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QT n. 3, 9 febbraio 2008 Cover story

PRG, la città degli egoismi

L’interesse spicciolo del singolo proprietario anteposto alla vivibilità urbana, la città come somma di tanti piccoli interessi: questa la filosofia che guida il Comune di Trento. Al di là dei bei programmi e discorsi. La storia dell’ultima Variante al Prg nel commento dei tecnici; e i possibili ulteriori contraccolpi.

Nel riquadro a lato riportiamo la lettera indignata di un lettore. E di tono non diverso sono stati sui quotidiani i commenti degli osservatori: possiamo citare Franco Gottardi su L’Adige e Roberto Bortolotti sul Corriere del Trentino. L’ultima variante al Prg di Trento, alcuni giorni fa approvata dalla Provincia, si configura come il trionfo dell’interesse particolare su quello collettivo. Il cittadino in quanto proprietario viene anteposto allo stesso cittadino in quanto abitante della città. Il diritto ad edificare su un terreno, lucrandovi al massimo, viene prima di quello di vivere in una città piacevole ed ordinata.

Attenzione, questo discorso è diverso da quello, da noi ripetutamente portato avanti, del "marcio nel Comune". Qui non si tratta di regole calpestate, né dei trattamenti di favore di cui godono le grosse imprese e le immobiliari. Qui si tratta di tanti favori spiccioli, concessi a questo e a quel piccolo proprietario, di tante smagliature (legali, in questo caso) al disegno complessivo della città; che ne risulta così stravolto.

Questo esito era scontato. Ed è stato la conseguenza di un percorso avviato nel Comune di Trento, sostanzialmente concordi maggioranza ed opposizione. In Trento, urbanistica e clientela, articolo del settembre di due anni fa, spiegavamo il meccanismo messo in atto dal Consiglio comunale, che assegnava un’inusitata priorità alle "osservazioni" alla variante da parte dei privati cittadini. Osservazioni che in teoria dovevano essere di pubblico interesse, ma poi, attraverso una serie di interpretazioni, sono diventate di interesse privato del singolo proprietario, fino a diventare domande di edificazione in deroga a quanto previsto. E per soprammercato, il consiglio comunale che fa? Avrebbe un’opzione logica: fissare una griglia di parametri tecnici (della serie: questo tipo di richieste le possiamo approvare, queste altre no) e poi far riscontrare ai propri Uffici quali domande (pardon, osservazioni) rispettino questi parametri e quindi siano da accogliere e quali no. Invece sceglie un’altra strada: esaminare lui consiglio, attraverso la Commissione urbanistica, le varie domande, e decidere caso per caso.

E’ il trionfo del particolare, della raccomandazione, della spintarella. Le "osservazioni" sono quasi mille, ne vengono approvate 300, il Prg disegnato in prima adozione ne risulta stravolto.

"Si è rovesciato il metodo: invece di fissare le linee, anche di espansione, della città, secondo criteri complessivi, e ricavare da questo l’edificabilità di ogni terreno, qui invece si è partiti dalle domande dei singoli proprietari, ed attorno ad esse si è costruito il lavoro della Commissione Urbanistica - afferma l’arch. Sergio Dellanna, già assessore all’urbanistica ad Arco - Questo è un precedente pericoloso: l’urbanistica viene azzerata, soppiantata dalla politica, intesa come il favore al Bepi e al Toni".

"L’urbanistica fino ad ora prevedeva che le destinazioni delle aree fossero decise a prescindere dalla proprietà - concorda Bruno Zanon, docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica a Ingegneria a Trento - Questa almeno era teoria, la pratica era più complessa. Ora invece si teorizza che si debbano prendere in considerazione le proprietà, per trarne vantaggi reciproci, attraverso il meccanismo delle perequazioni (il Comune dà certi bonus edificatori, il privato cede terreni per servizi, n.d.r.). Ma è una strada scivolosa, e a Trento alcune perequazioni sono molto controverse; e in ogni caso non si può partire dagli interessi spiccioli e trarre dalla somma di questi la valutazione d’insieme".

La Variante, così confezionata, è passata poi al vaglio della Commissione Urbanistica Provinciale, organismo tecnico che l’ha sonoramente bocciata (vedi Trento, i nodi vengono al pettine), soprattutto per la sistematica manomissione delle aree verdi e agricole; e per alcune perequazioni (eclatante quella di via dell’Albera) dove il vantaggio privato era consistente, e per il pubblico invece "una Caporetto" (parole del consiglio circoscrizionale).

Dopo gli alti lamenti del Comune di Trento ("vilipesa la nostra autonomia" e amenità del genere), la palla è passata alla Giunta provinciale. E questa che ha fatto? Seguendo il proprio tasso di cultura ambientale e le inclinazioni politiche, ha stracciato il parere del proprio organismo tecnico e ha dato ragione al Comune: via libera alla variante e ai 300 padroncini accontentati.

"C’è una confusione tra momento politico e tecnico: il primo deborda - commenta il prof. Zanon - il che è un guaio: i pezzi di città dell’Ottocento hanno un assetto corretto, che ancor oggi apprezziamo; ma questo perché allora c’erano degli standard, austoungarici, magari rigidi ma razionali, ai quali ci si atteneva. Invece oggi il politico pensa di poter prescindere, non sa e pensa di sapere".

"A Rovereto giustamente lo Studio Boeri di Milano si è rifiutato di apporre la propria firma a una variante urbanistica stravolta dalla politica "– ricorda Dellanna.

A nostro avviso si tratta di una questione culturale. Del modo di intendere la politica e la città; una cultura che investe larga parte delle forze politiche. Chi scrive ricorda una conferenza stampa, alcuni anni fa, dell’opposizione, in cui i consiglieri del centro-destra denunciavano l’insensibilità della maggioranza alle "richieste dei cittadini" che attendevano "risposte"; le "richieste" erano le mille deroghe cui di lì a poco – era solo questione di tempo - concordemente maggioranza - Margherita in testa - ed opposizione avrebbero dato soddisfazione.

Una questione culturale: lo strappo alla regola visto come "risposta al cittadino"; il mestiere di consigliere come portatore di "istanze", di interessi particolari.

Massimo interprete di questa cultura è l’assessore all’Urbanistica Alessandro Andreatta, che tutti ascolta e tutti cerca di accontentare, inevitabilmente contraddicendosi e pasticciando. La città non può essere la somma di centomila interessi singoli.

"Attenzione, così si va incontro a problemi molto seri – ammonisce Dellanna – Questa procedura, tutta politica e pochissimo tecnica, senza criteri oggettivi (a Tizio concedo e a Caio no) ha creato tanti scontenti. Tutti quelli che non sono stati accontentati sono imbufaliti; e stanno preparando ricorsi al Tar. Con ottime probabilità di vincere: gli studi legali della città sono in fermento, si stanno attrezzando".

Di male in peggio...

Ultima speranza, il Tar

Ho seguito spesso le vostre iniziative, in particolare le battaglie contro la speculazione edilizia sulla collina di Trento. A riguardo vorrei sollecitarvi a seguire con attenzione, dopo la recente approvazione da parte della giunta provinciale (2 febbraio) della variante al PRG 2004, la vicenda segnalata da Franco Gottardi su L’Adige del 21 ott. 2007, ovvero il declassamento di alcune aree da "agricolo di pregio" a semplice "agricolo" al fine di permettere la costruzione di alcuni edifici altrimenti in contrasto con le norme del PUP in materia.

In particolare trovo vergognoso il declassamento di alcune aree agricole di pregio (Meano, Villamontagna, Maderno, ad esempio). al solo fine di permettere la costruzione da parte di pochi privilegiati Trovo altresì vergognoso che non sia stata data alcuna giustificazione plausibile di tali scelte, fatte passare quasi sotto silenzio, dando con ciò conferma a fondati sospetti di scelte dettate da interessi e pressioni al limite del lecito (se non oltre), fortemente discriminatorie nei confronti degli altri cittadini e oltremodo lesive nei confronti del territorio urbano e agricolo.

Mi domando se esistano poi gli estremi per un ricorso al TAR (non escludo una partecipazione ad un’eventuale azione collettiva) e sto cercando di contattare comitati di cittadini, singoli, associazioni ambientaliste, mezzi di informazione, per non lasciar passare sotto silenzio tali discutibili pratiche da parte della Pubblica Amministrazione, che spesso e volentieri tanto pubblica e trasparente non è.

Cordiali Saluti

A.G.C.