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QT n. 5, maggio 2023 Trentagiorni

Auto e moto saranno ancora libere di umiliare le Dolomiti

Ne sono convinti, assessori e categorie economiche: i passi dolomitici vanno mantenuti aperti all’assalto di auto e moto. I turisti più attenti, i ciclisti, i poeti delle montagne, saranno ancora costretti a subire rumori, a respirare gas di scarico, alla fine a scappare. Nel nome della libertà a tutti viene permesso di inquinare.

Lo sostiene con determinazione anche l’assessore alla mobilità della Provincia di Bolzano Daniel Alfreider, coordinatore del gruppo di lavoro che si occupa delle politiche da attuare per ridurre l’impatto di auto, moto e camper sui passi alpini.

Il comitato scientifico di “Car is over”, nato da un’iniziativa del noto albergatore di Corvara Michil Costa, aveva proposto in via sperimentale una chiusura giornaliera ai transiti privati, da attuarsi fin dal giugno 2023. Una proposta minimale, limitata a due ore, dalle 12 alle 14. Un’iniziativa simbolica, ma di alta efficacia culturale.

Nel costruire la proposta il comitato aveva pesato ogni frase, aveva proposto, con umiltà, un percorso leggero che avrebbe coinvolto le istituzioni interessate e gli operatori economici. Ma la politica, sostenuta da miopi associazioni di categoria, esercenti e commercio, ha posto il divieto.

“Car is over” era convinto che dopo oltre trent’anni di proposte e rinvii, dopo aver riempito magazzini di studi che dimostravano l’insostenibilità ambientale e qualitativa dei transiti estivi sui passi, dopo aver avuto il via libera da parte del ministero dei Trasporti per costituire anche in quota una specifica ZTL, tutto fosse pronto per avviare un percorso formativo rivolto ai residenti e agli ospiti. C'era la convinzione che tutti i soggetti avessero ormai chiaro che le Dolomiti, territorio fragile e sensibile, non possono essere ridotte a un banale viale di transito di auto, che fossero maturi i tempi per investire in un turismo di alta qualità. Chiudere due ore, scelte fra quelle meno impegnative per i transiti, sembrava potesse essere l’avvio di un percorso virtuso.

Non è così. La Fondazione Dolomiti Unesco è ridotta al silenzio, privata di ogni ruolo propositivo e di stimoli, e la politica, anche altoatesina, rimane miope. Si accontenta di sostenere il limite di velocità ai 60 Km/h, imporre dei guardrail che impediscano le soste nei parcheggi laterali, potenziare qualche controllo sull’invasione delle auto e moto nei prati, nient’altro. Quanto a Trentino e Veneto, gestiti da uno scenario politico inadeguato, preferiscono il silenzio.

Quali sono le motivazioni che hanno portato Alfreider all’immobilismo? Lo stop alle auto creerebbe lunghe code nei fondovalle. Probabilmente gli assessori veneti, trentini e bolzanini in estate non frequentano le quattro vallate dolomitiche. Si sarebbero accorti da due-tre decenni che anche nei fondovalle la situazione del traffico è insostenibile e le Dolomiti diventano simili alle grandi aree urbane, con auto bloccate, in coda, per ore.