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QT n. 6, giugno 2019 Trentagiorni

Leghisti arroganti?

La disponibilità a dialogare di inizio legislatura è tramontata presto

Maurizio Fugatti

Se sbaglio, corriggetemi” - disse dal balcone il neo-eletto papa Wojtyla, suscitando entusiasmo verso un pontefice che si presentava con umiltà. Poi le cose andarono ben diversamente.

Così Maurizio Fugatti e la sua giunta, nelle prime uscite, nei confronti con la stampa, erano tutti tesi a marcare la differenza dagli assessori del centrosinistra: è vero, siamo inesperti, accoglieremo con piacere critiche e rilievi.

La durezza dei confronti ha poi smorzato, e talora travolto, questi buoni propositi. Una durezza talora cercata dalla stessa giunta: se sei proteso a crearti il cattivo da combattere, il capro espiatorio da percuotere, non puoi poi tenere uno stile conciliante. Sul tema dei migranti, anzitutto, identitario per i leghisti, divisivo nella società. Ma anche su altri.

Il primo e più vistoso scivolone si ebbe sullo stop ai corsi di educazione di genere. Quando un incontro promosso dagli assessori Bisesti e Segnana, teso a giustificare la decisione, pessimamente gestito degenerò in gazzarra con intervento della polizia. Altro che disponibilità all’ascolto!

Forse, tra di loro, riconobbero l’errore. Sta di fatto che episodi del genere non si sono, finora, ripetuti.

Vediamo però di seguito altri episodi che segnalano criticità nelle tematiche, e conseguente arroganza nella comunicazione.