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QT n. 3, marzo 2022 Cover story

Lo sconcertante patteggiamento concesso a Mustafa Arafat

Perfido, due segnali opposti: una condanna a 10 anni per associazione mafiosa; e un patteggiamento a 2 anni per uno dei picchiatori di Hu Xupai

La prima condanna per associazione mafiosa a 10 anni e 10 mesi, emessa nei confronti di Saverio Arfuso dal Tribunale di Trento l’11 febbraio nel procedimento con rito abbreviato, è un segnale importante anche per gli scettici della valle del porfido. Tuttavia la disponibilità della Procura ad accettare il patteggiamento di Arafat Mustafa così come proposto dai suoi legali (condanna a 2 anni e 600 euro alle parti offese), con il drastico ridimensionamento delle accuse nei suoi confronti, ha destato un certo sconcerto. Non tanto per l’esiguità della pena, che dovrebbe essere sempre volta al reinserimento della persona condannata nella vita sociale, quanto per il significato di tale patteggiamento non a caso definito “inusuale” dall’avv. Bonifacio Giudiceandrea ,che rappresenta gli unici tre operai cinesi che hanno avuto il coraggio di costituirsi parte civile.

Il fatto è che Arafat gode di un grave potenziale intimidatorio nei confronti dei lavoratori extracomunitari e non solo, e ha precedenti molto pesanti. Sia il coinvolgimento e la condanna passata in giudicato per il sequestro e pestaggio dell’operaio cinese Hu Xupai nel 2014, al cui risarcimento lo stesso Arafat non ha mai provveduto (il Tribunale aveva accordato all’operaio una provvisionale di 20 mila euro) e le pesanti accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e riduzione in schiavitù facevano prevedere un esito ben diverso.

L’arrendevolezza della Procura sconcerta tanto più se si considera che non erano certo irrilevanti i suoi legami con l’amministrazione comunale di Lona-Lases guidata da un sindaco accusato di voto di scambio politico-mafioso. Proprio uno degli imputati in “Perfido” (accusato di associazione mafiosa e riduzione in schiavitù), eletto consigliere comunale con quel sindaco, lo aveva designato quale rappresentante di lista al seggio elettorale nel 2018, pochi giorni dopo la conferma in appello della condanna per il pestaggio. E proprio in relazione a quel fatto Arafat avrebbe dovuto chiarire molte cose, a partire dai ripetuti contatti telefonici avuti durante il pestaggio con alcuni degli attuali imputati e con un noto imprenditore.

D’altronde in quella vicenda emerse anche il discutibile comportamento dei Carabinieri di Albiano, messi sotto accusa già nel 2016 da un esposto-denuncia del compianto avv. Giampiero Mattei e soltanto da un anno ufficialmente sottoposti ad indagini.