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QT n. 12, 14 giugno 2003 Monitor

Mesiano: forse è ora di cambiare

Solito, previsto successo della mega-festa studentesca nel parco di Ingegneria sulla collina di Trento. Però, dopo anni di successi, inizia a serpeggiare il dubbio della prevedibilità.

La festa di Mesiano invecchia mantenendo inalterata la formula vincente: musica, birra e voglia di divertirsi. Un cocktail che l’ ha resa l’appuntamento più atteso della vita studentesca trentina. Sono passati dieci anni da quella prima festa nel parco della facoltà d’Ingegneria, quando per riuscire ad ottenere una birra bisognava restare in coda per un’ora, i gruppi sul palco erano tutti più o meno ruspanti e regionali, e i sorridenti festaioli provenivano soprattutto dal mondo universitario. Da allora, come narra la "guida" alla festa di quest anno, ne è passata di acqua sotto i ponti. La "guida", ben quattro fogli di carta patinata, che descrive le offerte di Mesiano (con una pianta del parco, alcune informazioni sui gruppi maggiori e il nome delle band di contorno) racconta la storia della festa.

Si narra di come furono i neo eletti rappresentanti degli studenti a proporre di sfruttare il parco per celebrare la fine delle lezioni, dell’aumento annuale del numero dei biglietti distribuiti, dell’evolversi della sistemazione dei palchi, della pioggia del 1995 (annus horribilis, in cui il comitato organizzatore si trovò persino in balia di falsari, con tanto di stampa clandestina di biglietti taroccati), della crescita di questo sforzo organizzativo che va pianificato fin da gennaio.

La festa funziona con ineccepibile efficienza: i servizi ristoro sono diventati rapidi come un McDonald’s, i nuovi nomi interessanti della musica alternativa hanno partecipato prima o dopo alle diverse edizioni della festa e la musica ha trionfato anche sulla pioggia. Anche quest anno infatti Giove pluvio non ha risparmiato scariche di saette e rombi di tuono ai poveri studenti, che hanno dimostrato un notevole spirito di adattamento, passando senza sforzo dall’atmosfera rave a quella garage. Dal party sull’erba ai capienti parcheggi della facoltà, lo spazio più adatto per accogliere le circa 6.000 persone che affollavano i giardini a Mesiano lo scorso 31 maggio.

Come sempre, durante il pomeriggio, il viale che conduce all’entrata principale della facoltà è stato affollato dai diversi stand delle associazioni; oltre ai divertenti tatuaggi all’henné ed altri intrattenimenti che facevano tanto Animal House, è stato organizzato un torneo di street basket nel torrido pomeriggio. Inoltre era disponibile, per avventurosi dallo stomaco forte, una struttura di metallo con corde elastiche e materasso da rimbalzo chiamato Moonwalker... Si suppone offra le sensazioni di una passeggiata in assenza di gravità.

Ma Mesiano è soprattutto tanta musica. Al Palco Jazz, come negli anni passati, si sono radunati gli estimatori del genere e i tranquilloni che volevano stare lontani dalla massa, che hanno così potuto godersi, volenti o nolenti, le atmosfere etniche di Franco Rossi e Dudù Kwateh, insieme agli Jietna, e non solo questo. Il Palco Disco ha fornito un buono spazio dove sfogare i fumi dell’alcol nel movimento. Al Palco 2 si sono esibiti gruppi rockeggianti: Samsara, Custodie Cautelari e White Skull. Ovviamente il grande pubblico era tutto per il Palco 1, dove, dopo le 20, si è fatto spazio un gruppo di ragazzine spavaldamente abbigliate: le Bambole di Pezza. Queste giovani dal piercing facile hanno mantenuto tutte le promesse, provando che anche le femmine sanno suonare duro in Italia; fossi in loro però, lavorerei un po’ sulla presenza scenica. Sarà stata un’allucinazione, ma ad un certo punto la cantante mi ha ricordato Madonna e il suo celebre: "Siete pronti, siete caldi". La Ciccone è scusabile per la sua conoscenza approssimativa dell’Italiano, le Bambole potrebbero sforzarsi di più, o tacere, che fa sempre figo.

Subito dopo la performance delle signorine, il diluvio, ma la pioggia non ha fiaccato gli animi. Dentro il parcheggio, a parte quelli che vomitavano o dormivano, c’è stato anche un tentativo di concerto di percussioni, piuttosto interessante, peccato sia stato abortito dal ritorno del sereno. I ragazzi sono emersi dal parcheggio e hanno entusiasticamente accolto i Persiana Jones, anche se a quel punto, un po’ per stanchezza, un po’ per postumi da sbronza, a tutti è andato bene che la festa fosse agli sgoccioli. Come al solito, a mezzanotte in punto, la festante Cenerentola si è trasformata in parco martoriato da resti di bicchieri, bottiglie e lattine, i cavalli in nugoli di topini che ritrovavano a fatica la strada di casa, e la scarpetta di cristallo dell’organizzazione è rimasta nelle mani dei principini dell’A.S.I.

Vogliono solo far divertire la gente e ci riescono. Però ormai Mesiano è un ingranaggio troppo prevedibile. Ci sono i festaioli a caccia dello sballo al limite della lavanda gastrica (che ricordando la festa, mesi dopo, commenteranno con un sorriso beota: "Che figata: ero così ubriaco che non ricordo niente. Non so nemmeno come ho fatto ad arrivare a casa."); i presenzialisti sfrenati che sfrecciano da una parte all’altra del parco, fermandosi, come api sui fiori, ogni volta che incontrano qualche faccia nota; quelli che amano la musica e non sapendo quale palco scegliere si sentono sempre di aver perso la cosa migliore mentre ascoltavano altro...

Ogni anno sempre le stesse cose, sempre gli stessi personaggi. Che sia ora di cambiare?

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