Con la scusa della “ricostruzione tipologica” di un antico fienile
Un domanda è rimasta in sospeso per mesi fra la popolazione della Valle di Ledro. Com’era stato possibile il rilascio da parte dell’Amministrazione del permesso di costruire una struttura di sei unità abitative, come ricostruzione di un precedente fienile, in una delle zone più belle della valle di Concei? Una zona che, proprio per la sua particolarità è classificata dal PUP come agricola di pregio, assimilata a bene ambientale e quindi di massima tutela dal punto di vista giuridico, allo scopo di rispettarne la destinazione conservata nei secoli dalla popolazione che l’ha utilizzata a fini agricoli e pastorali.
L’interrogativo era emerso lo scorso gennaio, dopo la serata di ascolto della popolazione organizzata dalle minoranze che avevano illustrato le osservazioni presentate sulla legittimità del permesso di costruire, rilasciato a settembre dal Comune, con richiesta di annullamento tempestivo.
Il punto è che la “ricostruzione tipologica di un edificio esistente” viene radicalmente contestata in quanto viene messa in discussione l’esistenza stessa dell’edificio (un fienile) da ricostruire.
Questo fienile, infatti, è sì riportato negli elaborati progettuali, ma non c’è nella memoria storica della popolazione e nemmeno nelle foto d’epoca (anni '70) che dimostrano l’esistenza in quella zona di soli prati.
Perché si parla degli anni '70? Perché la norma (art. 107 della L.P. n. 15/2015) consente in via eccezionale la ricostruzione di edifici danneggiati o distrutti, ponendo come presupposto la loro esistenza documentalmente provata alla data di entrata in vigore (il 28.1.1977) della legge sulla edificabilità dei suoli.
Ora è evidente che un precedente urbanistico di questo tipo, se non chiarito, rischia di far saltare qualsiasi forma oculata di gestione del territorio. L’Amministrazione, peraltro, ha amplificato le perplessità rispondendo a questi rilievi con affermazioni del tipo: è stata rispettata la legge, è stato chiesto un parere specifico alla Provincia, la Commissione della tutela del paesaggio ha espresso parere favorevole sulla pratica, la norma dell’art. 107 non è chiara. Ma in sostanza nessuna risposta nel merito delle osservazioni sollevate, che ipotizzano plurime violazioni di legge.
L’Amministrazione infatti 1) avrebbe rilasciato il permesso senza disporre della foto originale dell'edificio da ricostruire, né l‘immagine riportata negli elaborati grafici sembra rappresentativa della realtà dei luoghi; 2) prima ha rilasciato un parere tecnico negativo al permesso e poi, nell’arco di quattro mesi, positivo senza alcuna motivazione sul cambio di posizione; 3) non ha coinvolto la commissione edilizia nell’esame della pratica; 4) ha permesso lo spostamento del sedime dell’edificio e il suo aumento in termini di superficie, al pari di quello del volume, superiore al 50% di quello del supposto fienile da ricostruire; 5) non ha posto il limite dell’uso abitativo non permanente del nuovo immobile.
Di fronte a osservazioni così puntuali e pesanti della minoranza consiliare anche la società civile ha cominciato a muoversi con interventi sulla stampa (l’Adige). Prima da un singolo cittadino di Concei che, profondo conoscitore del territorio, denunciava l’inesistenza del fienile riportato nel progetto e le spinte speculative presenti in valle a danno dell’ambiente e del territorio; poi da un gruppo di cittadini che, nel chiedere all’Amministrazione di fare chiarezza sulla questione , sottolineavano come in gioco non c’era più solo la volontà o meno di tutelare uno dei territori più belli della valle, ma anche valori fondamentali del rapporto cittadini/istituzioni sul versante della trasparenza e della legalità.
Finalmente lo scorso 13 marzo l’Amministrazione comunale ha preso posizione annullando il permesso di costruire con la motivazione sostanziale della mancata consegna della foto originale dell’edificio da ricostruire a conferma del rilascio del provvedimento sulla base di una erronea rappresentazione della realtà.
Con ogni probabilità spetterà ora alla magistratura fare completa chiarezza sulla vicenda. Intanto si può dire che grazie all’azione congiunta del controllo istituzionale delle minoranze consiliari e di quello sociale dei cittadini l’interesse pubblico alla conservazione del suolo agricolo di pregio ha prevalso sulla logica privata dello sfruttamento edilizio in una valle, quella di Concei, in cui la popolazione, anche nei famigerati anni '60-'70 del boom edilizio, aveva avuto sempre una particolare attenzione alla tutela del territorio, che difatti oggi viene considerata la zona paesaggisticamente più naturale della valle di Ledro.