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QT n. 1, gennaio 2019 Trentagiorni

Translagorai: banalità e arroganza

La risposta incredibile dell'ufficio per la trasparenza della PAT alla domanda del perché di un progetto tanto complesso e costoso

Ci sono voluti 4 mesi e l’interessamento diretto dell’ufficio per la trasparenza della Provincia Autonoma di Trento perché il Servizio conservazione e aree protette del Trentino si degnasse di dare risposta a quanti si oppongono al progetto della Translagorai. Anche questo è un esempio di come si intenda il processo partecipativo e la trasparenza fra i dirigenti della Provincia.

La richiesta era semplice: perché un progetto tanto complesso e costoso (3 milioni e 600 mila euro di denaro pubblico sottratti agli obiettivi della lotta ai cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile), pur interessando la più estesa area protetta del Trentino (la ZPS del Lagorai, 46.000 ettari) non è stato sottoposto a Valutazione strategica e a Valutazione d’incidenza?

La risposta è sconcertante quanto il ritardo e lascia comprendere perché nel mondo ambientalista trentino si sia perduta ogni credibilità verso questo ufficio. Anzitutto si giustifica la solita operazione spezzatino. Il progetto non viene valutato nel suo insieme, nelle tante correlazioni e impatti che comporta, ma si limita la valutazione d’incidenza rivolta alle singole opere, la ristrutturazione delle malghe. Ben 4 di queste su 7 rientrano in zone protette dalla normativa europea di rete Natura 2000 (direttiva 92/43).

Va detto che una non più recente sentenza della Corte di Cassazione dà un giudizio estensivo sul dovere delle Valutazioni d’incidenza in aree ZPS e ZSC, che devono riguardare anche ambiti adiacenti e limitrofi alle superfici direttamente tutelate.

Nella risposta si banalizza l’intervento relegandolo ad un “perfezionamento di un percorso escursionistico” e al “miglioramento di una offerta complessiva in vista di un escursionismo sicuro e consapevole”; secondo l’ufficio si certifica dunque che fino a ieri anche migliaia di satini erano escursionisti dediti alla incosciente avventura o degli sciocchi inconsapevoli. In assenza di ogni minimo studio e riflessione l’ufficio esclude di fatto “ogni apprezzabile effetto di cumolo”; nonostante si aprano nuovi sentieri, uno dei quali, tra Col della Palazzina e Col di San Giovanni, in piena area protetta.

La risposta dell’ufficio conservazione demolisce ogni fiducia nel cittadino.

È un insieme di riflessioni sprezzanti nei confronti di cittadini e associazioni dell’ex assessore: leggere simili dichiarazioni provenienti proprio dall’ufficio che dovrebbe tenere alti i principi della conservazione dei territori liberi, della legalità, dimostra che l’impianto normativo e culturale costruito vent’anni fa dall’assessore Walter Micheli è ormai, anche culturalmente, demolito. Eppure, senza guardare lontano, proprio in Lagorai è dimostrato che, laddove si infrastruttura, il conseguente potenziamento delle opere non ha più fine: si pensi al nuovo rifugio appena terminato nell’area sciabile del Cermis, al potenziamento della pista di sci Olimpia, alla nuova ferrata del Bombasel, alle ormai prossime sfilate di biciclette che collegheranno il Cermis alla Malga Lagorai e al fondovalle. Una penetrazione negli ambiti naturali e selvaggi senza più limiti né controlli.

Grazie anche (non solo) alla Translagorai, grazie anche al nuovo assessore Tonina, che segue le orme del suo predecessore: rispondendo agli oppositori, egli chiarisce che non ci sarà alcun ripensamento dell’opera, in quanto frutto di ampio confronto, di un lungo progetto partecipato, dell’obiettivo di un recupero culturale dell’area e - leggete leggete - del contrasto allo spopolamento della montagna.