Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

La greppia della previdenza integrativa

Aldo Collizzolli

L’organo attuativo, e vero braccio operativo delle finalità previste dalla Legge Regionale 3/97, è il Centrum PensPlan S.p.A. Costituito sulla base della legge medesima, le sue finalità sono quelle di consentire l’accesso a forme di previdenza complementare a tutti i cittadini della Regione, individuando e rendendo operativi gli strumenti atti ad assicurare copertura previdenziale a tutta la popolazione regionale, dare supporto ai fondi pensione, fornire adeguate garanzie in ordine al buon esito del loro risparmio previdenziale. Ciò ovviamente sapendo che l’attività dei fondi pensione è essenzialmente speculativa; con tutto ciò che, di insostenibile, ha la speculazione finanziaria.

All’interno del programma pensionistico PensPlan vi è anche il fondo Laborfonds, per cui, checché ne dica il segretario della Cgil trentina (vedi Pensplan: insostenibile), se uno affonda nei debiti l’altro lo segue perché sono sulla stessa barca. Forse Dorigatti non sa (ma i lavoratori sì) che "Laborfonds è un fondo a contribuzione definita senza garanzia di risultato, di conseguenza non può essere garantito in modo certo l’ottenimento di un rendimento finale corrispondente alle aspettative".

Solo ora si accorge delle inaccettabili interferenze del potere locale altoatesino; dimentica il fatto che i padroni hanno per lo meno il 50% del potere all’interno del Laborfonds, cosa che significa comunque (dati gli intrecci tra potere economico e politico e tra industria e finanza) che i padroni, alla faccia degli interessi dei lavoratori, hanno in realtà un’ampia possibilità di incidere sulle scelte che contano.

Certo PensPlan e Laborfonds non sono la stessa cosa: hanno consigli di amministrazione diversi. Ma la preoccupazione nasce da una domanda legittima: se PensPlan perde soldi perché le borse vanno giù, come farà Laborfonds a garantirci una pensione degna di questo nome fra 10, 20, 30 anni?

La Regione detiene oltre il 90% del pacchetto azionario assieme a banche e assicurazioni (il vero centro di potere in Trentino ed in Alto Adige), ripiana i deficit e finanzia generosamente tale istituto. Si ricordi la delibera 1670 del 26 novembre 2001 (proposta dell’assessore Roland Atz), in cui, considerate le finalità principali del Centro pensioni complementari imposte dalla legge regionale (architettata da Oskar Peterlini, divenuto senatore e anche amministratore di Pensplan, e membro di Itas) i costi di mantenimento dell’intera organizzazione, nel bilancio ammontano per il personale a 1.397.988 euro. Mentre i compensi agli amministratori sono di 242.381 euro. Con ciò è garantito lo stanziamento complessivo di lire 500 miliardi, dei quali 170 già deliberati e 330 da erogare nei vari esercizi e precisamente fino al 2006. Ciò per consentire l’accumulo di risorse sufficienti ad assicurare il pieno perseguimento di tutte le finalità sopra ricordate anche per gli anni a venire, senza ulteriori oneri a carico del bilancio regionale.

In realtà si sono accumulate ingenti perdite! Ma chi se ne frega? Tanto c’è l’ombrello dell’ente pubblico e dei contribuenti.

Va da sé che il Centro Pensioni è un centro di potere (il Zentrum sembra un lussuoso feudo per fedelissimi della SVP), con nomine politiche, per ricondurre la gestione dei fondi pensione sotto l’usuale controllo politico.

Nessuno ha detto nulla sul fatto che già nel bilancio d’esercizio per il 2001 sono state "nascoste", con un’operazione contabile, perdite per 11 milioni di euro, a fronte di una perdita dichiarata di 5,8 milioni.

Ma non solo: la barca continuava a far acqua, e cosa fa la Regione, amministrata dal centro-sinistra? Nella delibera n. 330 del 31 marzo 2003 che sarebbe utile leggere integralmente (anche per i consiglieri regionali che dovrebbero controllare) si legge che l’obiettivo è avere "un minore aggravio per le risorse pubbliche", pertanto, "preso atto che le attività svolte dal Centrum PensPlan S.p.A. ricevono riconoscimenti lusinghieri, sia a livello nazionale che internazionale (sic) e considerato che i successi fino ad oggi conseguiti non possono e non devono costituire motivo di rallentamento nello sviluppo del Progetto PensPlan, è necessario quindi procedere nel continuo sviluppo del Progetto, di modo che venga realizzato l’obiettivo del progressivo contenimento dei costi a carico della Regione"!

E ancora, "considerato che il Centrum PensPlan ha predisposto un insieme di servizi che presentano il livello di qualità più elevato in Italia, ma che ciò non è fattibile con la struttura organizzativa attuale, ideata nella fase iniziale di applicazione della normativa regionale in un contesto operativo del tutto diverso dall’attuale … incarica il Centrum PensPlan S.p.A., per quanto di competenza, di assumere tutte le iniziative necessarie per la realizzazione e l’operatività di uno sviluppo del Progetto PensPlan, anche partecipando ad una società in quota minoritaria".

Ecco che il Centrum PensPlan si trasforma da centro servizi per la gestione del Laborfond in un centro di potere che mira ad imporre scelte sostanziali relative alla gestione dei fondi (ovviamente i privati parteciperanno al rastrellamento della liquidità tramite l’Ente pubblico). Geniale o diabolico?

Se nel nostro paese da vent’anni a questa parte i governi di centro-sinistra e i sindacati confederali hanno picconato le pensioni pubbliche in modo da consegnare a Berlusconi-Bossi e Fini, il completamento dell’opera, a livello locale i Laborfonds hanno rappresentato quell’esperienza che oggi sta fungendo da apripista e da modello di riferimento per l’introduzione su base "federalista" del sistema previdenziale complementare regionalizzato. Tutto ciò per garantire compensi e pensioni d’oro ai top manager o presunti tali.

Libertà di manovra agli investitori privati con i soldi della povera gente e con la benevola adesione della sinistra di governo.