Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

La svolta di Fassino

Prima la sicurezza dei cittadini o le garanzie per gli imputati? La sinistra comincia a cambiare idea.

Nella recente intervista in materia di criminalità rilasciata a La Repubblica (20 novembre) il ministro Piero Fassino ha dichiarato che la sicurezza viene prima delle garanzie. Testualmente ha detto: "Prima si pensava che quanto più una società assicurava le garanzie, tanto più era sicura. Non è vero. E’ esattamenle il contrario. Agli imputati vanno riconosciuti dei diritti. Ma le garanzie hanno un limite: non possono mai mettere in discussione la sicurezza della gente... Noi dobbiamo innanzitutto garantire quello che gli italiani considerano un bene primario: la loro sicurezza".

Si tratta di un capovolgimento della posizione tradizionale della sinistra che ha sempre sostenuto la primogenitura della garanzie e ha sempre difeso il garantismo anche nelle sue forme più esasperate. Per intenderci: meglio dieci colpevoli fuori, che un innocente in carcere. Una palese sciocchezza: basta cambiare un poco i numeri per accorgersene. Ora per la prima volta la sinistra per bocca del ministro Fassino compie una svolta di 160 gradi. Ne sono personalmente lieto perché sostengo questa posizione da almeno 20 anni, dall’epoca del terrorismo, incontrando sempre la ferma opposizione dei miei amici garantisti.

Per evitare equivoci va precisato che in un moderno Stato di diritto sicurezza e garanzie devono andare insieme, non si possono separare essendo due facce della stessa medaglia.

Se in teoria è così, nella pratica invece i due aspetti possono essere separati. Ci sono infatti Stati in cui vi è la sicurezza ma non ci sono le garanzie, e viceversa. In Italia, per esempio, ci sono le garanzie (solo per i potenti), ma non c’è sicurezza per la collettività (e gli individui).

Alcuni commentatori e alcune anime belle del garantismo a senso unico hanno giudicato le dichiarazioni di Fassino come una piroetta elettorale, convinti che la frase "legge e ordine" sia ancora di destra. Io invece penso (e naturalmente posso sbagliare: ma perché non facciamo un dibattito?) che la sinistra debba finalmente confrontarsi senza paraocchi con un problema che non è di destra né di sinistra, ma è semplicemente il problema: quello che determinerà l’esito delle prossime elezioni politiche. Ma anche a prescindere da ciò, la questione attinente alla sicurezza dei cittadini è centrale nella vita della collettività.

A cosa serve lo Stato se non a garantire la sicurezza? Il che significa: la vita, l’integrità fisica, il possesso dei beni, la circolazione per le strade, la tranquilla fruizione dei luoghi dove le persone vivono, lavorano, impiegano il tempo libero. Tutti gli altri diritti, anche quelli che vengono definiti sacri e sono tutelati dalla Costituzione, vengono dopo: la libertà, il lavoro, la salute, la democrazia e la giustizia. In una situazione di insicurezza essi perdono importanza. E’ chiaro che a un cittadino minacciato nella vita o nei beni non gliene importa nulla della democrazia, del diritto di voto o della libertà di stampa. Quel cittadino diventa forcaiolo e ascolta solo il richiamo della vendetta.

Del resto se la criminalità prevale e si determina la situazione hobbesiana di "homo homini lupus" (ciascuno contro tutti) è chiaro che i diritti della persona diventano carta straccia. In una situazione di illegalità diffusa e di criminalità emergente, il cittadino è pronto a barattare la libertà e ad affidarsi al tiranno di turno (magari televisivo) purché gli prometta l’incolumità e la tranquillità de1la vita e dei beni. Non è ancora la situazione italiana ma ci siamo pericolosamente vicini, anche per l’enfatizzazione mediatica sui problemi dell’immigrazione.

Il ministro Fassino ha capito che la criminalità, anche se rispetto ad altri paesi non ha superato la soglia fisiologica, è però diventata un problema nazionale, e le forze politiche vinceranno o perderanno le elezioni a seconda di come affronteranno il problema sicurezza. Fassino ha capito, forse con molto ritardo ma in anticipo su tutta la dirigenza di centro sinistra, che i cittadini (a torto o a ragione ) hanno paura: le casalinghe (che sono la maggioranza delle elettrici), i commercianti, i tabaccai, gli impiegati di banca, i portavalori, i gioiellieri, i genitori che tremano per i figli non solo quando vanno a scuola, ma anche al bar dove possono essere uccisi per sbaglio in una delle tante faide alla Far West, gli stessi lavoratori dipendenti, compresi gli operai, che si sentono insidiati nella casa e nella vita e cominciano a dire: "Così non si può andare avanti".

Nascono così anche gli squadroni della morte: i giustizieri della notte negli USA, i Gal in Spagna, i Patriotes in Algeria, le squadre della morte in Brasile, la "Freccia Bianca" a Mosca, e in Italia la polizia parallela di Latina per combattere la diffusione della droga.

Quando i cittadini hanno paura diventano forcaioli e allora il Parlamento, che è fatto di uomini e donne eletti dai cittadini, rischiano di cavalcare la tigre e per non perdere il posto fanno leggi liberticide.

Questo - mi pare - ha voluto dire Fassino, e ha il mio totale consenso. Per evitare il pericolo gravissimo di leggi liberticide bisogna prendere misure concrete che tutelino la sicurezza: più poliziotti nel territorio, carte di identità in cui ci siano anche le impronte digitali, bracciali elettronici per coloro che si trovano agli arresti domiciliari o in libertà vigilata, processi rapidi nell’immediatezza del fatto, introduzione della cattura obbligatoria (sia pure breve) per i reati più gravi (i mafiosi sì e i pedofili no? Perché?), accoglienza per gli immigrati che lavorano ma espulsione immediata per i clandestini che delinquono.

Queste non sarebbero misure elettorali, ma di semplice buon senso.