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Nella terra dell’ecomafia

Da "Lo Spettro", quindicinale di Aversa (Caserta).

Donato Ceglie

Sembra un territorio lunare, un'immagine trasmessa da un satellite in orbita, oppure una scena da film tipo "The day after". E' la terra delle ecomafie, è un pezzo significativo della provincia di Caserta. dove l'uomo ha usato ogni violenza possibile contro la natura. Si è violato tutto il violabile, si è distrutto tutto il distruggibile, impunemente. E' un pezzo d'Italia fino a trent'anni fa splendido: spiagge di finissima sabbia estese per decine di chilometri; pinete che confinavano con il mare; ampie zone umide e lacustri dove tanti animali trovavano l'habitat naturale per riprodursi e stazionare. Adesso un'unica colata di cemento ha irrimediabilmente devastato spiagge e pinete, stagni ed anse dei fiumi. Si è costruito selvaggiamente, voracemente; e per farlo si è spianato. divelto, alterato, distrutto. Grazie all'inerzia e alla collusione di uomini delle istituzioni, pregiudicati e collusi con la camorra hanno occupato abusivamente milioni di metri quadri di demanio dello Stato, costruendo ville, palazzi, alberghi, piscine, teatri e parcheggi. Si è rubato il mare, realizzando un porto turistico che ha procurato decine di milioni di entrate.

Tutto illecito in questa zona della provincia di Caserta: illecite ed abusive le cave, dalle quali si estrae il materiale, illecito il trasporto e l'utilizzo dello stesso, illecite le costruzioni e lo sviluppo urbanistico, illecito l'uso delle cave abbandonate che si sta facendo da anni, riempiendole illecitamente con migliaia di tonnellate di rifiuti di tutti i tipi.

Secondo l'ultima relazione sullo stato dell'ambiente, ogni anno in Italia vengono prodotte circa 63 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Di tale enorme massa di rifiuti, meno della metà viene gestita con modalità legali (smaltimenti, stoccaggi, incenerimento, riciclo), mentre il resto prende vie illegali, diventa patrimonio e ricchezza per la camorra, diventa distruzione per l'ambiente.

L'organizzazione criminale è meticolosa, scientifica, capillare. Si parte con l'opera di soggetti che hanno il compito di individuare le esigenze di mercato e di contattare potenziali clienti, ai quali garantire protezione, efficienza, discrezione ed economicità. Costoro vagano con le loro auto blindate nel territorio nazionale, ed estero, contattano, informano e stringono accordi. Poi portano i Tir, a decine, a centinaia su autostrade , su strade nazionali e provinciali, con i loro carichi. E a questo punto ci si rende conto di quanto sia formidabile la sfida che le forze della legalità devono raccogliere: la camorra si avvale di un'intera provincia, quella di Caserta, per scaricare migliaia di tonnellate di rifiuti, avvalendosi di sentinelle, corrieri, scorte, ed una micro rete nell'intero territorio che garantisce la quasi impunità.

A questo punto diventa cosa facile trovare un lago, una cava, un fiume per scaricare. Basti pensare che nel solo comune di Castelvolturno sono stati censiti circa 130 laghi e laghetti artificiali, sorti in seguito all'estrazione abusiva di acqua (prelevata per realizzare abusivamente speculazioni edilizie sul territorio), escavazione che, andando a lambire le falde acquifere, ha determinato la fuoriuscita e la risalita dell'acqua, con il riempimento di voragini e la nascita dei citati laghi; una situazione che sta mutando strutturalmente il territorio.

E lo Stato? Un dato, tra gli altri, può essere significativo: la sola Procura circondariale di S. Maria Capua Vetere è titolare di 1.200 procedimenti penali per violazione della normativa in tema di tutela dell'ambiente. Di tali procedimenti, circa 400 hanno per oggetto discariche abusive, con relativo sequestro di automezzi, aree, rifiuti. L'azione è evidentemente tardiva: si interviene quando il reato è già stato consumato ed il ciclo economico criminale già esaurito. A ciò si aggiunga che nel Tribunale di S. Maria Capua Vetere è in corso uno sciopero degli avvocati che (con alcune non sostanziali interruzioni) si protrae da anni, con la conseguenza che la stragrande maggioranza dei reati in tema di tutela dell'ambiente si prescrive, e gli autori non si vedono condannati nemmeno a quelle che appaiono pene decisamente esigue.

Che fare? Indubbiamente emanare norme più severe per quanti si rendono colpevoli dei più gravi reati contro l'ambiente, prevedendo la possibilità di procedere all'arresto in flagranza per chi è colto a gestire e scaricare abusivamente rifiuti pericolosi. Quindi, fare in modo che nel territorio operino con efficienza e trasparenza strutture capaci di dare risposte legali alle esigenze imposte da una corretta gestione dei rifiuti. Infine, capire che il problema dei rifiuti è da inquadrarsi nel più vasto tema della questione ambiente, questione complessa che impone interventi strutturali e un coinvolgimento attivo dei cittadini. Prima questo coinvolgimento si attiverà e produrrà frutti, prima stroncherà l'azione di quanti stanno ammazzando la nostra terra.

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