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“Il secolo sbagliato”

Giorgio Bocca, Il secolo sbagliato. Mondadori, Milano, 1999, pp.196 , £.28.000.

Serravalli Luigi

Quando alcuni anni fa, con un folto stuolo di scelti collaboratori, Hobsbawn ha pubblicato il suo "Secolo breve", ne è venuto fuori un grosso volume, pacato nei giudizi, documentato nei fatti, ricco di dati, tale da costituire uno strumento di lavoro per diversi tipi di studiosi. Giorgio Bocca, invece, con questo "Secolo sbagliato", si rivolge soprattutto alle cose italiane quasi con toni da tragedia, esaminando "un secolo che sta insieme solo per le sue inaudite sofferenze e follie: le due guerre mondiali, l’Olocausto, il terrificante equilibrio atomico e, da pochi anni, il ritorno alle guerre di religione e delle pulizie etniche".

Il paradosso di Bocca sta nel suo rapporto con i fatti storici, il negativo di un secolo che dal 1914 all’ultima guerra balcanica ne ha vissute di ogni colore e la biografia dello stesso Bocca che, nato nel 1920, ha partecipato prima con l’esercito regolare alla seconda guerra mondiale poi, dopo il settembre 1943, ha combattuto con i partigiani in luoghi esposti e pericolosi. Ma, subito dopo la guerra, il suo ingegno, l’essere in possesso di uno stile denso e convincente, la conoscenza dei fatti, le amicizie messe insieme durante lo stesso conflitto, tutto insomma ha contribuito a fare di lui un opinion’s maker di primo ordine, columnist nei nostri principali giornali e riviste, che ha pubblicato, a intervalli regolari, una lunga serie di libri, ognuno dei quali può essere considerato più o meno un best seller.

Dunque, in generale, secolo sbagliato, ma per Giorgio Bocca la fetta di pane si è presentata sempre dalla parte del burro. Adesso ha raggiunto gli ottant’anni ma li porta benissimo. Così lo abbiamo incontrato, a Trento, in occasione di una sua conferenza.

Il libro inizia con la morte di Umberto I a Monza e prosegue verso la guerra mondiale 1914-18. Riguarda soprattutto cose italiane con l’eccezione di un capitolo, l’ottavo, dedicato alla scomparsa del comunismo, del quale Bocca è sempre stato un attento indagatore avendo, fra l’altro, pubblicato nel 1973 una rispettosa biografia di Togliatti. Insomma, questo "Secolo sbagliato" è un po’ la storia dell’Italietta e delle sue vicissitudini per cui una gran parte delle popolazione ha pagato nei momenti tragici, cominciando dalla fine dell’Ottocento, quando dal nord e dal sud gli italiani emigravano nelle due Americhe in cerca di fortuna, al terribile massacro della prima guerra mondiale (seicentomila morti e due milioni di feriti), alla seconda guerra mondiale, combattuta contraggenio, con tante perdite inutili, alla folle spedizione in Russia e finalmente, dopo l’otto settembre, al cambiamento di fronte che ci ha permesso, in extremis, perdendo le colonie, di arrivare ad un secondo dopoguerra burrascoso, dove sono andati al potere quelli che Bocca chiama "i cattolici padroni sconosciuti", che hanno governato con "il terrorismo in casa", dove spesso la "malavita si è rivelata (e si rivela) uno Stato nello Stato". Un paese dove ogni momento si sparge la notizia di nuovi imbrogli, dove certi processi finiscono con soluzioni incomprensibili, dove boom e contro boom economici si alternano, dove ora da una parte si tende verso una nuova Europa e, dall’altra, vecchi mali continuano ad imperversare in inestricabili complessi.

In Italia, spesso, gli uomini po-litici sembra facciano una enorme fatica a distinguere fra bene pubblico e privato. Il mercato globale appare ossificato. Certe zone del pianeta sono ricchissime, in certe altre domina la fame. Scrive Bocca: "Non c’è più bisogno né di eroi né di tiranni. Il mercato vuole libertà di movimenti ed un minimo di tolleranza". Così comandano nuovi miti che spesso, però, nascondono nuovi imbrogli.

Bocca, da una posizione privilegiata, ha seguito gli avvenimenti dal 1940 ad oggi, pubblicando numerosi libri. Egli conosce i fatti di prima mano. Intervista i leader più prestigiosi. La sua prosa è affascinante.

Il mondo cambia. Il comunismo è scomparso, meno che in Cina, Corea del Nord, Viet Nam e Cuba, dove lo si sperimenta sotto altre forme. Bocca, all’inizio del libro, ricorda quando l’Europa era governata da sovrani e l’esercito era alla base della loro forza. Tutto si discuteva e avveniva in chiave militare. Oggi a Francoforte quasi ogni banca tedesca si costruisce un prestigioso grattacielo. Lì è la sede del vero potere.

L’Italia fa parte dei sette paesi più industrializzati del mondo. Ma la sua classe politica sembra sempre meno preparata ad affrontare i problemi di una Europa unificata nel senso dei grandi affari voluti dalla Bundesbank e dai patners europei. Invece in Italia si teme perfino la possibilità di un qualche nuovo caudillo di tipo centro americano.

Secolo drammatico più che sbagliato. A Bocca sconsolatamente sembra che l’uomo politico non possa adeguarsi a forme elitarie di potere, ma agli istinti più elementari delle masse. Più pessimista di così è impossibile.

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