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QT n. 5, maggio 2019 Trentagiorni

La montagna secondo Fugatti

Lanciati gli "Stati Generali della montagna" escludendo il mondo ambientalista locale, pare che gli obiettivi non abbiano nulla a che spartire con la qualità del vivere o del turismo

È sempre più esplicito il marchio della giunta provinciale targata Lega e cambiacasacca della destra trentina: investimento nel cemento con la Valdastico e il superamento della legge Gilmozzi sulle seconde case, l’inchino perpetuo ai voleri dei cacciatori (superamento del comitato faunistico), poter cacciare i grandi carnivori, lupo e orso, nuovi collegamenti sciistici.

Al di là delle conseguenze nel tempo di simili scellerate scelte, questo marchio getta al macero ogni tavolo di confronto fra idealità diverse. Sembra che questi nuovi amministratori non abbiano tempo da perdere, nonostante in sei mesi siano stati capaci di produrre una sola nuova legge provinciale.

Chiara dimostrazione di tutto ciò la ritroviamo nella organizzazione degli "Stati generali della montagna", un’occasione, a detta della Lega, per ridare centralità politica alle periferie. Va detto che questa attenzione alla montagna viene da lontano ed è sostenuta attivamente dalla cultura ambientalista europea e italiana. Da un anno il Segretariato della Convenzione delle Alpi, assieme a CIPRA Italia, lavora alla raccolta delle buone pratiche del turismo, basate sullo sviluppo sostenibile diffuse in Italia: il percorso, che terminerà nel mese di giugno, è coordinato dal Ministero dell’Ambiente. Da alcuni anni in Italia è attiva la Rete delle montagne, un laboratorio con sede in Trentino, presso la Scuola per il paesaggio, che raccoglie decine di esperienze attive sulle montagne italiane, investendo nella centralità delle aree protette. Mountain Wilderness ha lanciato la proposta del Laboratorio Appennino, mentre il mondo della cultura e dell’urbanistica ambientalista sta lavorando ad altri Stati Generali della Montagna attraverso la società dei “territorialisti” che ha come sede Firenze. Un mondo in grande fermento, dunque.

Ma la giunta provinciale di Trento di un lavoro tanto diffuso, del movimento di tante energie poco si cura; ha invece lanciato un percorso chiamato “Stati generali della montagna” costruito su inviti particolarmente selezionati, privilegiando culture possibilmente fedeli all’ideologia leghista, senza chiamare a raccolta il mondo ambientalista locale. In risposta alla protesta delle associazioni le dichiarazioni degli assessori sono state lapidarie: “Abbiamo delegato la scelta degli inviti agli ambiti territoriali”.

Non è vero. Di questi ambiti solo due territori, Basso Sarca e Fiemme, hanno ritenuto opportuno chiamare al confronto le associazioni, ma solo su di un tavolo, quello paesaggistico-ambientale. La presenza ambientalista sarebbe invece risultata strategica fin dalla prima riunione plenaria, quella che ha stabilito l’articolazione e i contenuti del percorso. Infatti l’ambientalismo non si occupa solo di natura, ma anche di qualità della vita, dei centri storici, della formazione scolastica, del mondo del lavoro, della mobilità, della difesa della salute.

Fugatti e Tonina fingono di non sapere. Non c’è dubbio alcuno: più che governo del cambiamento siamo in presenza del governo dell’arroganza. Da quanto si apprende nelle valli, da questi tavoli escono lunghi elenchi di desiderata, di obiettivi che nulla hanno a che spartire con la qualità del vivere o del turismo, men che meno della cultura. Un’operazione esclusivamente mediatica e clientelare.