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QT n. 6, 18 marzo 2000 Scheda

Una fotografia statistica

Al 31 dicembre ’98 gli stranieri residenti in provincia erano 10.394, il 2,2% della popolazione (Italia: 1,6%) appartenenti a 143 nazionalità differenti. La composizione etnica di provenienza ha subito notevoli mutamenti nel tempo ed oggi la comunità più consistente è quella di origine europea non comunitaria (polacchi, ex yugoslavi, albanesi): 4.920, circa il 50% (1.258 e 20% nel ’93).

Seguono i Magrebini con 2.646, circa il 25% (1.261 e 35% nel ’93), Sudamericani 704 (156 nel ’93), 585 asiatici (160 nel ’93), 298 dall’Africa Nera (124).

In assoluto la comunità più grossa è la marocchina con 1.910 presenti, seguita dall’albanese con 1.388.

Tra il ’93 ed il ’98 l’incidenza delle donne immigrate sul totale è passata dal 38% al 45%, circostanza spiegabile coi ricongiungimenti familiari e segno di una tendenza a stabilizzarsi sul territorio.

Osservando per sesso la composizione delle varie comunità presenti, la tunisina per l’84% è composta da maschi, indice di presenza occasionale; all’opposto quella colombiana è per il 95% composta da donne impiegate in lavori domestici. La più equilibrata in assoluto è la bosniaca: 44% femmine, 56% maschi.

Nel febbraio ’99, su 100 famiglie di Trento, 2,5 erano composte da almeno uno straniero e l’1,6% da soli stranieri. In rapido aumento i minori, sia per effetto dei ricongiungimenti, sia per l’elevata natalità degli immigrati: nel ’98, con il 2,2% di presenti, i nati sono stati quasi uno su sei (16%), vale a dire che, su circa 4.600 nati, 730 sono figli (o discendenti?) di immigrati. Significa che, ad un tasso di natalità trentino del 9,6, equivalgono ai nati di 75.000 nativi, oppure a quasi la metà dei nati nel comune di Trento (in media 1.500 per anno).

Il lavoro è notoriamente l’elemento di maggior attrazione per gli immigranti ed un lavoro regolare è la prima condizione per l’integrazione. Nel ’98 gli avviamenti al lavoro di immigrati extracomunitari, rispetto al ’97, sono aumentati del 123% ed hanno rappresentato il 12% degli avviamenti totali annui in provincia. Il maggior assorbimento si è avuto in agricoltura ed industria, ma avanzano anche nel terziario (per due terzi nei pubblici esercizi) e nei lavori domestici.

Come il lavoro regolare è essenziale per il processo di integrazione-inclusione degli adulti, così la scuola lo è per i giovani. Nelle materne, nell’anno scolastico ’97-’98, c’erano 267 bambini stranieri (1,9%) con un incremento del 6% sull’anno precedente; nelle elementari 458, il 2%. Nel totale della scuola dell’obbligo sono quasi mille, con un’incidenza dell’1,9%;

Ben più ridotto è il numero nelle superiori, dove la loro presenza non supera lo 0,5% (98). In totale 1033 alunni nel ’97-’98.

Un confronto con il numero di studenti della provincia di Bolzano (solo 663 alunni pur con il 2,5% di extracomunitari) si spiega con il diverso approccio di quella provincia, più basato sul modello del Gastarbeiter tedesco che dell’integrazione.

E veniamo infine al tema della della devianza. Nel ’97, sul totale dei denunciati, il 9,8% riguardava degli stranieri. Secondo Trascrime in Trentino la propensione a delinquere degli immigrati è quattro volte superiore a quella dei nativi. I reati più diffusi sono quelli contro il patrimonio, resistenza ed oltraggio, lesioni. Le etnie più coinvolte quelle magrebina ed albanese. Va detto infine che la nostra regione, assieme al Friuli, ha la più bassa percentuale di presenze irregolari, con un valore del 7,5% contro una media nazionale del 31%.