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QT n. 2, febbraio 2012 Trentagiorni

Schelfi 4, la tristezza

Diego Schelfi

Sembra da ridere. Il copione da filodrammatica sgangherata, ampiamente previsto, si sta avverando. Il presidentissimo della Federazione Cooperative Diego Schelfi che si fa approvare una modifica dello statuto per poter essere rieletto al quarto mandato, ma spergiura che non è per sè, no, figurarsi, è per il futuro, per il 2021...; la Federazione che indice un sondaggio presso i presidenti delle coop per individuare il successore...; in parallelo istituisce un Comitato di saggi per sondare... E si finisce per indicare ancora Schelfi.

Ci sarebbe solo da ridere. Ma è peggio. Perchè i tre mandati di Diego Schelfi sono stati caratterizzati da gran pacche sulle spalle per tutti, ma dall’immobilismo più assoluto. Mentre invece i problemi urgono, su troppi fronti: diverse cantine sociali annaspano, le Casse Rurali dovrebbero accorparsi ma non lo fanno, le Famiglie Cooperative sono penalizzate dalle inefficienze del Sait e questi ribatte con modifiche statutarie che (vistoso strappo ai principi cooperativi) ne impediscono la fuoriuscita... E poi i problemi di fondo: l’efficacia di controlli e revisioni (vedi caso LaVis) il rapporto soci\manager e il significato della democrazia cooperativa.

Come si vede argomenti di importanza capitale, al punto da mettere in discussione il significato del movimento ai giorni nostri. Problemi troppo scomodi, che la casta dei dirigenti cooperativi stenta a mettere in discussione, e che quindi Schelfi ha nascosto sotto il tappeto. Che ora si intenda rinnovarne l’ennesimo mandato è un segnale chiarissimo: andiamo avanti così, fin che la barca va...

Tutto questo confidando nella fiducia, un po’ fideistica dei soci: le cooperative sono state potente strumento per far uscire le valli trentine da povertà e arretratezza, chi ne è a capo gode automaticamente di un considerevole capitale di fiducia. Che però, andando avanti così, si rischia di dissipare.