delle Olimpiadi 1956, già rovinato da una pesante ristrutturazione di vent’anni fa, dovrebbe trovare spazi per le piste di curling. Bisogna scavare in profondità, si dovranno superare difficoltà immense, problemi idraulici, perché si insistein prossimità di un torrente a spiccata vocazione alluvionale e l’alveo è ricco di profonde falde. Ancora non esiste un progetto su come attrezzare lo stadio delghiaccio. I milioni stanziati sicuramente non saranno sufficienti.

Veniamo alla pista di bob. Dapprima (2019) Zaia cercava di zittire gli ambientalisti dicendo che questa pista se la pagava lui (la Regione). Veniva richiesto di svolgere le gare ad Innsbruck. Arriva uno studio commissionato e pagato dalla Regione che afferma come l’eventuale andata a Innsbruck, oltre a togliere alla cittadina bellunese una struttura di prestigio, quindi il senso stesso dell’evento olimpico, sarebbe costata oltre 30 milioni di euro. Quest’anno, grazie al lavoro svolto dal gruppo consigliare della provincia di Bolzano, il Team K, si è venuti a sapere che nessuno ha mai incontrato gli amministratori di Innsbruck: rimane assodato che non si è mai parlato di cifre. Lo studio sembra essere proprio una sommatoria di sparate non verificate. Scrive poi lo stessosindaco di Innsburck che la cittadina austriaca sarebbe ben felice di ospitare l’evento dovendo comunque riadattare tratti del percorso alle nuove normative sulla sicurezza. Una spesa modica, forse dieci milioni, comunque da concordare nella ripartizione con l’Italia. Per il nostro paese un risparmio di quasi 100 milioni di euro. Ma ben prima di questa figuraccia Zaia era riuscito a gettare sulle spalle dello Stato gran parte dei costi della pista, ben 61 milioni, mentre gli altri si troveranno, bilancio annuale dopo bilancio. Tutto il progetto è in alto mare: l’amministratore delegato di Infrastrutture Milano-Cortina 2026 e commissario straordinario per l’opera, Luigi Valerio Sant’Andrea, ha promesso, entro l’anno, che riusciràa stupire perfino i tanto diffidenti ambientalisti.

Non ètutto. La conca che ospita la cittadina deve proprio essere coperta di cemento. Ecco allora spuntare un progetto di partenariato pubblico-privato per abbattere la storica stazione dei treni (oraautocorriere e parcheggio pubblico) per costruirvi parcheggi su più piani e il solito invadente centro commerciale. Sorgeranno altri nove parcheggi, definiti di assestamento, ci saranno ulteriori collegamenti sciistici, anche questi in partenariato pubblico-privato e sostenuti da Zaia: Cortina-Badia, Cortina-Arabba, Cortina-Monte Civetta. Nel concreto, nessuno spazio delle affascinati rocce dolomitiche dovrà rimanere libero da funi e insediamenti in quota. Spesa prevista? 95 milioni di euro. Si è convinti che queste opere siano la garanzia di un prossimo viverein montagna, così dicono Zaia, Fontana e Fugatti.

Questo è quanto si prospetta venga costruito in vista delle olimpiadi Milano-Cortina 2026 nella sola area di Cortina. Molte opere, quelle stradali in particolare, non saranno terminate in vista dell’appuntamento sportivo. Niente male, ci aveva già pensato il governo Draghi con il D.l. 31.05.2021 a permetterne lo slittamento al dopo evento. Lo stesso decreto ha prorogato il pagamento di spese inerenti le Olimpiadi di Torino 2006 al dicembre 2023. Tanto per sottolineare quali siano leereditàche ci vengono lasciate da simili eventi

Non è stato un caso. Da sempre contraria ai grandi eventi sportivi sulle Alpi, in questi giorni la CIPRA Italia ha abbandonato il tavolo delle associazioni che mantenevano un rapporto di confronto con la Fondazione Milano-Cortina 2026. Un tavolo da sempre improduttivo, dove i dirigenti della Fondazione trasferivano notizie da tempo conosciute alle grandi associazioni nazionali. Queste ricevevano e rimanevano passive per poi venire regolarmente scavalcate nell’azione diretta dai comitati locali o da dirigenti che vivono nelle vallate (vedasi il caso del CAI).

Ancora una volta nel nostro paese è bene chiedersi se si fanno le opere per le Olimpiadi o se si fanno le Olimpiadi per farele opere, possibilmente tutte in deroga alla legislazione nazionale e alle direttive europee..