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Scuola: il blitz del Principe

Gianfranco Valduga

Sotto il linguaggio paludato che parla di "proposta di sviluppo del modello di istruzione trentina", il protocollo d’intesa Dellai-Moratti anticipa di fatto, sia pure in forma "sperimentale", gli elementi cardine della riforma Moratti: riduzione del tempo-scuola settimanale obbligatorio a 25/26 ore e il resto (fino alle 36 complessive) facoltativo, distinzione fra materie fondamentali e non, scelta precoce (a 13-14 anni) fra istruzione superiore o la formazione professionale. Di prolungare l’obbligo scolastico non si parla.

Se è inaccettabile la sostanza di questo protocollo, che riporta indietro la scuola e la degrada, ancor più inaccettabile è il modo verticistico e personalizzato con cui si è arrivati alla sua definizione. Nessun coinvolgimento di insegnanti, studenti, famiglie, né delle parti sociali e delle forze politiche. Nemmeno del Consiglio provinciale, nemmeno della stessa Giunta provinciale. Tutti colti di sorpresa dalla fulminea azione del principe (sì, si può ben dire) Dellai.

E’ grave e incomprensibile che lo stesso metodo sia stato seguito dal segretario provinciale della CGIL, il quale ha firmato senza parlare con nessuno un protocollo d’intesa sulle relazioni sindacali che significa accettazione dell’applicazione anticipata della riforma Moratti in Trentino, con la sola clausola - illusoria - della salvaguardia dei posti di lavoro. Ha creato sconcerto in chi, dentro e fuori la scuola, ha fino ad oggi condiviso non solo la critica ma anche la battaglia della CGIL contro la riforma Moratti.

E’ naturale che il ministro cerchi accordi separati con presidenti di Regioni e di Province, come in Lombardia e in Trentino. Questo indebolisce l’opposizione delle forze sindacali e politiche e, come ha scritto sulla Repubblica il segretario nazionale della CGIL scuola Panini, mette "il Parlamento e il Paese di fronte al fatto compiuto in assenza di un quadro legislativo e di regole comuni in materia scolastica e formativa".

Meno naturale è che tale disegno sia assecondato con iniziative personali da rappresentanti del centro- sinistra e da dirigenti sindacali locali incuranti della necessità di una battaglia comune in tutto il Paese per una scuola ben diversa, che elevi il grado generale di cultura prolungando l’obbligo scolastico e mirando all’istruzione, non alla formazione professionale.

E’ evidente la distanza fra questo tipo di scuola e quello prefigurato dal protocollo Dellai-Moratti. Il fatto che esso preveda la possibilità di passaggio dal canale professionale a quello dell’istruzione non ne modifica la sostanza. Inoltre, la facoltà di sperimentare i nuovi ordinamenti morattiani in Trentino non fa che esasperare il quadro delle sperimentazioni nei vari Istituti, che attualmente avrebbero bisogno piuttosto di consolidamento e di verifica; e la riduzione del tempo scuola, infine, mette in pericolo la continuità del tempo prolungato nella scuola dell’obbligo, un’esperienza e un servizio essenziali per studenti e famiglie.

La sinistra non deve lasciarsi irretire da progetti di "innovazione" che riportano alla divisione (e gerarchizzazione) fra istruzione e avviamento al lavoro e con le discipline obbligatorie e facoltative introducono un’ulteriore divisione all’interno di questi sistemi.