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Le norme e le chiacchiere

"Costruire in collina": dibattito colto e interessante, ma rigorosamente estraneo ai problemi reali. E con la puzza sotto al naso rispetto alle soluzioni.

Era decisamente interessante il dibattito. Interessante e surreale: con gli interventi approfonditi, dialettici e anche in positivo polemici tra loro; ma irrimediabilmente distanti dalla realtà. Con professionisti e docenti universitari che parlavano come fossero sospesi a mezz’aria, in un mondo a parte.

Ci riferiamo al dibattito di alcuni giorni orsono di Casacittà sull’attualissimo tema "Costruire in collina". Presenti l’assessore Andreatta, il presidente della commissione urbanistica Dallafior, professionisti, universitari, il dibattito prendeva le mosse, alla lontana, dallo scandalo dei mostri in collina denunciato da QT (Il marcio nel Comune di Trento) e più da presso dalla nuovissima variante per ridurre gli indici di edificabilità, di cui parliamo nel servizio Il marcio in Comune: si corre ai ripari.

Il confronto, in particolare tra il prof. Zanon docente ad Ingegneria e l’arch. Toffolon, si sviluppava sul concetto di "densificazione". Sul valore, in termini di relazioni, di qualità urbana, della città densa, tipo un centro storico; e al contrario lo spreco di territorio, la difficoltà nell’organizzare i servizi, la limitatezza delle relazioni nella città a villette; e in conclusione, sulla necessità di contemperare i diversi tipi di urbanizzazione all’interno della stessa città, che non può e non deve essere tutta uguale.

Tutti discorsi senz’altro interessanti. Ma che partivano da una premessa che li rendeva surreali. Il punto di partenza infatti era lo stato attuale della collina di Trento, le dinamiche in corso, e il tentativo, della variante di cui in qualche maniera si discuteva, di regolarle. "Non si può in assoluto discutere degli indici di edificabilità" "non è per niente detto che una riduzione degli indici sia di per sé un fatto positivo" queste le frasi più gettonate. Frasi che sono pure banalità; ma nel caso specifico, sono fortemente negative, rivelatrici di una riluttanza a misurarsi con la realtà.

Infatti il problema di Trento e della sua collina non è quanto e come possa avvicinarsi ad una teorica città ideale su cui disquisire. Ma il fatto che le norme sono state regolarmente calpestate; che la regola è stata costruire senza regole.

E allora, se il Comune intende dotarsi di una normativa più stringente, per evitare i mostri, per permettere alle automobili di incrociarsi, non si può che convenire. Ed appoggiare un provvedimento che dalla speculazione sarà senz’altro contrastato. Ma nella bella sala del Falconetto, i dotti intervenuti che esplicitavano un’infastidita puzza al naso per provvedimenti ritenuti troppo banali, alla parola "speculazione" non volevano neanche accennare. (E il moderatore arch. Alessandro Franceschini, che in altre occasioni fa il no global, in questo contesto non trovava di meglio che citare il nostro come "un giornale scandalistico").

Se le nostre città si imbruttiscono, è anche perché abbiamo un ceto intellettuale di tal genere.