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Mander s’isch Zeit! Agli uomini a metà

Dicono di voler sostenere la famiglia; ma una donna che lavora...

Forse per reazione all’improvvisa scoperta da parte del grande pubblico della condizione terribile delle donne in Afghanistan, dei loro diritti umani ignorati e conculcati con violenza, o forse perché i tempi sono maturi per superare lunghi arretrati, si assiste in questo periodo in Sudtirolo allo sbocciare di iniziative di donne in molti e diversi campi.

Dalla sfera pubblica le donne vengono escluse con un rigore degno di altri tempi. L’Università di Bolzano, che si presenta come un centro di studi all’avanguardia, ha inaugurato l’anno accademico con una cerimonia cui hanno partecipato solo docenti e politici uomini. La scienza in Sudtirolo è maschia. Il che mette in forte discussione la sua modernità e la sua capacità di educare le nuove generazioni in modo adeguato ai tempi d’oggi. Perfino il Comitato scientifico non vede donne al suo interno e se si pensa che la Facoltà di Scienza della Formazione è frequentata da studenti in maggioranza donne, la cosa appare segno di profondo disinteresse verso uno degli elementi della modernità, che non sono come credono alcuni i tasti del computer, ma piuttosto una concezione dell’umanità liberale ed egualitaria sul piano dei diritti civili.

Forse per non essere ridotte al ruolo di chi sempre protesta, di fronte alla necessità di intervenire in questa difficile situazione, il Comitato provinciale per le pari opportunità fra uomo e donna ha deciso di affrontare il problema della parità da un punto di vista che ha sorpreso tutti per la sua grande creatività.

Già l’anno scorso il Comitato aveva suscitato con la campagna informativa ed educativa contro la violenza fra le pareti domestiche, un grande consenso fra la popolazione, finalmente messa di fronte alla possibilità o costretta a parlare apertamente del segreto più tabù della società, nonostante le "violente" reazioni di più di un politico.

Quest’anno la campagna ha un obiettivo che a prima vista appare meno problematico: la divisione del lavoro domestico.

Negli ultimi decenni le donne hanno fatto grandi conquiste nel mondo del lavoro, raggiungendo le posizioni più elevate, grazie ad una maggiore preparazione e a migliori qualità di equilibrio psicologico rispetto ai compagni maschi. Tuttavia diventa sempre meno tollerabile che questa "parità" venga pagata con un’enorme quantità di lavoro in più. Dopo l’ufficio, le donne infatti devono occuparsi della casa e dei figli e anche del marito, che costituisce, come è stato detto da Olga Aprea durante la conferenza stampa di presentazione della campagna, un aggravio di due ore di lavoro quotidiano per le donne. Siamo all’assurdo che una donna sola con figli lavora molto di meno di una con marito. Non si tratta certo di un buon risultato per una società i cui politici dichiarano ad ogni passo di voler sostenere la famiglia.

Anche Andreas Hofer è diventato testimonial della campagna. Suo malgrado, il rude eroe tirolese è apparso su una delle cartoline pubblicitarie con un bambino urlante su un braccio e uno straccio nell’altra mano.

"Tutti i lavori di casa e la cura dei bambini, soprattutto quando sono molto piccoli, ricadono ancora oggi sulle spalle delle donne e le statistiche nazionali, che rispecchiano anche la situazione locale, a questo proposito non sono molto incoraggianti. Solo il 20 per cento degli uomini con figli di età inferiore ai due anni si occupa quotidianamente dei figli" - ha detto la vicepresidente del Comitato, Alessandra Spada. L’invito del Comitato è dunque rivolto agli uomini: imparate a godere dei vostri figli, occupandovene direttamente, e rimboccatevi le maniche anche fra le pareti domestiche. Agli uomini la metà! È lo slogan.

Per convincere anche i più maschi tirolesi, usi a passare il loro tempo libero più tenendo in mano lo schioppo o le carte da Watten che l’aspirapolvere, si fa risuonare per le orecchie patriottiche il grido di battaglia che diede inizio alla guerra antinapoleonica del 1809, "Mander s’isch Zeit!", appunto, cioè: Orsù, uomini, è l’ora.

La campagna ha ripreso anche un altro slogan dello scorso anno. Nell’immagine allora si vedeva un ragazzino che picchiava una bambina dicendole: "Lo fa anche papà". Quest’anno lo slogan del cattivo esempio è diventato uno slogan del buon esempio. Il ragazzino stira e dice: "Lo fa anche papà".

La Presidente del Comitato, Julia Unterberger, coraggiosamente sostenuta da tutto il Comitato, dimostra ancora una volta decisione e chiarezza di idee su quali siano i reali ambiti di necessario cambiamento della società sudtirolese.

Nonostante la politica ufficiale continui ad accanirsi con toponomastica e monumenti, le donne segnalano che esiste in Sudtirolo un’altra società sensibile, aperta, matura, che chiede a tutti di farsi carico dei nuovi bisogni e sappia introdurre innovazioni radicali anche a livello sociale e culturale.

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