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QT n. 4, aprile 2022 Servizi

Milano-Cortina 2026: Olimpiadi a rischio

Si accumulano ritardi e inadempienze. La responsabilità? Degli uomini della Lega, non degli ambientalisti.

Un annofa l’assessore regionale del Veneto Gianpaolo Bottacin (Lega) lo aveva anticipato. È necessario chiedere lo spostamento delle Olimpiadi invernali di almeno un anno perché siamo in ritardo su tutto. Subito zittito, è ritornato nei ranghi. Oggi invece tutti ne sono consapevoli e l’affanno è generale. Sembra che anche il Commissario straordinario di “Infrastrutture Milano Cortina 2026” recentemente nominato dal governo, Luigi Valerio Sant’Andrea, nonostante uno smisurato potere che lo porterà a decidere su procedure semplificate, non possa riuscire a recuperare più di tanto.

Guardando alla sola Cortina d’Ampezzo, non è ancora stato depositato un progetto di fattibilità della pista di bob-skeleton: i costi preventivati sono eccessivi, bisogna ridurli, altrimenti il CIO trasferirà le gare in altra località. Quanto al villaggio olimpico, forse l’opera più impattante e inutile, poco o nulla si sa, come del resto del collegamento fra lo Stadio Apollonio e la stazione Faloria, immaginiamoci cosa accadrà per le previste circonvallazioni e parcheggi.

In Lombardia sembra proprio che l’inaugurazione allo stadio San Siro non si riesca a fare. Le società Milan e Inter devono ancora depositare un progetto definitivo ed i comitati cittadini sono in allarme, vogliono un referendum su diverse ipotesi. In tanta confusione e con il sindaco della città Beppe Sala sempre più in difficoltà, è probabile che la cerimonia di inaugurazione la si debba tenere all’Arena di Verona: in questo caso andrà ringraziata l’efficienza degli antichi Romani.

In Alto Adige ci si preoccupa più delle tante e invadenti rotatorie e circonvallazioni sulla statale 49 della Pusteria, quasi 300 milioni di euro di spese preventivate, che non dello stadio di biathlon di Anterselva (37 milioni di euro). Mentre in Trentino, accantonato il faraonico Ice Rink di Pinè da 180 milioni di euro in progetto di finanza, si sta progettando qualcosa di più sobrio, ma visti i ritardi causati dal sindaco di Baselga di Pinè Alessandro Santuari, vicino alla Lega, Milano ne approfitta e sta chiedendo che le gare vengano svolte all’Arena Civica di Milano. Come anticipato due anni fa, del resto.

I governatori Fontana e Fugatti reduci da Pechino con la bandiera olimpica.

Come giustificare oltre due anni di ritardi? Ci ha pensato il sindaco di Cortina d’Ampezzo Giampietro Ghedina, anche lui vicino alla Lega e a Luca Zaia, a scovare il nemico sul quale scaricare la responsabilità: gli ambientalisti. Al recente convegno dei giovani di Confindustria del Nord-Est sulla sostenibilità ambientale sociale ed economica del lavoro, il sindaco non ha usato mezzi termini: “Non si può declamare la sostenibilità con l’intento di far saltare le opere…facendo grave danno a chi ancora vuole restare in montagna a lavorare”. I giovani industriali hanno così trovato la strada spianata, si sono definiti “ostaggio dei comitati”, e tramite il presidente della Confindustria veneta più matura hanno invocato una task force per rimuovere tutti gli ostacoli presenti.

Il clima di guerra intacca ogni settore. Gli industriali hanno finto di dimenticare che proprio il comune che li ospitava è l’istituzione che mantiene le porte sbarrate all’accesso agli atti avanzato dai comitati locali. E specialmente sembra non abbiano presente una evidente debolezza dell’associazionismo ambientalista nazionale. Dopo aver avanzato la richiesta della VAS (Valutazione ambientale strategica) per tutte le opere olimpiche, non avendo ottenuto risposta dai diversi ministeri, non hanno ancora sostenuto azioni eclatanti come invece ci si attendeva da chi opera nei territori. Eppure la VAS è lo strumento principale che permette una lettura complessiva dell’impatto ambientale nel profilo nazionale, ma anche degli eventuali vantaggi che l’evento porta con sé. Questo studio è previsto fin dal documento di candidatura olimpico italiano. Infatti una VAS deve precedere perfino qualsiasi scelta politica e amministrativa, è un supporto decisionale sia nella fase di pianificazione che di programmazione, è uno studio ispirato al principio di prevenzione e precauzione, visto che deve analizzare il territorio nel suo insieme accanto alle molteplici relazioni ecosistemiche, anche sociali. Si tratta di una valutazione proiettata nel lungo periodo e che valuta anche gli impatti cumulativi, così recita una recente sentenza del Consiglio di Stato, sez. II del 12 aprile 2021 nr. 2941. Si tratta di una valutazione che doveva essere preliminare alla stessa candidatura. Inoltre è un passaggio obbligato imposto sia dalla normativa nazionale che dalle direttive europee. Affrontare oggi la VAS (o per singole opere la VIA, ma quest’ultima è uno strumento riduttivo in quanto non permette una comparazione con altri siti o altri progetti) richiede sempre e comunque novanta giorni per la consultazione sul rapporto preliminare, sessanta per la consultazione sulla proposta di piano di programma, sul rapporto ambientale e la sintesi non tecnica, altri novanta giorni per la valutazione complessiva..., insomma un lungo periodo che si protrae per almeno otto mesi nel solo percorso partecipativo e informativo come previsto dalle leggi. Non è quindi pensabile che si possano definire i progetti di fattibilità, quelli esecutivi, le gare di appalto internazionali delle varie infrastrutture, la realizzazione delle opere, i collaudi, le gare test e le Olimpiadi vere e proprie entro il febbraio 2026.

Le inefficienze della Lega

Sul fatto che la VAS non sia ancora stata eseguita la Fondazione Milano-Cortina 2026 scarica le responsabilità sul mondo politico, affermando che la loro società è solo chiamata a fare le opere e a gestirle nel periodo olimpico, null’altro. Uno scaricabarile tipico della cultura amministrativa e imprenditoriale italiana. È quindi evidente che non è dall’ambientalismo che nascono problemi o disturbi, e l’attacco del sindaco di Cortina è fuori luogo, perché scarica l’inefficienza dell’apparato politico e ammistrativo regionale e statale su soggetti al momento deboli, che nemmeno riescono ad avere accesso agli atti.

Da questo sconcertante scenario il sindaco di Cortina e i giovani industriali avrebbero dovuto trarre conclusioni più realistiche. Sugli industriali vi sono le responsabilità di aver portato i politici a prestare più attenzione al finanziamento e ai progetti di opere non necessarie all’evento olimpico: indicibili collegamenti sciistici, alberghi di lusso fatti passare per interesse generale o imponenti opere viarie. Trascurando le strutture necessarie allo svolgimento delle gare olimpiche e la relativa logistica di atleti e tecnici.

Cortina d’Ampezzo.

Il sindaco invece dovrebbe guardare in casa sua, o perlomeno in prossimità diretta. Nelle decisioni che riguardano le Olimpiadi tutto è in mano a politici della Lega e a tecnici scelti dai presidenti leghisti. Nella Regione Veneto Luca Zaia, eletto con un plebiscito, domina non solo l’informazione ma anche le decisioni. In Lombardia il presidente della regione Attilio Fontana ha una maggioranza solida, come pure Maurizio Fugatti in Trentino e in Alto Adige la SVP di Arno Kompatscher governa con la Lega. Inoltre, il viceministro alle Infrastrutture e mobilità sostenibile Alessandro Morelli è in quota Lega. Se l’appuntamento olimpico dovesse subire ritardi, oppure, come probabile, sarà seguito da una lunga sequenza di vicende giudiziarie anche nel profilo europeo per inadempienze di leggi (VAS e VIA, ma non solo), le responsabilità andranno ricercate nella evidente incapacità amministrativa di questo apparato politico.

In Veneto non si sono ancora concluse le tangenziali di San Vito di Cadore, di Venas, di Tai e la costosissima bretella di Longarone (400 milioni di euro). Opere previste in occasione dei mondiali di sci alpino del 2021, alcune delle quali necessarie, attese da decenni. Immaginiamoci quanta confusione e quanta inefficienza dovremo registrare in tempi non proprio lunghi. Invece di rispondere alle vere esigenze della montagna della Valtellina e del Cadore (carenza di servizi sociali, spopolamento della montagna, soffocamento delle località turistiche nel traffico), queste risulteranno ancora una volta Olimpiadi colpite dal virus del cemento.

I comitati del Cadore e le associazioni dell’Alto Adige, nel definire l’operato delle rispettive classi politiche, parlano sempre più apertamente di comitati di affari. Non certo di valori dello sport o di sostegno alle esigenze dei territori.