Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 5, maggio 2022 Servizi

“I tedeschi hanno preso la nostra terra”

Emigrazione trentina in Cile: un libro di Stefano Micheletti tra storia, nazismo, religione e pedofilia.

Il 12 settembre del 1952 giunse in Cile una ventina di famiglie italiane che furono sistemate nelterritorio di Parral, 300 chilometri a sud di Santiago, fondando la Colonia S. Manuel. Tra queste, 7-8 erano trentine, 2 venete e il resto abruzzesi. Meno di dieci anni dopo quel tentativo di colonizzazione agricola era fallito ed i trentini rimasti (più di una decina di famiglie trentine li aveva raggiunti pochi anni dopo, proveniente dalla grande Colonia di S. Ramon, vicino a La Serena, 800 chilometri a nord) alla lunga sarebbero stati costretti, anche con minacce, a vendere la loro terra a chi gestiva lo stabilimento agricolo confinante.

Si trattava della Colonia Dignidad fondata nel 1961 dal tedesco, nato a Bonn, Paul Schäfer, ex nazista e fondatore di una setta evangelica a cui praticamente aveva “scippato” una ventina di minori che aveva trasferito in Cile assieme a vari suoi accoliti. Perché in patria polizia e magistratura lo stavano perseguendo per reati attinenti alla pedofilia, messi in atto su bambini di sesso maschile. Un tipo di comportamento che l’uomo avrebbe continuato a tenere anche in America. Sulla vicenda storica delle due colonie sta lanciando in questi giorni un libro Stefano Micheletti Dellamaria, originario di Bieno, che da 14 anni vive in Cile, dove ha creato famiglia e insegna a Talca, all’Università Cattolica del Maule: “Los italianos de Parral. La colonia antes de Colonia Dignidad”, Edizioni UC M è il volume.

L’ingresso di Villa Baviera, già Colonia Dignidad.

Sulla colonizzazione trentina in Cile chi scrive aveva dato alle stampe nel 2011 un libro (R. M. Grosselli, “Un urlo da S. Ramon”, Fondazione Museo Storico del Trentino), dopo ricerche di anni in Trentino ed in Cile, 150 interviste con i protagonisti di quella vicenda e la scoperta dell’archivio della C.I.T.A.L. (Compagnia italo-cilena di colonizzazione) fondata dall’italiano I.C.L.E. (Istituto di credito per il lavoro italiano all’estero) e dalla cilena C.O.R.F.O. (Società per lo sviluppo della produzione).

Il mio libro – ci dice Micheletti in collegamento Meet – l’ho scritto anche per un interesse personale: continuare a costruire la mia identità di trentino in un paese straniero. Aver letto il tuo libro ed aver scoperto la vicenda storica dei trentini a S. Manuel ha costituito un fatto importantissimo. Entravo a far parte di una storia collettiva di trentini in Cile, dove lavoravo nel mondo della ricerca sulle emigrazioni. Ma se è vero che la storia di quei trentini è documentata in Italia, in Cile si è lavorato sulle colonie trentine di La Serena e Coquimbo, ma la vicenda storica della Colonia S. Manuel è praticamente sconosciuta”.

Invece su Colonia Dignidad si è scritto molto in Cile.

Quella colonia tedesca capitò proprio qui, addirittura dentro S. Manuel. La cosa storiograficamente ha un grande significato: io metto in luce che sono esistite delle responsabilità morali e politiche dello Stato Italiano nell’installazione di Colonia Dignidad a San Manuel de Parral. Questo è l’elementonuovo. La setta evangelica diretta da Paul Schäfer nel 1961 dovette allontanarsi dalla Germania perché lui era stato accusato di abusi sessuali su minori. Per questo organizzarono una migrazione verso il Cile. In Germania fu fondamentale l’azione dell’ambasciatore cileno che li aiutò con una specie di lasciapassare, pare solo per ingenuità. Il gruppo arrivò nel 1961 a Santiago con a capo Paul Schäfer e alcuni suoi ‘caporali’. Si trovarono a trattare con la C.I.T.A.L. e l’I.C.L.E. (per anni diretta, a Roma, dal noneso Carlo Tomazzoli, n.d.r.). Erano sorte così le colonie trentine di La Serena e trentino-abruzzese di S. Manuel. Era la C.I.T.A.L. che stava vendendo i terreni di quest’ultima colonia, anche a pezzi. Era un latifondo di più di 30.000 ettari. Ne vendettero 3.000 ai tedeschi, la zona di Lavadero.

La C.I.T.A.L. era composta da istituzioni pubbliche, statali, italiane e cilene che si interessavano alla colonizzazione ed allo sviluppo agricolo. Eppure quel gruppo di tedeschi formava una setta evangelica che non aveva fini di sviluppo agricolo. Quindi o la C.I.T.A.L. si volle liberare di 3.000 ettari senza approfondire troppo, o sapeva e ha fatto finta di niente. Schäfer era un ricercato quando arrivò a Santiago. All’Ambasciata tedesca di Santiago c’era un libro con i nomi dei ricercati dalla magistratura tedesca e dall’Interpol”.

Come si sviluppò poi Colonia Dignidad?

“Su Netflix è da poco disponibile il documentario 'Una setta tedesca in Cile', una serie di puntate molto ben fatte sulla storia della colonia, coproduzione cileno-tedesca. Si trattava di una setta con un leader carismatico con tendenze politiche prossime al nazismo e che era un pedofilo. Paul Schäfer organizzò la colonia con un sistema repressivo e punitivo basato sul lavoro schiavistico. Niente salario, la gente doveva lavorare da sole a sole. L’istituto familiare non esisteva, i figli erano tolti alle madri e affidati a tutrici appena nati, donne e uomini vivevano separati. Qui era arrivata la cupola centrale della setta, e l’incredibile fu che non giunsero genitori o parenti dei bambini: solo 30 bambini che appartenevano al coro della fondazione religiosa. Ingannando i parenti, parlando di una specie di tour. Una volta qui, iniziarono ad accettare anche bambini cileni, tra quelli in condizioni di abbandono o di povertà assoluta”.

Si trattava di orfani e comunque di bambini figli di classe sociali estremamente disagiate?

Era così. Vennero integrati nella colonia in cui venne aperta una scuola ed anche un ospedale molto attrezzato, tra l’altro aperto anche ai cileni, gratuitamente. Quasi un paravento. Poi iniziarono ad arrivare anche figli di persone che avevano fiducia nella setta. Molto chiusa su se stessa, che nascondeva tutto. Anche questi bambini un poco alla volta erano isolati dalle famiglie. Non si conosce ancora il numero di minori cresciuti a Colonia Dignidad, ma si è calcolato che nei momenti di auge potessero vivere in colonia dalle 300 alle 400 persone. Nella scala sociale che si stabilì in colonia le donne stavano sull’ultimo gradino. In basso. Schäfer aveva creato un gruppo composto di bambini e minori maschi, gli sprinters, che collaboravano direttamente con lui in tutti i settori, includendo anche l’aspetto della sessualità”.

Quando giunsero i tedeschi, la colonizzazione italiana a S. Manuel era già fallita…

C’era ancora un gruppo di 6-7 famiglie, la maggior parte trentine. Disponevano, dopo anni, di un pezzo di terra in proprietà. Alcune furono spostate e ricollocate in un nuovo settore e 3.000 ettari di terra furono ceduti ai tedeschi. Dapprima questi vivevano in tende da campo. Un poco alla volta hanno edificato e recintato la loro estesa proprietà. Dalla Germania arrivavano finanziamenti ma anche macchinari (e così accadrà in seguito quando iniziò l’attività agricola). Una meraviglia per i trentini che la C.I.T.A.L. aveva abituato a insufficienti e mal organizzati investimenti. Si ritrovarono questi nuovi confinanti che apparivano molto particolari. Con i quali avevano una relazione di doppio vincolo, così come accadde col resto della popolazione di Parral: potevano servirsi del buon ospedale di Colonia Dignidad. Cosa non proprio ovvia in un paese sudamericano ed in una zona isolata come la loro. Tutto gratuitamente. E qualcuno di loro lavorò per i tedeschi. Ma generalmente non potevano entrare nella Colonia e ci fu chi, con le maniere spicce, venne sconsigliato di mettersi in casa una televisione: quella gente era molto sospettosa e temeva che le antenne potessero essere lì per spiare loro. Poi Colonia Dignidad iniziò ad espandersi e i trentini furono invitati a vendere la loro terra. Quindi minacciati affinché lo facessero.

Stefano Micheletti Dellamaria

Alla fine tutti vendettero e qualcuno fu costretto a farlo a prezzi molto più bassi del valore di mercato. Per le famiglie cilene che vivevano in quelle zone le minacce furono più violente e ci fu chi venne letteralmente buttato fuori. A qualcuno venne bruciata la casa. Colonia Dignidad voleva il vuoto attorno a sé”.

Un caratterino Paul Schäfer, vero?

Corrispondeva al prototipo di leader di una setta religiosa: era una persona che esprimeva grande capacità di convincere la gente, era molto autoritario, un grande predicatore. Il suo era un cristianesimo messianico e primitivo. Ogni giorno teneva prediche in colonia dove le punizioni erano di tipo fisico. Bambini e adulti erano puniti, la violenza era quotidiana. Si trattava anche di scosse elettriche, di applicazione di elettroshock. Si è documentato l’uso di droghe, ma anche di aborti procurati e non consenzienti. Era comune a Dignidad umiliare pubblicamente le persone che secondo i leader avevano sbagliato. Paul Schäfer era però una specie di fantasma: erano i suoi rappresentanti a rapportarsi con la comunità, li chiamavano jerarcas. Aveva un occhio di vetro, cosa che lo rendeva sinistro. Uomo elegante, sempre circondato dagli sprinters che lo accompagnavano in tutte le sue attività. Aggressivo, perdeva subito la pazienza. Odiava la Democrazia Cristiana cilena e naturalmente socialisti e comunisti”.

Possibile che lo Stato cileno nel tempo non abbia saputo o voluto liberarsi di questo cancro?

La colonia non è mai stata chiusa. Continua la sua vita con altro nome. Fu creata negli anni ’60 come società benefattrice ed educatrice ed ha mantenuto la personalità giuridica da allora fino alla fine della dittatura di Augusto Pinochet Ugarte. Solo dopo il ’90 e il ritorno della democrazia in Cile venne cancellata quella personalità giuridica: ma i terreni, ecco il trucco, non erano intestati alla società, bensì a privati che li avevano dati in comodato alla stessa, assieme a beni mobili ed immobili, via via per un certo numero di anni. Non potevano essere espropriati terreni e beni. Semplicemente Colonia Dignidad è diventata Villa Baviera e ha cambiato l’oggetto sociale. Si è aperta un poco e oggi agisce nel settore turistico, vi sono stati inaugurati un albergo e un ristorante. Ma è sempre in mano della setta evangelica e molti principi su cui era organizzata continuano a regolarla”.

È possibile che in tanti decenni un governo democratico non abbia saputo fare giustizia?

All’esterno vantava una rete di protezione, locale, nazionale ed internazionale. Molto forte anche a livello politico e della magistratura. Per questo praticamente sino ad oggi le strutture essenziali non sono state toccate. C‘era anche un apparato di intelligence che agiva dentro e fuori Colonia Dignidad che a un certo punto diventò anche produttrice illegale di armi, disponeva di una specie di apparato poliziesco e di spionaggio interno che collaborava con il sistema di intelligence cilena. Nel 2005 fu scoperto lì un enorme archivio, schede personali che riguardavano più di 300.000 persone. Della colonia, di Parral e del resto del Cile: tra queste alcune erano intestate ai pochi trentini che vivevano lì vicino. Naturalmente c’era lo zampino della C.N.I. (Central Nacional de Informaciones) che dal 1977 aveva sostituito la D.I.N.A. (Dirección de Inteligencia Nacional), polizia segreta cilena. Sino ad oggi quella setta e quella gente vantano protezioni ad alto livello: si pensi che Hernán Larraín ministro della giustizia del governo conservatore di Sebastian Piñera, al potere sino all’anno scorso, fu uno dei grandi protettori di Colonia Dignidad. È ancora in atto la battaglia legale tra i parenti dei desaparecidos per trasformare Villa Baviera, come oggi si chiama Colonia Dignidad, in un sito della memoria, ma finora senza risultato. Peraltro sono continuati per decenni i contatti con la Germania da cui la colonia riusciva a drenare finanziamenti e beni. La produzione agricola e l’artigianato interno se ne avvalevano in modo importante. Evadendo ovviamente le imposte cilene. Ora i bambini vivono in famiglia. Ma ci vivono anche individui che non saprebbero nemmeno inserirsi in una comunità normale, cresciuti in quell’ambiente di sopruso e violenza. Vittime di abusi sessuali che neanche parlano lo spagnolo. E vivono accanto ad altre vittime-carnefici: coloni costretti a loro volta a punire altri coloni. Per questo a Villa Baviera sino ad oggi vige quello che qui si chiama “patto del silenzio”. Ci sono cose che si sanno, ma non si dicono. Un patto, voglio ricordare, che ha coperto anche la casta militare al momento del ritorno del Cile alla democrazia”.

Che successe ai tempo della dittatura di Pinochet?

Già ai tempi del governo di Unidad Popular di Salvador Allende nella Colonia Dignidad si era formato un gruppo paramilitare di destra, Patria y Libertad. Ma nemmeno allora la giustizia riuscì a mettere le mani sulla colonia. Ci provò ma invano. Durante la dittatura, invece, quella gente fu alleata preziosissima della giunta militare. Lo stesso Pinochet, i suoi familiari e altre persone del circolo governativo la frequentavano. Anzi ci andavano a trascorrere le vacanze. Colonia Dignidad divenne un territorio di tortura dove scomparvero molte persone. La cosa fu dimostrata da indagini e testimonianze di sopravvissuti e militari pentiti. Si sono trovati anche indizi materiali, come la carcassa dell’auto di un desaparecido. Ma i corpi degli assassinati non sono mai stati rinvenuti. Anche perché nel 1978 Pinochet, a seguito della pressione internazionale, decise di mettere in atto l’operazione 'Ritiro dei televisori': si scavò in tutti i luoghi dove erano stati sepolti i corpi degli oppositori politici per bruciarli e disperderne le ceneri. Accadde in tutto il Cile e a Colonia Dignidad il lavoro fu veramente scientifico. Fu usata anche la chimica per cancellare le tracce e si è parlato perfino di napalm”.

Paul Schäfer

Paul Schäfer però alla fine fu incarcerato e finì i suoi giorni in galera, vero?

“Fu preso nel 2005 in Argentina dove era riparato e morì nel 2010 in un carcere di Santiago”.

C’è chi dice che Schäfer fosse fuggito 7 o 8 anni prima dal Paese, ma sulle date non ci sono certezze. È provato invece che in quell’ospedale, creato quasi subito a Colonia Dignidad, bambini e adulti che non rispondevano pienamente ai dettami della setta evangelica e del suo capo furono drogati, sottoposti ad elettroshock e qualcuno fu anche sterilizzato. Probabilmente fu in quella struttura che venne avvelenato un militante di Patria e Libertad che aveva deciso di non stare più al gioco e a cui quindi doveva essere chiusa la bocca.

E c’è chi scrive che nello stesso ospedale che serviva gratuitamente anche trentini e cileni, uno dei ragazzini “cresciuti” dalla setta sia stato castrato e un altro, durante una battuta di caccia, sia stato ucciso.

Villa Baviera, la scuola.

Ai “vicini” trentini, come conferma Stefano Micheletti Dellamaria nel suo libro “Los italianos de Parral”, andò meglio. Qualche famiglia fu costretta a lasciare il podere e a spostarsi in altra zona, forzata dalla stessa C.I.T.A.L. che vendette quelle terre a Schäfer e compagnia.

I pochi che resistettero alla periferia di Colonia Dignidad giocoforza dovettero vendere le loro proprietà, in qualche caso svenderle. “Il tedesco è venuto da me: – ci aveva detto nel 1992 Angelo Andrighi di Vermiglio – 'O ci vendi la tua parte o ti sistemiamo noi'. Non si poteva vivere con quella terra e con quella gente vicino ancora meno. Ti avrebbero messo al muro”.