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QT n. 12, dicembre 2019 Seconda cover

QT: ce la faremo?

Difficoltà e prospettive di un giornale che deve ancora contare sui propri lettori

La redazione

Cari lettori,confessiamo che Questotrentino sta vivendo una situazione paradossale, da cui non sappiamo se potrà uscire. In soldoni: il giornale inteso come diffusore di notizie e di idee va bene; ma l’azienda (la Cooperativa Altrotrentino) va male.

Partiamo dai dati positivi. Sono tanti i lettori che ci apprezzano e ci rivolgono sentiti incitamenti; tanti che ci leggono meno ma comunque ci giudicano una presenza positiva; tanti infine che non ci leggono proprio, e magari neanche ci conoscono, ma che sono comunque influenzati, attraverso i percorsi tortuosi della diffusione delle opinioni, da molte delle nostre posizioni e campagne (alcuni esempi: le politiche di Dellai a suo tempo da tutti osannate, il travaglio della cooperazione, le infiltrazioni malavitose nel porfido...)

In questo periodo poi, in cui tutta la stampa trentina è nelle mani di una società sudtirolese che ha espliciti interessi, politici ed economici, esterni al Trentino; in cui quindi solo noi poverelli (con l’unica compagnia del giornale del vescovo) possiamo dirci indipendenti, il nostro spazio diventa più importante.

Contemporaneamente viviamo una temperie in cui l’informazione è in crisi. Non solo e non tanto per l’espandersi dei nuovi media. Ma per una più generale crisi verticale di credibilità del giornalismo (vedi le tante grossolane faziosità, come pure molte impietose statistiche), e della stessa intellettualità. Oltre il giornalismo partigiano in quanto prezzolato, c’è infatti la consulenza prezzolata, il professore universitario che prima riceve l’incarico e poi chiede al committente a quali conclusioni vuole che lui arrivi.

Il primo numero di Questotrentino

È la storica “trahison des clercs”, il tradimento degli intellettuali, purtroppo usuale nei momenti in cui si appanna l’etica. In questa temperie, esacerbata dalla crescita delle disuguaglianze, aumentano la rabbia sociale e il disincanto, e la voglia di passare alla controinformazione personalizzata, à la carte e magari urlata, che la rete offre a iosa. E si cade dalla padella alla brace.

È in questo quadro che viene a definirsi il ruolo di un giornale come Questotrentino. Da 40 anni orgogliosamente indipendente, affidato a un volontariato culturale e sociale che individua nella piena libertà il senso del proprio non facile lavoro. È una scommessa difficile. Lo è sempre stata. Più di una volta siamo stati sull’orlo della chiusura, e solo l’appoggio di lettori e sostenitori ci ha permesso di tirare avanti, talora di rilanciare.

Ora siamo in uno di quei momenti.

Contro di noi concorrono due nuove dinamiche negative. Da una parte la chiusura di diversi canali pubblici, dovuta da una parte all’ideologia della supremazia del mercato (e noi sul mercato ci stiamo male), dall’altra ai vincoli occupazionali cui sono subordinati tanti fondi e contributi (e noi come occupazione siamo a quota zero). Non parliamo poi delle chiusure della politica (basti un dato: 20-30 anni fa avevamo 6-7 pagine di pubblicità in occasione di ogni elezione; oggi a stento una: al di là delle chiacchiere, la politica detesta lo spirito critico e lo osteggia, anche a costo di farsi del male).

La seconda dinamica è un insufficiente ricambio generazionale: buona parte dei redattori è over 70 e quasi nessun giovane si occupa del lavoro non strettamente giornalistico, meno gratificante ma decisivo: impaginazione, diffusione, raccolta pubblicitaria, contabilità, adempimenti burocratici.

Come si vede, siamo di nuovo a un passo dalla chiusura. E difatti abbiamo elaborato un piano B: chiudere QT cartaceo e riversarci sull’on line, annullando quindi le spese di stampa e diffusione, di gran lunga prevalenti.

Optiamo invece per un piano A. Che è figlio dell’analisi sopra riportata.

Partiamo infatti da una convinzione: oggi più che mai c’è bisogno di un’informazione non solo indipendente, non solo libera, ma ragionata. Un’informazione che viaggi non per spot o per tweet, ma attraverso pagine, che portino dati, ragionamenti, che effettuino collegamenti, suscitino idee e discussione. E questo (con tutto il rispetto per la rete e anche per la nostra edizione in pdf) si ottiene ancor oggi soprattutto attraverso la carta.

Di qui il disegno di lanciare una versione aggiornata di Questotrentino. Nuova veste grafica (debutterà a gennaio), ma non solo. Più spazio alle inchieste, approfondite e ragionate, senza aver paura di allargarle a sei-otto pagine, magari scindendo la narrazione principale, con il corpo della narrazione, dagli approfondimenti. Nuove rubriche con nuovi collaboratori, tese a sintetizzare ed approfondire un tema nazionale o internazionale: come abbiamo per esempio provato a fare con il racconto ragionato della crisi di governo estiva, troppo convulsa per poter essere compresa dalle concitate cronache del giorno per giorno.

Insomma, con la libertà e indipendenza di sempre, oltre alle nostre tradizionali inchieste scomode (come quella sulle infiltrazioni mafiose, che continuiamo) vogliamo anche venire incontro a questo rinnovato desiderio di obiettività, di ragionamento, che ci sembra venire particolarmente oggi da una società che rischia di essere frastornata dall’overdose di informazioni e in contemporanea dalla perdita dei tradizionali punti di riferimento etici e culturali.

Vasto programma” avrebbe detto De Gaulle. Certo. Comunque questo, pur consci della nostra limitatezza, è l’ambito in cui intendiamo muoverci e in cui riteniamo di poter essere utili.

È su queste basi, per questo progetto che chiediamo l’appoggio dei nostri lettori.

Su due fronti.

Il primo è quello del vile denaro. Apriamo una sottoscrizione con un obiettivo molto alto: 20.000 euro. Non sarà facile, lo sappiamo. Abbiamo appena chiuso (vedi a pag. 6) la sottoscrizione per Hu Xupai, l’operaio cinese pestato a sangue dai suoi sfruttatori ed umiliato da una giustizia che non ha saputo risarcirlo: abbiamo raccolto duemila euro ed è un ottimo segnale. Cerchiamo ora di raccoglierne dieci volte tanti per far sopravvivere questo giornale. È un risultato difficile, raggiungibile solo se ne valiamo la pena. Questo il nostro appello.

Il secondo fronte è quello del rinnovamento. Chiediamo ai nostri lettori di segnalarci giovani curiosi, volonterosi e culturalmente aperti, che possano cimentarsi in un’impresa come la nostra. E chiediamo ai giovani stessi di farsi vivi; invece di lamentarsi, è tempo di fare qualcosa (come peraltro si vede nei nuovi movimenti che stanno attraversando il paese): noi siamo un’esperienza quarantennale, abbiamo significato qualcosa, è tempo che altri, con nuovo entusiasmo, la portino avanti.