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Grisenti: uno sconosciuto?

Aldo Collizzolli

Sono francamente sconcertato dalla canea del "dai a l’ors che l’è pelos" scatenatasi nei confronti del "cementificatore" Silvano Grisenti; sia chiaro, non è che d’improvviso il nostro mi sia divenuto simpatico, anzi tutt’altro, ma un briciolo di serietà e linearità di ragionamento servirebbe a più d’uno. Fin da quando il Presidente Dellai decise di traslocare da via Belenzani a piazza Dante una delle condizioni era che si sarebbe portato in "dote" sia il fidato assessore che uno staff di tecnici; cosa si pensava che se li portasse appresso per fargli fare una scampagnata?

In una giunta, qualcuno che fa il lavoro politicamente "sporco" ci vuole sempre. Chi meglio di un infaticabile e tenace lavoratore (fin da quando era dipendente regionale), capace di ricoprire svariati incarichi, macinare incontri e kilometri, affidare consulenze e progetti e tanto ancora, con l’immagine dell’uomo pieno di senso pratico, dall’aria burbera e autoritaria (che tanto piace ai sindaci delle valli) ma mai appariscente, poteva svolgere questo ruolo? Non c’è dubbio che Dellai sapeva chi si portava in giunta. Forse non lo sapevano gli alleati.

Queste anime belle che ora cadono dalle nuvole, quando è stato approvato Piano generale degli interventi per la viabilità (1999-2003), l’ultima variante aggiornamento (che Muraro si porta anche sotto il cuscino) è del 14 marzo scorso delibera n. 571 porta l’impegno di spesa da 1.194.551.487 a 1.200.051.487,53 euro il piano delle opere pubbliche, lo studio per la mobilità integrata e tante delibere ancora, dov’erano? A bere il caffè al bar della stazione? E le tante delle pari opportunità che ora si scaldano tanto, erano a giocare a palla avvelenata? Dove stavano i Pinter di turno?

Eppure le delibere sono approvate all’unanimità! Senza bi e senza ba! Forse è solo il vento delle elezioni che fa cambiare atteggiamento? Non si è mai ascoltato chi diceva che questo sistema degli appalti è drogato, che i flussi di denaro per le opere pubbliche di quel tipo sono enormi, che tanti appalti sono stati affidati con procedure discutibili (vedi Lo spezzatino di Grisenti & Dellai), o con la scusa della somma urgenza (a volte inventata di sana pianta).

Un esempio: la galleria che passerà sotto Cadine è stata appaltata, poi ci si è resi conto che serviva una canna parallela alla galleria esistente che sale da Trento e allora la si è affidata all’impresa che è già sul posto: che diamine, questo si chiama lavorare bene. O gli incarichi per un ennesimo studio sulla viabilità Pinzolo-Dimaro, attorno al quale, già ai tempi di Malossini, lo studio dell’ing. Da Rios ci lavorò molto. E avanti di questo passo. Venticinque anni fa, né più né meno che ora, si distribuivano incarichi, consulenze, contributi per acquistare stalle, immobili e quant’altro. La sinistra di questo non si ricorda più?

E’ forse il caso di ricordare la "questione morale", e non stare a pensare se (come dice Dellai) non sarà una strada a dividerci. Per parte mia c’è una voragine profonda che mi divide da questa neo razza padrona che rappresenta gli interessi di un ceto e potere economico (banche, cooperazione, industria tanto per citarne alcuni) cui Dellai è organico; la mia strada va in tutt’altra direzione. La sinistra, visto che due per camminare insieme devono essere d’accordo, va in questa direzione? Penso che molti non saranno disposti a seguirla.