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QT n. 22, 24 dicembre 2004 Servizi

Comuni: si ritorna al passato

Dalla fine della distinzione di ruoli fra politici e tecnici alla scelta dei segretari comunali: la legge Amistadi sui Comuni è una classica controriforma.

Mirko Carotta

Stare fermi, non prendere decisioni, traccheggiare, è l’accusa più spesso rivolta al mondo politico. In questi giorni la giunta Dellai ha dimostrato di non meritare questa accusa: con provvedimenti specifici come la legge Amistadi, o con norme le più vare affastellate nella cosiddetta legge Omnibus, sono state prese diverse decisioni. Il punto è la logica che le lega, che a noi sembra quella del peggior Dellai: clientelismo spicciolo, favori a lobby e potentati. Una serie di piccole e grandi controriforme: per restaurare il potere clientelare nelle mani dei sindaci, favorire cacciatori, costruttori, aziende elettriche e consorzi irrigui ai danni di una visione d’insieme dei beni comuni e del territorio. Di seguito ospitiamo quattro brevi articoli di sindacati e associazioni che denunciano tutto questo.
Per una riflessione complessiva sulla Giunta Dellai, rimandiamo a uno dei prossimi numeri.

Iniziò in Consiglio Regionale, nel mese di ottobre, l’iter d’aula per l’approvazione del disegno di legge sul nuovo ordinamento dei Comuni della regione.

L'assessore Adelino Amistadi.

La comunità trentina ha discusso dell’argomento, soprattutto però in relazione ad aspetti della legge, a mio avviso, meno importanti, come le indennità di carica dei sindaci.

L’iter non è stato particolarmente facile ma, come dichiarato alla stampa, l’assessore regionale Amistadi "ha tenuto duro" e dopo aver minacciato le dimissioni, è riuscito a portare a casa la sua legge, che ho difficoltà a definire riforma, proprio perché l’accezione del termine indicherebbe qualcosa che progredisce, che va avanti.

Il nuovo ordinamento delle autonomie locali torna invece indietro, consegna al futuro una amministrazione locale incerta nelle regole, consegna alle comunità trentine delle Amministrazioni comunali meno trasparenti, meno imparziali, dove non ci saranno opportunità e diritti uguali per tutti; il che, tradotto, significa garantire privilegi ad alcuni.

Con la Legge 142 del ’90 recepita in Trentino Alto Adige attraverso la Legge regionale n. 1 del 1993, si sanciva, all’interno dell’organizzazione del Comune, il principio della distinzione tra la funzione politico/progettuale e di controllo spettante alla Giunta e al Consiglio, e quella gestionale/tecnica spettante ai dirigenti, ai segretari comunali, ai funzionari, ai quali le norme conferiscono il compito di tradurre nella gestione le scelte politiche assunte.

Questo principio, con la legge Amistadi, è stato affossato, e si può dire che 218 Comuni su 223 (esclusi quindi i 5 più grandi) potranno optare per il ritorno al vecchio sistema, quello nel quale al sindaco ed agli assessori toccano le competenze e l’esercizio dei poteri di gestione.

Ad esempio, nella permuta di una proprietà pubblica con una proprietà privata, se prima la congruità della stessa e quindi l’interesse pubblico venivano valutati esclusivamente dal punto di vista tecnico/economico, ora diverrà possibile una valutazione di pubblico interesse più politica e di conseguenza meno ancorata ad elementi oggettivi, trasparenti; una valutazione compiuta appunto non più da un tecnico, ma da un sindaco o da un assessore.

Altro che riforma! E’ un ritorno al passato.

Altra questione, quella dei segretari comunali, con la possibilità da parte dei sindaci di pescare dall’albo dei segretari comunali quello di propria fiducia. Insomma, non avremo più un segretario forte della sua posizione e ruolo derivatigli dall’aver vinto un concorso pubblico, ma un funzionario inevitabilmente condizionato dall’accesso per nomina, e dal possibile strumento della revoca.

Tutto ciò passa però in sordina. L’argomento più importante sembra essere l’indennità dei sindaci per la loro carica.

Come Funzione Pubblica CGIL ci rivolgiamo direttamente ai sindaci, ai quali chiediamo di non optare per il superamento del principio della distinzione delle funzioni, al fine di garantire competenze ed imparzialità. Ci conforta il fatto che già alcuni di essi si siano espressi in tal senso e ci auspichiamo che siano la maggioranza.