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Manifattura: 70 dipendenti di troppo

Licenziamenti in arrivo alla Manifattura Tabacchi di Rovereto

Sindacati e Direzione ne stanno discutendo in questi giorni. Gli attuali 247 dipendenti della Manifattura di Rovereto potrebbero diventare 170 nel giro di qualche settimana. Per 70 operai l’uscita dalla fabbrica appare cosa certa; un po’ meno certe le prospettive lavorative.

Possibile? Eppure solo qualche tempo fa, quando fu forte, in vista del processo di privatizzazione, il rischio che la Manifattura venisse chiusa, ci furono forti rassicurazioni sul mantenimento dello stabilimento roveretano, mentre in altre parti d’Italia alcuni stabilimenti venivano chiusi per davvero. Non solo: in quel contesto si parlò persino di rilancio, per Rovereto, dell’attività produttiva in Manifattura. E invece la realtà dei fatti, oggi, va in altra direzione. Che cosa sta dunque succedendo? Per capire meglio bisogna tornare indietro di qualche mese.

Nel marzo scorso CGIL, CISL e UIL concordarono una piattaforma contrattuale che facesse da apripista al trasferimento dei lavoratori dell’ormai ex Monopolio di Stato al settore alimentaristi. In sostanza una sorta di contratto-ponte valido per soli 10 mesi, dal 1° luglio di quest’anno al 31 maggio dell’anno prossimo, giorno di scadenza del contratto degli alimentaristi. Una scelta fortemente contestata dalle assemblee operaie (in diversi casi respinta a stragrande maggioranza, come a Lucca, a Rovereto e a Lecce), quando nel maggio scorso CGIL, CISL e UIL sottoposero alla ratifica del voto l’ipotesi contrattuale. In effetti il contenuto di questo contratto di passaggio pone qualche serio problema al di là della regolamentazione del rapporto di lavoro in senso stretto. Lo stesso sindacato confederale afferma in un suo documento del 21 marzo scorso che questa ipotesi "rappresenta una tappa importante… nella definizione complessiva dell’assetto industriale della Eti S.p.A.", a cui "dovrà seguire…l’intesa sulla riorganizzazione del lavoro". E aggiunge il sindacato nello stesso documento che "il contratto verrà sottoscritto quando si raggiungerà l’accordo sul contratto integrativo che prevederà la definizione dei nuovi organici".

Che significa, in concreto ? E’ presto detto: la condizione per l’entrata in vigore del contratto-ponte è che prima si passi da un contratto integrativo che defisca i nuovi organici ( cioè il numero dei lavoratori ritenuti necessari ) sulla base di una intesa sulla riorganizzazione del lavoro (cioè sulla base di un diverso rapporto numerico tra operai e macchine ).

Mentre scriviamo, proprio di questo stanno discutendo sindacati ed Eti (Ente Tabacchi Italiani): stanno definendo, cioè, i contenuti di questo contratto integrativo che riguarda anche i cosidetti premi per obiettivi, i percorsi di carriera e gli appalti ad esterni di alcune funzioni. Ma la cosa che più colpisce di questa base di trattativa è il risultato occupazionale di questa nuova riorganizzazione del lavoro. Se a Rovereto, come abbiamo detto, si prevede di ridurre il numero degli occupati di 70 unità, nelle altre manifatture d’Italia la prospettiva non è migliore. Per la Manifattura di Lecce, per esempio, la nuova organizzazione del lavoro prevede che si passi dagli attuali 563 dipendenti a 260. Molto meno della metà. Per non dire di Bologna (da 315 a 240), di Cava dei Tirreni (da 390 a 170) e di Scafati (da 298 a 140 ).

Quella in corso è dunque una trattativa che, sommando i dati, porterebbe entro il primo luglio i dipendenti dell’Eti su tutto il territorio italiano da 3.305 a 1.263. Che ne sarà di questi 1263 lavoratori ? Che ne sarà dei 70 lavoratori della Manifattura di Rovereto candidati alla condizione di esuberi ?

Se per qualcuno questa situazione può portare a forme di uscita agevolate (i più anziani), per molti altri la prospettiva è quella di una forte mobilità sul territorio, dal momento che rimarrebbero nella vecchia condizione di dipendenti pubblici. E non è detto che il ricollocamento possa avvenire nella nostra provincia. Una prospettiva simile per chi a Rovereto e dintorni ha messo su famiglia e casa non è tra le più allettanti. Ma se questa poco allettante prospettiva riguarda i 70 esuberi, davvero possono stare tranquilli i 170 che rimarranno alle macchine? Certamente no per quanto riguarda i carichi di lavoro.

Alla Manifattura di Rovereto, per esempio, ci sono 9 cosiddette isole di produzione. Su ognuna di esse lavorano 5, 5 operai, ciascuno con un compito specifico. E’fin troppo evidente che se sulla stessa macchina ci lavoreranno 4 operai invece che 5,5, i carichi di lavoro dei 4 risulteranno accresciuti.

Qual è la ragione di tutto ciò? La risposta è nella stessa piattaforma del sindacato confederale, quando si parla di "aumentare i livelli competitivi dell’Eti sul mercato nazionale ed internazionale attraverso un adeguato aumento della produttività degli impianti e dei livelli di qualità dei prodotti".

La validità di questa risposta è naturalmente discutibile, ma non c’è dubbio che se la trattativa andrà in porto l’azienda sarà molto più appetibile sul mercato in caso di messa in vendita.

Dimenticavamo:il Governo ha indicato il mese di settembre come data per mettere l’Eti sul mercato. Valore? 1,3/1,5 miliardi di euro. E senza gli esuberi. Che le risposte siano tutte qui?