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Per chi suona la Campana?

Onore ai morti della Repubblica di Salò? Va bene. Ma i vivi se ne stiano tranquilli.

E così, "dopo decenni di dinieghi", finalmente la Federazione Combattenti della Repubblica Sociale Italiana può celebrare i propri morti sul colle di Miravalle. L’attuale reggente della Campana dei caduti, Alberto Robol, motiva la decisione in maniera piuttosto fragile e bizzarra ("le sue ragioni hanno evidenziato ingenuità e leggerezza" – hanno giustamente commentato i new global trentini): il fatto che abbiano tanto insistito per questa manifestazione – spiega infatti Robol - significa che "ancora una volta la Campana ha trionfato, perché il suo messaggio ha raggiunto anche chi era meno disposto ad accoglierlo". Se questo non fosse bastato, c’era la minaccia di sciopero della fame di Sante Camporese, fondatore della federazione roveretana, e di altri vetusti camerati: "Vorrei evitare di avere sulla coscienza – dice ancora Robol - cinque ultraottantenni morti di stenti. In ogni caso non capisco il motivo di questo polverone: cosa dovrebbe accadere di strano domenica? Non vedo quale rischio corriamo".

Cosa dovrebbe accadere? Lo scenario è quello prospettato da un titolo dell’Adige: "Ex fascisti da tutta Italia alla Campana" Del resto, è uno degli organizzatori della cerimonia ad ammettere: "Capisco che potrebbe arrivare anche qualche esaltato. Cercheremo di mantenere l’ordine. Se poi qualche saluto romano ci scapperà, pazienza".

Di fronte all’evento, la sinistra si divide: dal sostanziale assenso di Fabrizio Rasera ("Io credo che il culto dei caduti sia legittimo") e Renato Ballardini ("Purché non diventi una manifestazione politica, lasciamogliela fare"), alla decisa opposizione di CGIL ("Si tratta di un luogo di pace e fratellanza, incompatibile con qualsiasi richiamo alla barbarie fascista") e ANPI.

Certo, "la Campana suona per tutti i caduti, senza guardare la loro divisa", ma il problema, appunto, non sono quei morti, che si possono ben onorare se in gioventù hanno compiuto quella loro scelta con coraggio e buona fede. Il problema sono i vivi, quelli che "saliranno al Colle dietro la bandiera della Repubblica Sociale, assieme alle rappresentanze di molte altre sezioni, con relativi labari e gagliardetti". Quei vivi che hanno sprecato 60 anni di tempo senza capire di avere sbagliato, combattendo per una causa infame accanto ad un alleato colpevole di crimini con pochi paragoni nella storia dell’umanità. Ma costoro, di fronte alle proteste, ribaltano la realtà, dicendo che "le reazioni di questi giorni dimostrano come ci sia chi non vuole fare i conti con la Storia".

Da che pulpito! Io so – il paragone non sembri blasfemo ai camerati – che se qualcuno organizzasse una rimpatriata di ex sessantottini, nessuno si sognerebbe di andarci sventolando, se non auto-ironicamente, il libretto rosso di Mao!

Insomma, il rischio che la manifestazione divenga "una riaffermazione di fede nel fascismo, una delle tante forme di apologia che andrebbero perseguite penalmente" (come scrive Gianfranco Valduga) ci sembra concreto.

Che fare allora?

Io direi di lasciarli fare; lasciare che onorino i loro morti, in una celebrazione in cui, accanto a quella pubblica, prevalga però la dimensione privata: senza uno sfoggio eccessivo di labari e gagliardetti, merchandising, slogan e braccia tese. Con una acconcia presenza di forza pubblica che, al primo accenno di saluto romano, faccia scattare le denunce (come da Codice penale) e blocchi tutto.

Tanto più che gli inossidabili anarchici (così simili ai leghisti nella loro incapacità di articolare un discorso con le debite sfumature), sono perentori: "Non permetteremo senza reagire che a Rovereto si inneggi al fascismo…Non tutti i morti meritano lo stesso rispetto" – dicono, e promettono una luminosa giornata di "antifascismo militante". E già che ci sono, riescono anche a dire una cosa sensata: "Queste commemorazioni contribuiscono a dare forza e legittimità ai gruppi neofascisti, alla loro riscrittura del passato e alle loro pratiche attuali"

Insomma, dei rischi Alberto Robol non li vede, ma ci sono.

P. S. Purtroppo, grazie alla cronica lentezza delle Poste italiane, molti abbonati a QT, che dovrebbero ricevere il giornale fin da sabato (quando è regolarmente in vendita in edicola), leggeranno queste righe solo il lunedì successivo (se non dopo), quando la manifestazione repubblichina si sarà già svolta. Anche se non ne abbiamo colpa, chiediamo scusa ai lettori.