Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

La parola ai cittadini

“Partecipazione”: la nuova parola-chiave per lo sviluppo urbano

La seconda edizione dell’”Ufficio-cantiere” per sviluppare progetti per “riciclare” la rotonda della pittura gigante sul 1809 (vedi “Tradizione e progetto”, nel numero di ottobre), in novembre ha prodotto risultati eccezionali. Le oltre mille proposte, raggruppate in diversi clusters e poi giudicate in base a criteri anch’essi sviluppati nel primo turno di discussioni, sono state concentrate in un numero ristretto di progetti possibili dalle Nonconform (il gruppo di architetti, urbanisti e sociologi incaricato dal comune di organizzare questo processo), premiati dai lettori del giornale “Die Presse” come “Austriaci dell’anno” nella categoria “Creative industries”. Per tre giorni, sia in piccoli gruppi di lavoro che in modo assembleare, questi progetti sono stati valutati e ri-valutati, discussi e ridiscussi, e alla fine un’unica complessa ma consistente proposta è stata scelta a grandissima maggioranza, ed ora verrà ancora rielaborata dai Nonconform per poi essere votata, in primavera, dai consigli comunale e provinciale.

La vecchia stazione della funivia diventerà un centro per gruppi di artisti e per i nuovi “artigiani digitali”, per presentazioni, assemblee, esibizioni. Il ponte della funivia verrà rivitalizzato, non solo come monumento della tecnologia, ma come un vero ponte da utilizzare per passeggiate verso la montagna. La rotonda - un grande spazio, quasi una cattedrale profana - rimarrà vuota e sarà usata sia per produzioni artistiche (musica, danza, teatro) che per proiezioni gigantesche sui muri: una ri-edizione digitale della vecchia idea della pittura gigante rotonda, oggi traslocata nel nuovo museo “della tirolesità” (uno spreco enorme di soldi pubblici).

Ancor più importante del risultato, però, è stato il processo stesso. Per la prima volta, un grande progetto comunale/provinciale è stato deciso dai cittadini in prima persona, e non in modo referendario con un sì o un no, ma in un processo partecipativo, professionalmente gestito e moderato. Abbiamo visto che l’intelligenza collettiva di tanti può produrre idee complesse ed accettabili a molti, in modo molto più produttivo dell’abituale gruppo di esperti, poiché i cittadini sono i veri esperti della vita urbana. Abbiamo visto che i processi partecipativi insegnano a rispettare i punti di vista altrui, a valutarli in uno spirito di sintesi. Insomma: la democrazia non è solo decisione maggioritaria, ma anche rispetto delle persone e delle idee, e trasparenza. Chi ha visto come la posizione maggioritaria si è sviluppata, poi accetta più facilmente le conseguenti decisioni.

La partecipazione come modo per arrivare a decisioni, per coinvolgere i cittadini nella riflessioni sul che fare, ha un posto di primaria importanza nel programma dell’attuale “giunta-semaforo” (lista civica social-cristiana, verdi e socialdemocratici): abbiamo promesso di sviluppare nuovi modelli per la democrazia municipale, e stiamo facendo i primi passi. La nuova commissione “Partecipazione e società civile” del consiglio ha già deciso di creare un nucleo di lavoro che insegni a tutti i dipartimenti, dall’urbanistica alle politiche per la mobilità o alla salute, gli strumenti per le decisioni partecipative.

Questi strumenti li usiamo raccogliendo esperienze pratiche. Recentemente, una grande cooperativa edilizia ha avviato la ristrutturazione di un blocco di centinaia di case popolari, ricordandosi delle tradizioni del movimento cooperativo, cioè ha organizzato un’assemblea degli inquilini non per informarli di decisioni già prese, ma per iniziare un processo partecipativo che definisca le esigenze ed i criteri per il bando del concorso di architettura da svolgere nel 2013.

A sua volta, il dipartimento urbanistico, insieme a quello per lo sport, ha iniziato un iter per la ristrutturazione di un intero quartiere urbano (l’area dell’ex-ippodromo a nord-est della città), dove la nuova edilizia popolare dovrà coesistere con grandi centri sportivi (tennis, calcio, ecc.), e il risanamento della vecchia “casa del popolo” di un’associazione sportiva paragonabile all’ARCI. Per liberare le aree migliori per l’edilizia popolare, bisogna spostare alcuni campi sportivi. Cosa non facile, visto che una legge regionale garantisce l’incolumità di queste strutture. Per gestire le discussioni sui compromessi possibili, il comune ha incaricato un moderatore professionale. Il primo turno di incontri con le associazioni sportive si è già svolto, poi si inviteranno gli abitanti dei rioni adiacenti. Anche in questo caso, prima gli obiettivi e gli scopi della ristrutturazione vanno definiti insieme ai cittadini e alle associazioni sportive, poi va scritto il bando del concorso urbanistico.

“Prendiamoci la città!” Qualcuno ricorda questo slogan?