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QT n. 2, febbraio 2024 Trentagiorni

Ci ricordiamo di Giacomo Matteotti?

A Comasine, frazione di Pejo, i Matteotti erano una famiglia benestante e importante. Il principe vescovo, alla metà del ‘700, aveva concesso loro lo sfruttamento di una miniera di ferro di cui la valle allora era ricca e su questa avevano costruito le proprie fortune economiche. Poi, a metà dell'800 si erano trasferiti in Polesine, al tempo territorio del Lombardo Veneto e di fatto sotto la dominazione austro-ungarica.

Questa lontana radice trentina - rimasta viva nei rapporti familiari anche dopo che il Veneto era diventato territorio italiano nel 1866 - non è mai stata dimenticata a Comasine, dove esistono ancora oggi vari segni della presenza della famiglia e dove è attivo un circolo culturale intitolato al deputato socialista assassinato dai fascisti.

Fra cinque mesi, il 10 giugno 2024, ricorre il centenario dell’omicidio di Giacomo Matteotti. Si tratta di una ricorrenza di particolare importanza pubblica, perché l’allora segretario in carica del Partito Socialista Unitario è stato una delle vittime per antonomasia della violenza assassina delle squadre del Ventennio fascista.

Per ricordare la figura di Matteotti e le sua azione in difesa della democrazia il Parlamento – su iniziativa della senatrice a vita Liliana Segre – ha approvato la legge 10 luglio 2023, n. 92 “Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti” con l’obiettivo di promuovere la conoscenza e lo studio della sua opera e del suo pensiero.

La norma stabilisce che sono meritevoli di sostegno e finanziamento – eventualmente anche attraverso apposite campagne di comunicazione istituzionale – i progetti di promozione, ricerca, tutela e diffusione della conoscenza della vita, dell'opera, del pensiero e dei luoghi più strettamente legati alla figura di Matteotti, da realizzare in occasione del centesimo anniversario della morte, anche in collaborazione con enti locali, soggetti pubblici, associazioni, fondazioni e istituzioni culturali.

Il legislatore statale ha espressamente previsto che tra le iniziative che possono essere finanziate ci sono quelle collegate alla realizzazione di eventi e di ogni altra iniziativa – col patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri – da svolgere prioritariamente nei Comuni di Fratta Polesine, Villamarzana, Boara Polesine, Rovigo, Messina, Ferrara, Varazze, Chieti, Riano, Monterotondo, Rodi Garganico, Vieste, Pejo e Roma.

Anche il Parlamento dunque ha voluto riconoscere le radici trentine di Matteotti e l’opportunità di celebrare questa figura in maniera degna a partire dai luoghi in cui ha vissuto, si è formato ed ha agito politicamente.

Il legislatore ha altresì specificato che è fatto obbligo a chiunque spetti di osservare la norma e di farla osservare come legge dello Stato, compresa pertanto anche la Provincia autonoma di Trento.

Al netto del ritardo nell’emanazione dei bandi per finanziare le iniziative da parte del Governo, rimane l’opportunità (oltre che il dovere) di programmare una serie di attività in terra trentina per ricordare la figura.

Non serve un’ulteriore legge. Serve, più semplicemente, una decisa azione amministrativa che scaturisca da una genuina e sostanziale volontà politica. Il M5S trentino aveva sollecitato formalmente il presidente Fugatti ad attivarsi già nell’estate del 2023. La sollecitazione, però, è rimasta desolatamente senza riscontro, nonostante la Provincia disponga di strumenti, risorse umane ed organizzative per attuare con tempestività le disposizioni statali.

La casa di Comasine che fu della famiglia Matteotti

Viene da pensare che forse nemmeno in Trentino vi sia l’intenzione di confrontarsi con coloro che si identificano con i manifestanti di via Acca Larentia e che rappresentano valori diametralmente opposti a quelli che invece si dovrebbero elevare coltivando la memoria degli oppositori al regime fascista.

Preoccupa il silenzio sugli eroi che hanno sacrificato la vita per salvaguardare gli ideali democratici più nobili, quegli stessi ideali che successivamente sarebbero stati recepiti nel dettato costituzionale.

Il rischio è che con il perdurare di questo silenzio, nel giugno del 2024, cento anni dopo l’assassinio di Matteotti, si consumi un altro martirio democratico. Senza sangue e senza clamore, nell’indifferenza generale, a sancire la chiusura definitiva e formale della stagione degli ideali democratici.

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