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Centro Sociale Bruno, l’ennesimo replay

Il Centro Sociale, pur legittimatosi attraverso un'intensa attività culturale deve essere (di nuovo!) sgomberato: il Comune e i ragazzi del Bruno si fronteggiano ancora una volta. Con quanta voglia di trovare (finalmente) un accordo?

Siamo quasi titubanti a scriverne. O meglio, sembra di averne già scritto, quasi ci trovassimo a riraccontare una storiella che tutti conoscono. Il tema però non è di poco conto, la storiella ha riempito le piazze, diviso le persone e arrovellato i politici. Normale quindi che se ne parli ancora, meno normale invece che se ne parli (e se ne scriva) ancora senza poter raccontare di grandi cambiamenti, di svolte importanti, o anche solo di nuove realistiche prospettive.

Stiamo parlando del CSO Bruno, dove CS sta per Centro Sociale e - ad evidenziare la cristallizzazione della vicenda - O sta per "occupato", lettera che non è ancora stato possibile dismettere in favore di una più conciliante A, quella di "autogestito".

Dal sito del Centro Sociale Bruno: una vignetta polemica sul passato (Lotta Continua) del sindaco Pacher, oggi impegnato a murare gli accessi degli edifici occupati.

La vicenda ha sonnecchiato per tutta l’estate, tuttavia i ritmi in una città non sempre vengono scanditi dalla politica, e quando i direttori d’orchestra s’inceppano o tirano dritto, capita che il loggione o la platea li costringano a rifare i conti con la stecca. Qualche mese fa, infatti, il Comune di Trento aveva sentito la pressione allentarsi alla notizia che il nuovo stabile occupato era l´ex ostello Mayer, una proprietà dell´Opera Universitaria. "La patata bollente passa a loro" era stato il commento sollevato di alcuni. "Rimedio palliativo, - pensarono invece altri - il problema è politico, la proprietà dello stabile conta fino ad un certo punto, la soluzione dovrà comunque essere politica e, quindi, comunale".

Eccoci infatti da capo. L´Opera Universitaria annuncia lo sgombero per dare il via ai lavori di ristrutturazione del palazzone e il Bruno, chiaramente non intenzionato a chiudere i battenti, riunisce le assemblee per decidere le contromosse. Manca il terzo attore, il Comune, che a questo punto viene, volente o nolente, ributtato sulla scena.

La faccenda è di quelle già viste: ex Zuffo parte I (EZTN), Palazzina Liberty, ex Zuffo parte II, ex Mayer. Poche le novità, appunto. Ci sono però, ed è bene sottolinearlo, alcune importanti conferme. La prima è la condotta di gara del Bruno. Il Centro sociale trentino aveva già dimostrato di volersi tenere lontano da comportamenti facinorosi o lesivi della città, nei fatti prendendo le distanze dall´alone violento, chiassoso e strafottente di alcuni Centri sociali italiani. Così è stato e, con l´importante eccezione dei copertoni bruciati all´imbocco dell´autostrada e i meno gravi materassi in Comune e orsi dipinti, ci sembra si possa dire che il Bruno sia riuscito nel suo intento virtuoso. Dopo la grande e pacifica manifestazione dell´ottobre scorso, poi, e per tutta l´estate, l´attività del Bruno ha tenuto un profilo alto, con iniziative culturali, musicali e spettacoli di rilevanza anche nazionale. L’inico appunto riguarda l’orario di cessazione delle attività, superato in un paio di occasioni e prontamente (e giustamente) segnalato dal vicinato.

La seconda conferma viene dal Comune. Il quale, dopo lo sgombero dell´area ex Zuffo, aveva fatto seguire due proposte alternative, in verità un po´ raffazzonate, dove però l´esperienza di uno spazio sociale sarebbe potuta proseguire nella legalità. Il niet opposto dai ragazzi del Bruno alla tenda vicino allo stabile dell´ex Zuffo e al capannone a Spini di Gardolo, pesa. Tra di loro qualcuno se ne è pentito. Oggi il Comune si dice ancora aperto a valutare possibili soluzioni.

Alla manifestazione del marzo scorso aveva risposto con sostanziale freddezza: "Abbiamo già avanzato due proposte, quelle rimangono". Oggi si spera possa avere più coraggio e proporre qualcosa di nuovo, senza lasciarsi intimorire dagli schiamazzi di una destra rissosa e alla continua ricerca di uno scontro.

Una terza via, per i ragazzi del Bruno, sarebbe più facile da accettare. L’estate è finita e l’Opera Universitaria ha doverosamente, anche se involontariamente, rimesso in circolo la questione.

La soluzione va scritta a quattro mani e non potrà che essere compromissoria.

Non ci sono alternative, il confronto dovrà essere tra il Comune e il Bruno. Entrambi debbono fare un passo, avanti o indietro non conta, l’importante è non restare fermi.