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5 anni con Giacomo Bezzi

Un uomo molto coerente. A modo suo...

Giravolte, contraddizioni, goffaggini, autocelebrazioni: Giacomo Bezzi ci ricorda Franco Tretter, già suo compagno nel PATT, e anche nel suo caso – a quanto pare – per farlo uscire di scena ci vorrà una qualche catastrofe (vedi Fine di un boss). Altrimenti dovremo sorbircelo fino alla pensione.

Prima di venire alle ultimissime imprese di Bezzi, vediamo alcuni suoi trascorsi che documentano quella coerenza da lui continuamente rivendicata, ma in senso un po’ diverso.

Il 2004 è l’anno della difesa dei privilegi dei consiglieri, minacciati da una campagna di stampa condotta soprattutto dall’Adige: "E’ necessario – dichiara in gennaio - garantire a chi esercita queste importanti funzioni condizioni di economia e indipendenza economica senza le quali finiremmo per riservare ai privilegiati per censo la possibilità di rappresentare i cittadini". E ancora in aprile ribadisce: di un taglio agli emolumenti si può magari discutere, ma "senza infingimenti farisaici, senza innescare campagne propagandistiche tanto facili quanto deleterie per tutti".

Nel maggio dello stesso anno, vien fuori la storia dei suoi continui viaggi ufficiali all’estero: diventa "il piccione viaggiatore", "il presidente Alpitour", ma lui non ci sta: "Non devo per forza restare seduto lì sulla poltrona, e non credo di dovermi giustificare tutte le volte che manco". Ma, a quanto scrive L’Adige, lo stesso Dellai "ha detto a Bezzi che invece di andare in giro per il mondo farebbe bene a cominciare a fare il presidente del consiglio, ovvero - parole di Dellai - ‘a concentrarsi sul processo di riforma dei regolamenti’". E finisce in tal modo per essere vittima della "tonca" durante le Feste Vigiliane.

Seguono, in luglio, alcune accuse di nepotismo che qui non abbiamo lo spazio per ricordare, ma a fine anno Bezzi si riscatta, deplorando pensosamente "un Trentino con la pancia piena, conservatore e chiuso… Servirebbero meno strade, meno infrastrutture e più solidarietà nei confronti degli altri… Chi fa politica la deve fare per passione".

Ma ecco che poco dopo – febbraio 2005 – Bezzi dimentica le "meno strade" invocate e diventa fautore della Valdastico, con un ragionamento piuttosto fumoso: "Io non sono per la Valdastico, personalmente non la ritengo necessaria, ma se verrà fatta sarà in nome della governabilità, si saranno cioè verificate le condizioni". E così si merita da Durnwalder – tre anni prima che da Dellai – la definizione di "camaleonte".

Dopo di che il nostro diventa deputato del centrosinistra (!) e per un po’ non se ne hanno molte notizie, a parte una nuova omelia del settembre 2007: "Sono convinto e dico (sembra il "qui lo dico e qui lo leggo " di Cetto Laqualunque!) che i troppi soldi dell’autonomia trentina stiano addormentando le idee delle future generazioni...". Poi – è storia di ieri - il voto contro la fiducia al suo governo e gli infruttuosi tentativi di trovare un posto fra i candidati.

In questi ultimi 20 giorni, malgrado la sua assenza dall’agone elettorale, ha trovato comunque modo di far parlare di sé:

- Trentino, 25 marzo. Bezzi, riceverà una buonuscita di 50.000 euro come parlamentare che non si ripresenta. Come altri, certo. Ma lui si sente in dovere di commentare sgradevolmente: "Vorrà dire che ci farò una bella vacanza. Non ho maturato neanche il vitalizio come consigliere provinciale perché mi sono dimesso prima. Ma questo non è importante. Del resto, io la politica la faccio per passione".

- L’Adige del 27 marzo informa che Bezzi detiene il record negativo di presenze in parlamento: è stato assente infatti nel 40.9% delle votazioni, risultando al 485° posto fra i parlamentari, ultimo dei trentini. L’indomani, la sua spiegazione: "Non si tratta di assenze, ma di mancate votazioni: io non accetto questi attacchi, perché ho fatto il mio lavoro con coerenza". Ma che fatica! "E’ stata una legislatura tribolata: due anni in cui spesso venivano messi in votazione emendamenti presentati dall’estrema sinistra, ad esempio. Ho sofferto molto: non potevo esprimere parere contrario per non scatenare polemiche, dato che facevo parte di una coalizione, ma non potevo neppure dare il mio assenso a proposte che sapevo il mio elettorato non avrebbe condiviso. Quindi non votavo, tutto qui".

Domanda idiota: perché mai si è accodato ad una coalizione dove c’era anche la "estrema sinistra"? Forse perché era quella favorita dai sondaggi?

Comunque, lungi dall’imbarazzarlo, quell’assenteismo lo riempie di fierezza: "Ben sapevo che in caso di mancata partecipazione a più del 30% delle votazioni rinunciavo, in un giorno, a 150 euro: sono orgoglioso di essermi comportato in questo modo, di non aver rinunciato alla mia coerenza".

L’ultima esternazione riguarda la sua preoccupazione per la ricomparsa della lince in val di Sole, che potrebbe assolvere il compito di frenare l’eccessiva diffusione di cervi nello Stelvio, funzione (o alibi) attualmente svolta dai cacciatori. Sacrosanta la replica di Dellai: "Bezzi può stare tranquillo: la lince mangia caprioli, non voltagabbana".