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Acciaieria Valsugana: la solita storia

Ennesimo incidente nella più contestata fabbrica del Trentino

Valsuganattiva
Acciaieria di Borgo Valsugana

Un rischio d’incendio devastante presso l’acciaieria di Borgo è stato fermato appena in tempo dai Vigili del fuoco volontari accorsi con massima celerità.

La fabbrica più contestata del Trentino, nel primo pomeriggio di venerdì 8 febbraio 2019 ha visto sprigionarsi il fuoco nel parco rottami che è durato oltre due ore. L’incidente, considerato il tipo di materiale stoccato, non può non sollevare forti dubbi sulla qualità e tipo del materiale, probabilmente inquinato da plastiche o altre sostanze infiammabili: il rottame ferroso di per sé non brucia se non alimentato da altri elementi infiammabili. I giornali locali riportano che “il tempestivo intervento dei vigili del fuoco volontari (…) ha fatto sì che non si arrivasse ad un vero e proprio principio di incendio, con la combustione che è stata fermata prima che il surriscaldamento potesse effettivamente dare il là ad un rogo”. Un video amatoriale di Valsuganattiva solleva invece pesanti dubbi a riguardo.

Nella stessa giornata, circa mezz’ora prima delle vistose emissioni dal deposito rottame, le riprese di Valsuganattiva mostrano emissioni azzurrine fuoriuscire dagli aereatori lato Borgo (possibile innesco dell’incendio?Alleghiamo foto).

Non si tratta di un evento eccezionale ma di una delle tantissime occasioni di inquinamento ambientale correlate all’attività produttiva dell’acciaieria. Valsuganattiva è disponibile a fornire le videoriprese al fine di permettere una approfondita analisi dell’accaduto. BVS Srl, l’impresa che gestisce lo stabilimento, non riesce ancora a contenere le emissioni diffuse/fuggitive e dunque non è in grado di ricondurre l’impatto ambientale della sua ingombrante attività entro limiti accettabili.

Siamo riusciti a dimostrare tutto ciò attraverso videoriprese selezionate e trasmesse alle autorità provinciali di controllo ambientale. Il fatto è ancor più grave se si aggiunge che BVS Srl non segnala alle autorità di controllo tutti gli episodi di emissioni diffuse/fuggitive ripresi dalle proprie videocamere aziendali, imposte dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, ma soltanto una minima parte di essi. A carico di BVS Srl sono stati avviati procedimenti sanzionatori.

Già ai tempi della Leali Steel Spa il problema delle emissioni diffuse/fuggitive era stato da noi documentato con nostre videoriprese opportunamente inviate agli organi provinciali di controllo ambientale. La società nel 2017 è stata dichiarata fallita ma anche il dissesto economico non è servito a mettere la parola fine all’impattante attività industriale.

Valsuganattiva espresse pubblicamente nel settembre 2017 contrarietà e preoccupazione per la ripresa dell’attività di questo stabilimento ad opera di BVS Srl.

L’autorità provinciale di controllo ambientale in quella circostanza consentì a BVS Srl di riavviare il processo produttivo, pur sapendo che non erano ancora stati realizzati gli interventi migliorativi previsti per eliminare le emissioni inquinanti.

Nutriamo, a riguardo, poca fiducia negli organi provinciali di controllo ambientale. Questi rifiutano attualmente di posizionare deposimetri sul tetto dello stabilimento e di procedere con la caratterizzazione chimica, morfologica e dimensionale delle polveri diffuse e convogliate, anche se la stampa locale (L’Adige del 22 novembre 2017) ha scritto diversamente. Tale proposta (avanzata dal dottor Franco Giacomin, consulente di Valsuganattiva e già consulente della Procura di Trento, ma fatta propria anche dal Sindaco di Borgo) consentirebbe di mappare e tracciare la ricaduta delle emissioni, ossia permetterebbe di stabilirne l’impronta da utilizzare per identificare la fonte inquinante.

Gli studi realizzati o commissionati da APPA non sono fino ad ora riusciti a ricondurre con certezza l’inquinamento ambientale all’attività dell’acciaieria. Anche il Consiglio provinciale della precedente legislatura ha respinto una mozione del consigliere del M5S Filippo Degasperi volta a impegnare gli organi competenti ad installare i deposimetri per la caratterizzazione di cui sopra.

Ricordiamo che l’impatto ambientale delle emissioni diffuse/fuggitive è stato dimostrato dallo studio sui muschi raccolti in Valsugana del prof. Piergiorgio Iobstraibizer (Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova) in collaborazione con Anna Maria Fioretti e Luca Peruzzo (CNR, Istituto di Geoscienze e Georisorse, Padova). Tale studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Fresenius Environmental Bullettin n. 12b. 2015 con il titolo “Analysis and attribution of technogenic magnetic airborne particulate from electric arc furnace emissions: account of a convenient monitoring tool”. Gli organi provinciali di controllo ambientale non hanno accettato di utilizzare questa modalità di analisi per dimostrare l’impatto ambientale dell’acciaieria sul territorio circostante, nonostante i risultati da esso conseguiti e nonostante una richiesta in tal senso sia stata fatta in passato anche dalla Comunità Valsugana e Tesino.

Riteniamo che le vicende di questo stabilimento industriale localizzato da ben 40 anni in una valle alpina per fondere rottami ferrosi provenienti prevalentemente da fuori Trentino, costituiscano una brutta pagina per l’economia trentina ma anche per l’autonomia speciale della nostra Provincia.

Ci auguriamo che il Consiglio provinciale di recente nomina sappia dimostrare miglior sensibilità ambientale e, in fin dei conti, miglior lungimiranza rispetto a quello precedente.