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Il caso Gasperotti

Anche i comunisti litigano.

"Guido Gasperotti non può far parte della lista di Rifondazione Comunista". Alla fine di agosto, con una mozione, secca e di poche parole, il Comitato Politico Provinciale di Rifondazione Comunista del Trentino ha chiuso una discussione che a tratti è stata fin troppo pesante. E da parte di qualcuno non solo nei toni: "Le ingiurie alla segretaria provinciale -ci dice un membro del Comitato Politico- sono state di una tale bassezza morale che c'è da star male solo a ripeterle". Uno scontro pesante, dunque, ma che non pare né improvviso né inaspettato dal punto di vista politico.

"Questa decisione -dice Franco Onere della Segreteria Provinciale- è il risultato di un confronto che dura da oltre un anno. Nel Comitato Provinciale Gasperotti in più di un 'occasione si era ritrovato in minoranza su documenti politici di impostazione generale. Il fatto che Gasperotti non ne condividesse il contenuto ha pesato, perché è andato per la sua strada senza tenere in alcun conto le posizioni della maggioranza".

In concreto? "Il tipo di impostazione politica che Gasperotti ha dato alla sua attività di consigliere ha isolato il partito dalle altre forze della sinistra e dal sindacato. Non voglio dire che lo abbia fatto scientemente, non lo so, ma questo è avvenuto; e quando si è isolati non si va molto lontano".

Più di una volta, e pubblicamente, Guido Gasperotti ha sconfessato scelte e prese di posizione di esponenti del suo stesso partito in vari Consigli comunali.

Un paio di esempi: "Quando qualche anno fa il nostro consigliere comunale di Mezzolombardo si stava battendo contro la chiusura dell'ospedale -ci ricorda Enzo Piffer, membro del Comitato Provinciale- Gasperotti, senza alcuna discussione interna su un problema così serio, se ne uscì pubblicamente sostenendo che era necessario e giusto il ridimensionamento di quell'ospedale".

Un problema simile si è posto l'estate scorsa col gruppo consiliare di Rovereto, dove mentre i consiglieri di Rifondazione facevano quadrato, col centrosinistra, contro una mozione della Lega e di AN che chiedeva le dimissioni dell'assessore e vicesindaco Lorenzini, Gasperotti pubblicamente interveniva, sostenendo che non solo era necessario chiedere quelle dimissioni, ma che era doveroso pretendere anche quelle del sindaco Ballardini, responsabile della nomina di Lorenzini. Una sorta di sconfessione pubblica del gruppo consiliare roveretano che disturbò non poco Franco Valduga, il suo capogruppo: "Mi infastidisce che Gasperotti sia uscito sui giornali senza parlarne con nessuno -scriveva in quei giorni Valduga a Rosa Anna Tamanini, segretaria provinciale di Rifondazione- senza concordare con nessuno cosa fare, come e perché, a quale fine. (...) Non capisco perché nessuno dei nostri a Roma chieda le dimissioni di Ciampi, che pure aveva nominato De Lorenzo ministro della sanità."

Una contrapposizione politica, come si vede, che tocca questioni fondamentali come quella dei rapporti tra Rifondazione e le altre forze politiche e ancora la questione del ruolo che Rifondazione vuol darsi dentro le istituzioni.

Un'altra brutta storia l'ha vissuta lo scorso anno il Circolo di Rifondazione Comunista di Riva del Garda aggiungendo, sul piano dei rapporti interni, ulteriori elementi di tensione. Ai primi di ottobre il Circolo rivano elegge come suo segretario politico Andrea Parolari, allora anche coordinatore provinciale dei Giovani Comunisti. Otto giorni dopo Parolari si dimette in maniera irrevocabile dalla carica con una comunicazione al Comitato Politico Provinciale in cui afferma che le dimissioni sono dovute alla "netta sensazione di essere stato strumentalizzato per fini a me oscuri e sui quali mi rifiuto di indagare, cosa che mi riterrei moralmente obbligato a fare in qualità di segretario del circolo". Andrea Parolari non indaga, preferisce dimettersi.

Che cos'era accaduto di tanto grave da portare, a otto giorni dall'elezione, un segretario di circolo alle dimissioni ? Ce lo racconta Donatello Baldo, attuale coordinatore provinciale dei Giovani Comunisti: "Due giorni dopo la sua elezione, Andrea riceve una telefonata da Francesco Pisciali, l'anatomopatologo dell'ospedale di Rovereto, che gli dice di aver mandato un articolo all'Adige a proposito del Pronto Soccorso di Riva del Carda firmandolo Andrea Parolari.

Quando Parolari invita Pisciali a ritirare la sua firma dall'articolo, si sente rispondere di non preoccuparsi: se non poteva usare il suo nome, avrebbe messo, in calce all'intervento, la firma di Gasperotti. Ma l'indomani l'articolo esce a firma Andrea Parolari. E non basta: il giorno stesso, il primario dell'Ospedale di Riva telefona a Parolari chiedendogli conto di quanto aveva scritto, e a lui non rimane altro che invitare il primario rivano a rivolgersi a.... Piscioli. Perché Piscioli fa queste cose ? E ' inaccettabile che si permettano pratiche di questo tipo. Come può un partito permettere che un segretario di Circolo venga messo in condizioni simili? E per finire, la lettera di dimissioni di Parolari non è mai stata discussa da alcun organismo del Partito".

E' in seguito anche a fatti come questo che Rosa Anna Tamanini aveva chiesto che gli interventi sulla stampa locale fossero almeno discussi all'interno di Rifondazione. Ma anche questo, alla fine dello scorso anno, è stato motivo di scontro. Guido Gasperotti, infatti, con una lettera spedita sia ai Circoli trentini, sia ai responsabili nazionali del partito, attribuisce all'intervento della Tamanini la responsabilità della paralisi di Rifondazione, perché "gli organismi sono in realtà inesistenti". Ed è proprio a questa debolezza di Rifondazione che Gasperotti si richiama quando gli chiediamo il suo punto di vista sulle accuse che gli sono state mosse a fine agosto per giustificare quel voto che, per ora, lo esclude dalle liste di novembre.

Gasperotti non parla volentieri di questa vicenda, "perché afferma io sono assolutamente rispettoso delle decisioni del partito e penso che le decisioni e le scelte, giuste o sbagliate che siano, si debbano fare negli organismi deputati a decidere".

In ogni caso non rinuncia a dire la sua su quanto lo riguarda direttamente: "Io ritengo di aver svolto la mia attività di consigliere legandola ai bisogni reali della gente. In più di un'occasione, sui problemi dell'assistenza, della sanità, del lavoro, ho trovato condivise le mie posizioni. Le manifestazioni spontanee di solidarietà che mi sono arrivate in questi giorni dicono che non mi sono isolato facendo di testa mia. L'aver prodotto due manuali sui diritti dei cittadini riferiti alla salute e all'assistenza, gli interventi in sede legislativa sulla questione anziani, non sono risultati da buttare via ".

Quando gli facciamo notare che l'accusa, però, è quella di non aver fatto della sua presenza istituzionale uno strumento di rafforzamento politico di Rifondazione, anzi di avere spinto il partito all'isolamento, la risposta è perentoria: "Si voleva far diventare questo luogo istituzionale, che certo è anche politico e del partito, un luogo dove si sarebbe dovuto organizzare il partito. Il luogo istituzionale non può invadere competenze che sono del partito. Ci può essere un contributo, un collegamento stretto, ma non può sostituirsi al partito che è un 'altra cosa. Dall'altro lato e 'è ancora un problema: dove vado a prendere i suggerimenti, i contributi, le proposte per l'attività istituzionale se il partito non è stato organizzato?". Affermazioni, queste che chiamano in causa direttamente il gruppo dirigente provinciale di Rifondazione e i suoi limiti politici e organizzativi. Una debolezza che la stessa segretaria riconosce: "E' difficile -nota Rosa Anna Tamanini- far partire gruppi di lavoro che siano in grado di produrre sistematicamente contributi di idee e progetti. E' fuori dubbio che siamo di fronte a limiti politici, però i tentativi messi in atto sono stati anche interrotti da comportamenti politici che il partito a larghissima maggioranza ha condannato. Con più di una votazione il Comitato Politico ha chiesto di modificare questi comportamenti. Il che non è avvenuto ", conclude la Tamanini, lasciando intendere che quel voto sull'esclusione di Gasperotti dalla lista era in qualche modo nella logica delle cose.

Molto più esplicito, in questo senso, è il documento diffuso dal Circolo di Rifondazione del Basso Sarca: "E' necessaria una totale e chiara scelta di discontinuità politica del PRC del Trentino... Il sostanziale isolamento politico del partito è stato ingenerato dall'intervento complessivo di Rifondazione Comunista all'interno dell'organo istituzionale al massimo livello... L'utilizzo distorto delle opzioni radicali di politica nazionale.... ha prodotto il confinamento di Rifondazione ai margini del dibattito politico...".

Ciò che emerge è ancora una volta il problema dell'isolamento politico e ancora una volta si individuano le responsabilità nel consigliere provinciale.

Però una domanda è d'obbligo: ma davvero dell'isolamento e della debolezza politica di Rifondazione del Trentino porta tutta intera la responsabilità Guido Gasperotti? O non sarà piuttosto un forte deficit di analisi e di proposta progettuale per il Trentino a impedire i rapporti con le altre forze politiche, in particolare della sinistra, e a produrre e permettere tanti sconquassi, piraterie giornalistiche e isolamento ?