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QT n. 3, marzo 2018 Seconda cover

5 domande a 4 candidati

I candidati di PD, Forza Italia, M5s e LEU si confrontano su tasse, disuguaglianze, Europa, ambiente e Autonomia

Tagliare le tasse è lo slogan di tutti. Ma non prefigura una società ancor più disuguale, con meno servizi e più disuguaglianze?

Mariachiara Franzoia

Maria Chiara Franzoia (PD)

Per noi è basilare il principio della Costituzione per cui ognuno deve pagare secondo la propria capacità di contribuzione, con una tassazione progressiva che deve tendere a una redistribuzione dei redditi. Siamo contro le promesse mirabolanti; l’Italia deve mantenere attenzione al debito pubblico e consolidare la luce in fondo al tunnel della crisi. Dobbiamo invece detassare le imprese (di qualche punto percentuale, non di più) che investono per creare lavoro. Contemporaneamente bisogna, come ovvio, lavorare sull’evasione fiscale e facilitare il rapporto del fisco coi cittadini.

Come valuta la politica dei bonus?

Perché le politiche siano incisive, devono essere misure strutturali, come per esempio gli 80 euro; il bonus bebè (per favorire la natalità) ben venga, però se devo scegliere lo darei sul primo figlio, poi occorre trasformarlo in cose strutturali: servizi, nidi, colonie, e detrazioni (sport, sanità). Sui bonus sono scettica, anche perché ho visto, dalla mia esperienza di assessore, che le famiglie i soldi non sempre li sanno gestire. Però rispetto agli investimenti strutturali, i soldi come bonus hanno un ritorno elettorale più immediato. Senz’altro, bisogna aiutare le presone a riflettere su questo.

Riccardo Fraccaro

Riccardo Fraccaro (Movimento 5 stelle)

Siamo per un dimezzamento dell’Irap, una drastica riduzione dell’Irpef, un aumento dagli 8.000 ai 10.000 euro della no tax area. Le coperture vengono dalla spending review come prevista da Cottarelli e poi non attuata, e dalla fine delle agevolazioni fiscali a pioggia giudicate dagli stessi ministeri dell’Economia e dell’Ambiente inutili quando non dannose. Proponiamo inoltre una drastica riduzione del cuneo fiscale per le aziende, eventualmente anche andando a spendere in deficit, da mantenere comunque sotto il 3% del Pil.

Siete per la progressività della tassazione?

È prescritta dalla Costituzione e noi ne siamo convinti. Il problema è che le tasse sono troppo alte, tutti pagano troppo.

Beh, se tutti pagano meno, ci saranno meno servizi.

Vogliamo superare l’austerità, è il rilancio dell’economia ad abbassare il debito pubblico. Le coperture degli abbassamenti delle tasse vanno trovate nella razionalizzazione del sistema, degli sprechi. E poi il conseguente rilancio dell’economia provocherebbe espansione e quindi più gettito fiscale.

Donatella Conzatti

Donatella Conzatti (Forza Italia)

Voi proponete la flat tax: non è un bel regalone ai ricchi a danno dei meno abbienti?

È vero che la progressività nella tassazione può essere data dalle aliquote crescenti, noi invece la proponiamo con l’estensione della no tax area, che vogliamo portare a 12.000 euro (oggi per i pensionati è a 8.124 euro ndr), e che va a decrescere col crescere del reddito. La copertura verrebbe assicurata dall’abolizione delle detrazioni: ne lasceremmo un numero molto ridotto, come quelle per i figli a carico.

Un meccanismo che farebbe guadagnare moltissimo chi ha un reddito di 100-200 mila euro, a danno degli altri.

Noi proponiamo di diminuire le detrazioni, tolte completamente a chi ha un reddito sopra i 55.000 euro. Se calcoliamo questo dato, viene mantenuta la progressività dell’imposta. E il sistema, grazie all’annullamento delle detrazioni, diverrebbe molto più semplice con una diminuzione degli adempimenti fiscali.

Renata Attolini

Renata Attolini (Liberi e Uguali)

Noi non parliamo di tagli delle tasse, se non delle tasse universitarie, poiché la cultura va considerata un bene comune e quindi non tassabile.

Anche la salute lo è, ma gli abbienti pagano i ticket.

Infatti siamo per una rimodulazione dei ticket sanitari. Poi: anzitutto noi scartiamo la flat tax, anzi, proponiamo l’esatto contrario, un alleggerimento dell’aliquota del primo scaglione (che insiste sui redditi più bassi) e un incremento dei successivi. Quindi le semplificazioni: unificare le detrazioni per i carichi famigliari e gli assegni famigliari in un unico strumento, nell’ottica di sostegno alle famiglie, estendendolo ai lavoratori autonomi, per aiutare, tra di loro, gli incapienti; e unificare anche tutti i prelievi sui redditi, anche da patrimonio, per sostituirli con un’imposta unica, però progressiva e esentando i patrimoni più bassi. C’è poi il tema delle multinazionali, per le quali va prevista una tassazione concordata a livello europeo, per evitare le delocalizzazioni, vedi Embraco. Infine, lo dicono tutti, la lotta all’evasione fiscale e – la sostengono in meno - contrarietà assoluta ai condoni.

Strettamente connesso alla tassazione è il tema delle disuguaglianze, enormemente aumentate negli ultimi 30 anni. Cosa prevedete?

Mariachiara Franzoia

Maria Chiara Franzoia

Indubbiamente si sono acuite, vale il motto di don Milani: parti uguali per diseguali è la più profonda delle ingiustizie. Sul fisco ho già detto, c’è il tema del welfare, che è andato molto in crisi: le complessità di oggi ne hanno messo in crisi gli strumenti. Le attuali complessità sociosanitarie, in cui si intrecciano solitudine (famiglie con pochi figli, più anziani da curare) e nuove malattie come le demenze, richiedono maggiori e diversi servizi, che una volta venivano prestati dalle famiglie. Bisogna lavorare sull’edilizia abitativa, oggi regolata da norme che tengono poco conto delle problematiche sociali, sulle case di riposo… Insomma, bisogna rivedere questo welfare, mettendo in rete il volontariato, anche dei pensionati (ed è pure una maniera per contrastare l’invecchiamento) incoraggiare il cohousing che mette insieme reti sociali e provoca economie di scala, lavorare dentro le case perché siano più a misura di anziano, abbinare pulizie e sostegno morale ecc.

A spese invariate?

L’obiettivo è non aumentare la spesa, ma agire attraverso una riorganizzazione.

Riccardo Fraccaro

Riccardo Fraccaro

La classe media è diventata più povera, i poveri sono aumentati, e i ricchi diventati più ricchi. Per contrastare questa dinamica prevediamo il reddito di cittadinanza: nessun italiano di buona volontà che cerca il lavoro dovrà più temere di non vivere una vita dignitosa. È una politica di rilancio dei consumi interni, e al contempo contro i costi sociali della povertà e quelli conseguenti dell’insicurezza.

Cosa proponete sull’evasione fiscale?

C’è un problema di personale: i dirigenti dell’Agenzia delle Entrate non hanno vinto gli appositi concorsi ma sono stati nominati dalla politica, che ha messo mano anche in questo settore. Risultato: i grandi evasori sono tranquilli, i piccoli imprenditori sono tartassati. Si tratta quindi di rinnovare gli strumenti, dobbiamo pretendere da tutti il pagamento integrale di tasse più eque, e introdurre anche sanzioni penali più rigorose per chi non lo fa. Poi esiste un’evasione di sopravvivenza, dobbiamo riconoscerlo; e d’altra parte c’è chi le tasse potrebbe pagarle ma gli viene permesso di fare il furbo.

Esiste un vostro permissivismo verso l’abusivismo edilizio?

Siamo assolutamente per abbattere gli immobili abusivi. Teniamo presente che esiste un problema reale di cittadini che vivono in queste case: per essi ci vorrà una politica di sostegno al reddito per permettere il ritorno alla legalità.

Forse uno dei problemi aperti è il Catasto, che nelle altre regioni è una barzelletta.

La riforma è assolutamente necessaria, se noi la abbiniamo all’impignorabilità della prima casa, i cittadini la capiranno.

Donatella Conzatti

Donatella Conzatti

Le disuguaglianze sono un problema gravissimo, con le nuove generazioni più colpite. Noi prevediamo iniziative dall’innalzamento alle pensioni minime ai contributi alla maternità. La soluzione vera è però generare posti di lavoro con agevolazioni particolari per le assunzioni di giovani.

Forza Italia flirta con gli evasori e fa trapelare ipotesi di nuovi condoni.

Ad oggi nei programmi non ci sono proposte di condono, al contrario della voluntary disclosure (rientro dei capitali dall’estero) del centro sinistra.

Veramente Berlusconi ha parlato di azzeramento dei contenziosi con il fisco.

Vogliamo creare un sistema non vessatorio, chiaro, non burocratico, e a fronte di questo chiudere tutte le posizioni pendenti. Sull’evasione i dati dell’Agenzia delle Entrate dichiarano diversi miliardi recuperati negli ultimi due anni: sono stati generati dalla rottamazione delle cartelle fiscali e dalla voluntary disclosure, quindi da condoni del centrosinistra; invece l’attività di recupero dovrebbe venire dall’individuazione e sanzione delle attività di frode.

Forse Berlusconi proprio sulle frodi fiscali ha avuto qualche problema…

Questi sono compiti della giustizia tributaria.

Renata Attolini

Renata Attolini

Oltre al discorso fiscale siamo fautori di un welfare efficiente e universale: che diventerebbe un valore monetario aggiunto, un sostegno alla famiglia. Inoltre vogliamo estendere il reddito di inclusione e rivedere la riforma Fornero, aumentando le possibilità di pensioni anticipate per i lavori gravosi. Teniamo per di più presente che quando si manda un lavoratore in pensione, si libera un posto per un giovane.

Però si aggravano i conti dell’Inps

Sarebbe bene separare la previdenza dall’assistenza.

Il che sarebbe un’operazione di trasparenza. Però, contabilizziamoli come vogliamo, ma le pensioni anticipate sono sempre soldi in meno.

Ma noi non vogliamo meno tasse, vogliamo un sistema più equo. Poi il welfare è anche far star meglio le persone, ad esempio incrementando la vicinanza dei servizi, come i negozi di vicinato, gli asili nido, i luoghi di socializzazione, che aumentano il senso di sicurezza. Ad esempio una moschea, al di là del significato religioso, è un momento di aggregazione e di scambio. Vogliamo inoltre creare un fondo per acquisire, a prezzo adeguato, gli immobili vuoti dati in pegno alle banche, e avere così un’offerta articolata di edilizia abitativa senza incrementare il consumo di territorio.

Uno dei temi più importanti e divisivi è l’Europa. Sì o no alla UE? All’euro? E come si sta in Europa: da euroscettici, da “sovranisti”, da gente che sa “battere i pugni sul tavolo”?

Mariachiara Franzoia

Maria Chiara Franzoia

L’Europa è una via obbligata, oggi nessuno stato nazionale può competere con l’America, la Russia, la Cina, non si possono risolvere problemi come l’immigrazione; poi d’accordo, in questi anni la UE è stata una somma di stati nazionali più che una visione e politica comune. Ma non ci sono alternative, ed è una soluzione positiva, non deve esserci contrasto tra me cittadina trentina, italiana ed europea. Ad esempio, i rimpatri: non può l’Italia ragionare con la Libia, dev’essere l’Europa; e così la complessiva politica con l’Africa, e contro il terrorismo.

Politica fiscale comune?

Senz’altro.

Molti stati dell’est non sembrano volere un’Europa politica. Si dovrà arrivare a un’Europa a due velocità, quella politica per chi ci sta, quella solo doganale per gli altri?

È una soluzione adombrata dallo stesso Prodi. La UE è un insieme di situazioni complesse, in cui dobbiamo comunque starci, e con propositività.

Riccardo Fraccaro

Riccardo Fraccaro

Siamo assolutamente europeisti. Questa Europa non è quella sognata dai padri fondatori, non pensa ai popoli ma alla finanza. Noi vogliamo rimanervi, sull’euro il problema non è la moneta, ma i relativi trattati, che vanno modificati. Così l’immigrazione, una serie di politiche come Triton o gli accordi con la Turchia, che hanno spostato i flussi dall’est Europa al sud italia. Non siamo d’accordo col fiscal compact, col trattato di Dublino, dobbiamo porre questi temi sul tavolo della Commissione europea: i governi precedenti non hanno difeso gli interessi nazionali.

Non si dovrebbe arrivare a costruire un interesse europeo invece di una somma di interessi nazionali?

Purtroppo ora l’Europa non è democratica, il parlamento non conta, contano Commissione e Consiglio Europeo che sono composti da rappresentanti degli stati. Solo con una modifica istituzionale possiamo passare ad una fase in cui non si confrontino gli stati ma i cittadini. Però oggi, realisticamente, dobbiamo impedire che l’Italia sia trattata come un paese irrilevante.

Donatella Conzatti

Donatella Conzatti

Il nostro è un atteggiamento critico e al contempo costruttivo. Sicuramente vogliamo rimanere in Europa e nell’euro, l’Italia deve avere una voce più autorevole, per poter rivedere una serie di trattati, come quello di Dublino, il fiscal compact. Siamo per un’Europa a velocità differenziate, e per rivedere i contributi che generosamente vengono dati ai nuovi stati aderenti.

Veramente il trattato di Dublino e il fiscal compact sono stati approvati proprio dal governo Berlusconi…

Il fiscal compact lo ha inserito il governo Monti (sì, ma con l’approvazione alla Camera di 105 deputati del Pdl contro 5 contrari, e al Senato 90 favorevoli contro 2 contrari, ndr), e l’immigrazione ai tempi di Dublino non era così importante in termini di numeri: ora va rivisto perché i tempi sono cambiati.

Renata Attolini

Renata Attolini

Siamo contro le politiche di austerità: non va bene né il mantenimento dello status quo, né l’uscita dall’Unione, che va reimpostata su altri valori che non siano quelli econometrici e finanziari su misura delle delle banche. Un ruolo maggiore dovrà avere il parlamento europeo, affinché si occupi davvero dei cittadini, con un governo da esso nominato, e non dai governi degli stati nazionali: si andrebbe finalmente oltre la moneta unica, per uniformare i diritti, gli stipendi, la tassazione. A livello europeo, poi, dovrebbe finalmente essere praticata una politica internazionale fondata sul ripudio della guerra.

L’Europa attualmente non pratica la guerra, perché non pratica alcuna politica internazionale.

Dovrebbe fare una politica di pace, e impedire che ci siano missioni in giro per il mondo e gestioni dei migranti come quella di Minniti. E dovrebbe eliminare accordi come quello di Dublino che blocca l’immigrato nel paese di primo arrivo e crea solo clandestini.

Tema negletto è l’ambiente, che viene poi nella pratica sempre contrapposto allo sviluppo, posizione indicativa di una cultura retrograda, orientata verso un affarismo dalle vedute cortissime e ignara da una parte dei costi ambientali, dall’altra delle immense possibilità della green economy.

Mariachiara Franzoia

Maria Chiara Franzoia

Siamo in una fase di transizione, ma l’obiettivo dev’essere quello: lavoro, salute, ambiente devono stare assieme. Però è vero, oggi tra questi termini siamo ancora in una fase di conflitto.

Non mi sembra che il centrosinistra provinciale brilli su queste tematiche. Continua a finanziare impianti sciistici anche decotti, tenendo presenti anzitutto le esigenze di categorie pur sacrosante come i maestri di sci, ma che a volte sembrano i conduttori di calesse nella New York di inizio secolo.

Viviamo in un momento di controsensi, occorre più formazione anche della classe dirigenziale, lavorare su questi contrasti perché maturi una consapevolezza.

Come mai le istituzioni provinciali, anche quelle dedicate all’innovazione, sono spesso sono un freno, invece che propulsori? Com’è che l’agricoltura biologica è stata osteggiata e derisa dalla Fondazione Mach e portata avanti dai Lunelli?

In generale ho visto che la società è sempre più avanti della politica. Oggi forse la politica deve imparare a sostenere chi va avanti rispetto agli altri, non può pretendere di essere più brava. In effetti non lo è, deve saper capire quando le sperimentazioni sono positive e conseguentemente adeguare le regole.

Così la PiRubi? Non c’è troppo timidezza nel dire no?

Anche qui deve prevalere il ragionamento di sistema, un progetto complessivo di mobilità. Col tunnel del Brennero e l’Alta velocità ci potrà essere un riequilibrio gomma\ferro, che trasformerà la nostra mobilità. Dobbiamo perseguire questo disegno d’insieme.

Donatella Conzatti

Donatella Conzatti

Sulla Valdastico diciamo che strada e ferrovia non vanno viste in alternativa. Così vediamo in maniera positiva l’alta velocità, ma d’altronde anche un necessario potenziamento dei territori; per esempio, anche le Giudicarie hanno una strada che va rivista.

Veramente è stata di molto snellita da una lunga serie di gallerie.

Questo è niente rispetto alla val di Fiemme. I ritardi di infrastrutture vanno colmati. In quanto all’economia green siamo assolutamente favorevoli, si stima che possa generare 16-20.000 nuovi posti di lavoro.

Renata Attolini

Renata Attolini

Noi sosteniamo un nuovo “corso verde”: con i cambiamenti climatici, il dissesto idrogeologico, pensiamo che la riconversione ecologica dell’economia sia un settore indispensabile e strategico per rilanciare l’industria e il lavoro. Quindi de-carbonizzazione (carbon tax), rifiuti zero, efficientamento energetico, mobilità sostenibile. Pertanto no assoluto alla Pirubi, va privilegiata la rotaia. Va considerata anche la democrazia energetica, ossia gli incentivi alla produzione di energia pulita da parte dei cittadini (ad esempio con impianti solari).

La parola “Autonomia”, inflazionata oltre il ridicolo, ha finito col perdere significato e appeal. Così succede che Enrico Mentana viene a Trento a sproloquiare sui privilegi autonomistici, e i trentini lo applaudono anche. Come mai? E come va vista l’Autonomia trentina rispetto alle richieste delle altre Regioni?

Mariachiara Franzoia

Maria Chiara Franzoia

L’episodio con Mentana è per me incomprensibile. Abbiamo senz’altro sbagliato a comunicare; e nei rapporti con le altre Regioni…

…quando la Lombardia chiede di trattenere il 75% delle proprie tasse?

Non dobbiamo essere pregiudizialmente contrari. Dobbiamo sostenere i processi positivi (per intenderci, non quelli in stile Catalogna) di autogoverno; il principio di sussidiarietà è costituzionale, decentrare il potere, dentro una cornice e regole comuni deve essere un obiettivo comune in cui il Trentino si riconosce.

È un discorso diverso dalla difesa dell’Autonomia?

Certo, è un passo in più. L’unica salvaguardia di un modello, si coniuga con l’apertura alle richieste altrui di una filiera corta del potere.

Riccardo Fraccaro

Riccardo Fraccaro

Il Trentino è percepito, anche in Parlamento, non come un modello da imitare ma il detentore di un privilegio da abolire. Troppo spesso i parlamentari del centrosinistra autonomista hanno votato tutte le porcate che passavano in cambio di qualche vantaggio per la propria politica clientelare. La prossima delegazione dovrà non solo difendere l’Autonomia, ma lavorare per estenderla agli altri territori.

Donatella Conzatti

Donatella Conzatti

Mentana lo hanno applaudito perché è un mattatore, e si è apprezzato non tanto il merito del problema, ma l’uomo di spettacolo. Noi difenderemo l’Autonomia, anzi dovremo estenderla anche ai territori che la stanno chiedendo per poter avere maggiore efficienza. Dopodichè l’autonomia del Trentino va gestita meglio, basta effettuare il confronto con l’Alto Adige, che oggi ha un PIL superiore di 3 miliardi, meno disoccupazione, più natalità. Ci si difende dicendo che il bilinguismo favorisce l’Alto Adige, ma fino a 10 anni fa i dati delle due province erano sempre allineati, eppure parlavano tedesco anche allora. Penso che la differenza sia venuta dal 2008, da come si è affrontata la crisi: mentre loro hanno rafforzato i punti forti, il Trentino ha voluto solo conservare ciò che c’era con investimenti difensivi che poi non sono stati capaci neanche di difendere e men che meno promuovere quello che andava promosso. Siccome la forbice si sta ampliando, bisogna invertire le politiche con un nuovo governo nazionale prima e provinciale poi.

Renata Attolini

Renata Attolini

L’attuale formulazione delle prerogative costituzionali delle Regioni ordinarie, va difesa, quindi è stata positiva la battaglia contro il referendum Renzi-Boschi che era brutalmente accentratore. L’Autonomia va rilanciata, superando le differenze con Bolzano, andando anche oltre l’Euregio, con la macroregione alpina: i problemi sono gli stessi, dallo spopolamento della montagna all’agricoltura al turismo.

Tutte le Alpi? Non sarebbe un’area troppo ampia?

È un’area che vive gli stessi problemi. Sarebbe molto ampia, è vero, ma rimarrebbero i livelli istituzionali subordinati come Comuni e Province, la macroregione si occuperebbe delle strategie complessive. Un altro limite della nostra Autonomia è che non ha avuto forme di democrazia partecipata, dai referendum popolari ad altre forme di coinvolgimento della cittadinanza. ?