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QT n. 20, 21 novembre 1998 Servizi

Una campagna elettorale moscia, e c’è un perchè

E' stato governato male il Trentino? Sì. Chi è responsabile? Nessuno. Per non urtare i possibili alleati, sia la sinistra che la destra si appiattiscono sul centro doroteo.

Qualunque risultato esca dall'urna domenica prossima, la campagna elettorale è stata un occasione persa. Persa per chiarire le posizioni di liste e schieramenti, persa per far crescere dalla contesa una sana, dura competizione civile. Adesso si dirà che questo era inevitabile, conseguenza logica delle riforme mancate. Ma forse non tutto era predestinato in partenza. I partiti avevano presentato, a destra e a sinistra, programmi che proponevano strade diverse per il Trentino dei prossimi anni. In particolare le proposte dei Democratici di Sinistra e di Forza Italia, in campi opposti, avevano indicato idee antagoniste per lo sviluppo del Trentino, ma con forti assonanze sui temi delle riforme istituzionali. Viabilità, gestione delle risorse ambientali e finanziarie, i rapporti con i nuovi mondi dell'immigrazione, erano visti a destra e sinistra con posizioni proprie di un sano bipolarismo che contrappone il programma dei conservatori a quello dei progressisti. Perché dunque la battaglia non c'è stata e tutti hanno recitato a soggetto?

C'è un grande "buco nero" nella politica trentina rappresentato da un centro che si dilata in ogni direzione e condiziona con la sua cultura anche le altre forze dello schieramento. Partito degli assessori e PATT, settori della lista civica, frammenti sparpagliati di quello che fu il gran mondo doroteo, sono riusciti con il loro vuoto di programma ad interdire il confronto, ad evitare che il profilo dei contendenti alternativi prendesse forma. Gli altri a sinistra e a destra hanno subìto, chi più chi meno la commedia degli equivoci.

A sinistra, l'alleanza dell'Ulivo e quindi la necessità di non entrare in conflitto con la Margherita di Lorenzo Dellai, ha creato una sorta dì autocensura programmatica, per paura che i confronti di merito rendessero evidenti le differenze e quindi le contraddizioni dentro la coalizione del centrosinistra trentino.

Un buon programma elettorale, di schietto stampo socialdemocratico europeo non è riuscito a dare il timbro politico all'intero progetto della possibile coalizione riformista.

L'Ulivo nel suo insieme ha poi evitato di andare oltre la denuncia di maniera dell'inconsistenza politica e programmatica del PATT, il suo pericoloso ancorarsi esclusivamente a miti e riti di un passato che non torna, forza d'isolamento e non d'identità per il Trentino degli anni a venire. Tutto questo per paura di creare troppe frizioni con un alleato possibile, nell'ipotesi realistica che l'Ulivo si trovi a dover cercare alleati per una maggioranza di giunta nel prossimo consiglio

Un discorso che vale a rovescio anche per la destra che aveva qualcosa da dire.

La paralisi provocata dalla paura di non compromettere le possibili alleanze future ha bloccato sul nascere il ruolo di una destra di programma, che nel Trentino non ha certo grandi tradizioni, ma che in di Forza Italia, aveva qualche idea e qualche uomo presentabile. Così si è andati avanti per le settimane elettorali con la solita atmosfera da bazar di fine stagione.

Con proposte di riforme dello statuto di autonomia fatte a spizzico, con i soliti sì, no, ni alla PiRuBi, con qualche elemento di folclore e gli uomini del partito degli assessori che si propongono, nei loro spot, per un governo "alternativo ".

Renato Ballardini ha evocato sul numero scorso di Questotrentino la protezione della "dea bendata " a garanzia di successo per il governo nazionale guidato dal leader dei Democratici di Sinistra.

C'è da sperare che la dea, tutta compresa in questo impegnativo compito, non si dimentichi d'allungare l'ala protettrice anche all'estremo settentrione dello stivale d'Europa.