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QT n. 2, febbraio 2013 L’editoriale

Violenti e violenti

Sono stati in moltissimi, venerdì 19, a provare un sentimento di solidarietà verso gli esponenti leghisti presi a colpi di sanpietrino in piazza Duomo. E questo sì è stato un risultato politico degli anarchici di Rovereto, forse il primo da qualche anno a questa parte. Se è lecito ragionare sul fatto che la violenza possa essere parte di un’azione politica, quella dell’oppresso che si risolleva nei confronti dell’oppressore, il prendere a sassate un gazebo di anziani non rientra nella fattispecie. Per questo è assolutamente giusto che il sentimento di solidarietà umana nei confronti dei leghisti permanga. Le vittime dell’aggressione di sabato, in quel momento, altro non erano che anziani presi a sassate.

C’è comunque un errore da evitare: quello di accogliere la Lega Nord, in quanto vittima di un’aggressione, nell’alveo dei movimenti democraticamente legittimi. Quella di sabato, in fondo, è stata l’aggressione di una cultura violenta ad un’altra cultura violenta. Perché violente sono le leggi che la Lega Nord ha preteso ed approvato negli anni, soprattutto se si parla di immigrazione. E violente sono, nelle loro conseguenze, le menzogne, come quella contenuta nei manifesti che leggiamo in questi giorni per le strade.

Un extracomunitario può arrivare a ricevere dal welfare provinciale fino a 2.000 euro al mese? Sì, se ha vissuto e lavorato in Trentino per almeno tre anni, è ora disoccupato, vive in affitto, ha una moglie e quattro figli anch’essi disoccupati ed almeno uno invalido. Esattamente come ogni trentino.

Due culture, anarchici e leghisti, molto diverse tra loro, certo. L’una che la violenza la teorizza (superficialmente) ed ogni tanto la mette in pratica, senza ricercare alcun consenso perché autoinvestitasi di una rappresentanza, quella dei deboli e degli emarginati, che non ha e non avrà. L’altra che invoca cialtronescamente i fucili e cavalca la paura per andare a Roma a godere dei benefici parlamentari.

A coloro che hanno a cuore la democrazia non resta che continuare ad imboccare la strada più difficile: quella della discussione, sia pure dura ed estenuante. Anche con i militanti leghisti, i quali - se in buona fede - hanno il diritto che gli venga spiegato perché una paura comprensibile come quella verso qualcosa di ignoto, l’immigrazione, è infondata. Ed anche con gli anarchici. Cosa, forse, ancora più difficile.