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La “ridicola” università del Governatore

Il colpo di testa di Dellai sulla seconda (!) università del Trentino. E gli alleati stanno a guardare.

Mentre nella sala conferenze del Museo di Scienze Naturali si teneva un convegno sugli "aeroporti regionali" in cui fior di consulenti, all’uopo assoldati, cercavano di dimostrare che, contrariamente a quanto dicono le crudissime cifre, aeroporti come quello di Bolzano e di Trento hanno senso e futuro, a S. Michele all’Adige si festeggiavano i 130 anni del (già) prestigioso Istituto Agrario. Ricorrenza strampalata, il 130°; in realtà pretesto per il lancio di un progetto ancor più strampalato (o "ridicolo" o "insensato" secondo gli ex-rettori Prodi e Ferrari) né più né meno di quello dell’aeroportino di Mattarello: la seconda università del Trentino. Una trovata, quest’ultima, del presidente della Provincia Dellai, che si presta particolarmente allo sbeffeggio. Ma, purtroppo, c’è poco da ridere. La questione è invece seria, nel merito e soprattutto nel metodo.

Nel merito. Ci si inventa una seconda università, quando, dopo quarant’anni, la prima sta finalmente decollando, e se soffre di qualcosa è delle dimensioni ridotte per essere pienamente attrattiva. Far partire un’università, come si è visto in questi quarant’anni e come sta sperimentando Bolzano, è un processo lungo e difficile; e per niente garantito, per di più quando si parte da dimensioni irrisorie come quelle di S. Michele. Ed è un processo in ogni caso costoso: e siccome si tratta di soldi della Provincia (checché si cianci di "Università privata") in un periodo di calo, tendenzialmente drammatico, delle risorse, il tutto non potrà non tradursi in un ridimensionamento dei fondi all’università vera, quella di Trento, su cui invece bisognerebbe puntare. Si tratta di cose ovvie e note, dette e ridette, in pubblico e in privato, da tutti gli esperti del settore, a iniziare dal nuovo rettore Bassi e dall’ex-rettore Egidi, molto vicino a Dellai. Il quale però va avanti per la sua strada.

Strada? E’ una parola grossa. In questo caso, come peraltro in quello - infinitamente meno importante – dell’aeroporto, Dellai sembra prendere decisioni di cui non si riesce a capire la logica, che poi porta avanti a testa bassa. Un po’ come il frastornato Berlusconi della riduzione delle tasse. Solo che Berlusconi è spinto dalla disperazione, Dellai dal senso di onnipotenza.

Infatti c’è anche un grave problema di merito. Come si prendono queste decisioni, in base a quali considerazioni, secondo quale percorso?

Nel caso della Jumela, della PiRuBi, dell’inceneritore, abbiamo visto Dellai sostenere opzioni discutibili e animatamente discusse, e portarle avanti con grande decisione, travolgendo (tranne che per la PiRuBi, per ora) tutte le obiezioni, a cominciare da quelle degli alleati. Ma si trattava di scelte ampiamente dibattute, in merito a problemi reali.

Qui invece abbiamo una scelta bislacca, sorta all’improvviso, per risolvere nella maniera più contorta un problema (il rilancio dell’istituto di S. Michele) di cui nessuno sentiva l’urgenza. "E’ deciso" - proclama Dellai. Ma chi ha deciso? Quando? La Giunta provinciale forse? Non sembra. E allora?

Insomma, siamo passati dai percorsi decisionali tortuosi e contrastati, ai subitanei colpi di testa. Anche nel metodo ci sembra un’involuzione: il Presidente si crede il Governatore delle Indie, in grado di decidere senza motivare.

Tutto questo chiama in gioco gli alleati di Giunta; i quali, per il Presidente sembrano un orpello. Anzi, un fastidio: sanno solo frenare e dire di no, ma fino a un certo punto; poi, quando si arriva allo scontro vero, si allineano. E allora tanto vale non considerarli.

Di questo dorebbe parlare il congresso dei Ds, in calendario il 28 novembre. Ma il dibattito finora è stato sostanzialmente elusivo; né è stata rilanciata l’invocata "capacità di fare proposte" andata smarrita da quando ci si è acconciati al ruolo dei subalterni.

Per capirci, illustriamo un altro episodio. A una serata di presentazione di Trento Democratica, la nuova aggregazione a sostegno del sindaco di Trento Alberto Pacher. Parlava Nicola Salvati, di Costruire Comunità ma soprattutto ingegnere ed ex dirigente della Pat: illustrava gli scenari della mobilità urbana, le grandi opzioni e i problemi e pericoli concreti, dall’intasamento all’inquinamento. Mentre l’ingegnere diligentemente faceva la sua esposizione, nella sala la nomenklatura dei partiti e partitini sbuffava: ma come, si perde tempo con PiRuBi, interporto, inceneritore, gerarchia dei trasporti, quando invece ci si riunisce (checché dica il comunicato di presentazione) per lanciare un’alleanza, e quindi di questo si deve parlare, dei partitini che si mettono assieme, dello spirito di coalizione, magari di primarie?

Ecco, nella distanza tra l’ingegnere che parlava nel vuoto e la misera nomenklatura irridente, preoccupata solo dei personali problemucci di carriera, sta per noi il dramma di una sinistra che ha perso il senso della politica.

Anche Trento Democratica, in questi termini, risulterà poca cosa.

E alleati del genere finiscono con l’essere irrilevanti di fronte ad un Governatore che avrebbe bisogno, per il suo stesso bene, di ben altri interlocutori.