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Schelfi: santificato e trombato

Schelfi

E così Diego Schelfi ce l’ha fatta (vedi sul blog di Qt). Il presidentissimo della Federazione delle Coop, in vista della prossima scadenza del 3° mandato, ha spergiurato che non pensa a un quarto, e allo stesso tempo ha fatto passare una modifica allo Statuto per renderlo possibile. “Deroga ai mandati, il 14% contrario” titola L’Adige, che spiega nell’occhiello: “Per la prima volta in tanti votano no”. Analogamente il Corriere del Trentino: “Deroga ai 3 mandati, 69 voti contro...Clima teso ieri in assise”.

D’altro avviso il Trentino. Titolo neutro, “Schelfi lascia, la partita è aperta”, e occhiello di spudorato supporto: “Sì al quarto mandato. Il presidente deciso a farsi da parte nel 2012 ma in molti gli chiedono di restare al comando”. L’articolo poi, di Roberto Colletti, è ancor più schierato: “La fazione che nei prossimi 12 mesi gli chiederà di rimanere è sul piede di guerra e ha saputo esibire argomenti più robusti di chi propone il “cambiamento” (virgolette derisorie, n.d.r.) per propensione polemica più che per capacità di proposta”. E quindi via con una serie di lodi al “ruolo nazionale assunto dalla Federazione di Schelfi”,la sua capacità di tenere assieme una rete di imprese” e sbeffeggi agli oppositori, “solo allegre compagnie”. Della crisi verticale di una serie di grandi cooperative (LaVis, Fiavè o le Casse Rurali impantanatesi con le funivie di Folgarida), dell’inetta funzione di vigilanza della Federazione, dei pelosi rapporti tra le Coop e la finanziaria Isa officiati da Schelfi presidente di entrambe, dell’incapacità della Federazione di imprimere una visione unitaria a settori come il vitivinicolo, dell’insabbiamento di tematiche fondamentali come il ruolo del socio e quello del manager, di tutto ciò il Trentino non parla: Schelfi for president, delle Coop e magari anche della Pat.

Con sano realismo invece il Corriere titola “Porte aperte” un breve commento: Schelfi è in corsa per succedere a Dellai, la modifica dello Statuto è un paracadute se la candidatura in Provincia non andrà a buon fine: “meglio che le porte siano tutte aperte”.

Al Trentino non pare ancora di aver tirato abbastanza la volata a Schelfi e quattro giorni dopo ribatte il chiodo. È un’intervistona di due pagine, ancora di Colletti in posizione genuflessa, in cui Schelfi deborda, pontifica, si loda, s’imbroda: “Schelfi: ‘il Trentino ritrovi l’etica’” è il titolo, e a cotanta altezza si mantiene il testo. Esemplare, alla fine, la domanda dell’intervistatore scendiletto: “E con tutto questo bel po’ di progetti in cantiere, tra un anno Lei (maiuscolo non nostro, n.d.r.) pensa di lasciare?” Ma non sarà mica un incosciente? Non vorrà per caso privarci delle sue capacità?

Per fortuna c’è il pluralismo. A questo fiore di giornalismo l’indomani replica, sempre sul Trentino, Giuliano Beltrami, anch’egli dirigente della Cooperazione, uno dell’”allegra compagnia” degli oppositori, secondo Colletti. “Se l’etica diventa soltanto uno slogan” è il titolo dell’intervento, che inizia, chiosando il panegerico del giorno prima: “Ma hanno ancora senso le parole?”

Lo stesso giorno L’Adige ci va giù ancora più duro, in un esemplare fondo di Luisa Patruno. Che esordisce ricordando che se Schelfi annuncia di volersi candidare a guidare la Pat, “non può non essere giudicato anzitutto che per quello che ha fatto”. E dopo aver ironizzato sulla manfrina della modifica dello Statuto “che Schelfi giura e spergiura non utilizzerà”, affronta il toro per le corna: il nostro “ha mostrato grossi limiti e incapacità di leadership di fronte ai problemi gravi, che sono emersi e sono stati affrontati e risolti da altri. Innanzitutto dall’intervento della Provincia, senza il quale quei pezzi di cooperazione che sono stati gestiti male starebbero ancora annaspando o meglio sarebbero stati costretti, per una volta, a confrontarsi con quelle regole di mercato che valgono per tutti - gli altri - e quindi a fallire”. E quindi una breve analisi dei casi in cui è stato il generoso intervento della Pat a salvare cooperative mal gestite. A questo punto Patruno ribalta l’autocelebrazione di Schelfi, che si vorrebbe gran sacerdote di un “Trentino che deve ritrovare l’etica”. “È etico che sia affidata a degli incapaci la gestione di imprese cooperative che poi devono essere salvate dalla Provincia? È etico acquistare l’area Italcementi da Isa per 20 milioni di euro nel 2005 e rivenderla alla Provincia per 25 milioni solo qualche anno dopo?” (qui Patruno fa qualche confusione con le cifre, ma il concetto è centrato). Infine la domanda più penetrante: “Schelfi è sicuro di saper gestire un bilancio di 4.600 milioni di euro? Non è che ci ritroveremo un giorno a dover chiamare qualcuno per venire a ‘salvare’ la Provincia?”

Schelfi non risponde, ma risponde il mondo economico. Per il quale il troppo ammanicato Diego è diventato troppo ingombrante, e così lo si scarica: “Isa, fuori Schelfi dal cda” titola L’Adige del 25 giugno. Il Trentino invece, alla notizia dedica una striminzita righetta all’interno del testo.