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QT n. 16, 26 settembre 1998 Cover story

Elezioni, programmi a confronto:

Riforme, Spesa pubblica, Economia, Istruzione, Sanità, Ambiente, Turismo, Viabilità: cosa propongono le otto liste in lizza.

All'inizio del secolo c'erano i partiti che, per dar forza al programma presentato agli elettori, terminavano la proposta con un solenne: "Vale la parola detta".

Negli anni della decadenza della Repubblica, i programmi erano diventati poco più che un fastidioso rituale, svolto senza impegno e senza credito, tradotti in pubblicazioni che aumentavano a dismisura le tonnellate di carta che finivano al macero a consultazione conclusa.

In Europa invece l'impianto bipolare delle contese elettorali ha mantenuto vivo il ruolo delle proposte e delle idee. Nemmeno le tendenze leaderistiche in atto in tutto il pianeta hanno annullato il ruolo e l'importanza di potere (e dovere) scegliere, su possibilità diverse, lo sviluppo sociale e culturale di una comunità.

Gli esempi recenti non mancano. Blair ha vinto in Inghilterra anche per il fascino programmatico del nuovo Labour. Jospin ha sconfitto la destra in Francia puntando su un programma di forte connotazione sociale. In Germania in questi giorni di fine campagna elettorale, al confronto sui leader si sovrappone lo scontro sulle ricette programmatiche per ridare smalto al gran gigante dell'economia e della politica europea.

Un riscatto dei programmi, dal loro polveroso e inutile destino, c'è stato anche in Italia nello scontro elettorale del 1996 con la contrapposizione bipolare Ulivo-Polo. Il programma ha giocato un ruolo rilevante nell'adesione all'uno o all'altro dei due blocchi.

Una democrazia bipolare esalta il ruolo della contesa delle idee. Una democrazia frammentata rischia di renderle superflue, perché rende poi tutti irresponsabili nelle scelte di governo rispetto agli impegni assunti. Pur di salvare una governabilità qualsiasi, tutto infatti entra in gioco, tranne i programmi con cui ci si era presentati al confronto elettorale.

Non è ancora certo quante liste parteciperanno alla contesa elettorale di novembre: molte sicuramente, conseguenza della mancata riforma elettorale, anche se lo sbarramento elettorale provoca "paure da novanta" per i raggruppamenti che i sondaggi continuano ad indicare sotto il 5%.

Tuttavia noi abbiamo provato a far sul serio, rifiutando la rimozione dei programmi come elemento importante per decidere chi dovrà governare la nostra spossata autonomia provinciale per il prossimo quinquennio. Abbiamo perciò chiesto ai partiti lo stato d'avanzamento delle loro proposte.

E, con nostra gradita sorpresa, abbiamo trovato da (quasi) tutti una risposta pronta, interessata. E molti programmi sono apparsi frutto di un lavoro vero, non episodico, spesso evidentemente frutto di un confronto con le realtà sociali. E in altri ancora traspare la non facile ricerca delle compatibilità, della coerenza interna attorno alle idee guida; o addirittura lo sforzo di non sommare demagogicamente tutte le richieste, ma di porsi -fin dalla campagna elettorale, cioè nel momento delle promesse- il problema della selettività della spesa pubblica.

Certo, le differenze ci sono. Differenze negli obiettivi, anzitutto. E anche nelle coerenze, nelle compatibilità delle varie proposte. Per quanto ci riguarda, in questo primo nostro sforzo di comparazione che qui presentiamo ai lettori, non ci poniamo come un filtro neutrale: ci capita di esplicitare perplessità, di sottolineare incongruenze. E ci rendiamo conto di far trasparire le nostre preferenze.

Però ci sentiamo in dovere di ribadirlo: l'insieme del materiale presentateci è di buon livello. E questo ci pare, con gli attuali chiari di luna, un insperato segnale positivo da sottolineare.

N. B. Presentiamo i programmi delle otto liste principali. Ci scusiamo con le altre formazioni, ma non sarebbe stato possibile ampliare ulteriormente lo spazio dedicato. Manca inoltre il programma del Centro di Valduga, Conci e altri assessori ex-DC, in quanto al momento non è ancora stato elaborato.