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QT n. 4, 22 febbraio 2003 Servizi

Incenerire, essiccare, o protestare?

La gente di Roncafort fra rabbia e scarsa informazione.

Per lo meno dal 1987 si fa un ran parlare a Trento di discariche, inceneritori, impianti di compostaggio ed ora anche di bioessiccatori. Da quella data, un crescendo di progetti, visite a strutture, consulenze, proposte alternative, studi di impatto, imposizioni dall’alto e pareri di luminari del settore subissa ciclicamente l’opinione pubblica favorendo confusione e sconcerto.

Ad ogni pronuncia della Provincia, vero deus ex machina assieme alla spazzatura dell’intera vicenda, hanno fatto seguito infuocati consigli comunali, allarmate assemblee di circoscrizione, un proliferare di comitati "contro", lettere ai giornali di cittadini incazzati, volantinaggi… Risultati? Prossimi allo zero, mentre il clamore politico e mediatico degli ultimi mesi fa intendere che siamo davvero prossimi alle decisioni irrevocabili: impianto tipo inceneritore e dislocazione a Ischia Podetti, zona Roncafort.

Ma al di fuori dei palazzi dove "si puote ciò che si vuole", che pensano i più diretti predestinati di questa imposizione? Come percepiscono la vicenda? Da quale prospettiva la guardano? In base a quali informazioni hanno maturato le loro convinzioni?

Per saperlo, chiedo a Fausto, Gianni e Moreno, soci de "Il Gruppo", una combattiva associazione culturale e ambientalista di Roncafort di organizzarmi un incontro con qualche residente della zona. "Dove?" -Dove me ne fate incontrare di più, naturalmente-. "Allora non c’è problema: a Roncafort abbiamo solo uno spazio per trovarci: il bar".

Il giorno dell’appuntamento, anticipo la partenza per farmi un’idea preventiva del modo di pensare lì l’impianto di smaltimento rifiuti. Come prima tappa busso da Carmelo. Convenevoli, vin brulé, chiacchiere e poi la domanda-tormentone di tutta la serata: Che pensi dell’inceneritore? Risponde con una serie di insolenze a "quei da Trent", sempre bravi a far quel che vogliono, seguite da un "so solo che lo faranno a Ischia, dove il vento tira tutti i giorni verso la città".

Fa il punto la moglie: "Vogliono l’inceneritore? Che si tengano anche il fumo!" Altro giro di bicchieri e un invito a parlare di cose più serie.

Passo poi da Pietro, un piccolo artigiano. Alla domanda risponde con un’altra: "Ma non hai altro da pensare?" Gli accenno alle battaglie del Gruppo e lui: "Ogni volta è stata una sconfitta e così sarà anche con l’inceneritore". Ridacchia: "Non saranno loro a portare sfiga?" Conclude: "Tanto da qualche parte devono farlo e là non dà fastidio a nessuno… tu andresti ad abitare in un posto del genere?"

Fuori nel freddo passa un vecchietto e Pietro lo fa venir dentro per un caffè. Ne approfitto e:

Nonno inceneritore o bioessiccatore?

Si schermisce assicurando di non saperne niente. Glie spiego la differenza in due parole e lui: "Meglio l’inceneritore, così bruciano anche le pantegane". Le pantegane? "Sì, se chiudono la discarica quelle lì vengono nella mia cantina".

Torno in strada in tempo per incrociare un compagno dei tempi andati. Saluti, stretta di mano e:

Hai sentito dell’inceneritore?

"Non ne so quasi niente. Lavoro in città, io e mia moglie veniamo qui solo a dormire. Insisto:

Il fumo in uscita dal camino finirà anche su Trento…

Mi batte la mano sulla spalla: "Vecio, prima che lo finiscano sarò tin pensione su al mas in val di Cembra". Arriverà anche lì, gli garantisco. "Sì, ma voi lo respirerete prima". Inutile asfissiarlo oltre. Si ferma a salutarlo una ragazza, me la presenta e mi invita a far a lei certe domande. Appassionata di montagna la prende alla larga: la val Jumela, il traffico, le polveri sospese, l’Amazzonia, il protocollo di Kyoto…

Ma l’inceneritore si fa o no?

"Certo che no… siamo matti?"

Mi incammino verso il bar quanto mai perplesso: sei interpellati e cinque risposte tra il vago e lo scherzoso. Alle 17 entro. Sparsi per il locale una ventina di clienti di ogni età, alcuni impegnati a giocare a carte, altri a leggere o a farsi un bicchiere. In fondo alcuni ragazzi parlottano fitto fitto. Per tastare il terreno, inizio con qualche domanda a Fausto, Gianni e Moreno.

Quanti residenti sanno di cosa stiamo per parlare?

"Non più del 30% conosce bene il problema e ne discute, il rimanente ne è solo informato. Come coordinamento siamo molto impegnati e qualcosa lo abbiamo ottenuto. Per noi la scelta di Ischia Podetti come luogo di deposito dei rifiuti dell’intera provincia è sbagliata sotto ogni aspetto, ma non per questo intendiamo indicare una proposta alternativa: non vogliamo liberarci della rogna rifilandola a qualcun altro".

Da Campo Trentino al ponte dei Vodi c’erano 300 ettari di ottima campagna: quanta ne rimane? Risponde Fausto, uno dei pochi agricoltori ancora "operativi" a Roncafort: "Una cinquantina, forse 60".

Il prezzo?

"Quello agricolo oscilla sui 15- 20 euro a metro".

Può esserci dietro una manovra per svalutareil terreno e portarlo via per niente?

"No, i contadini non vendono… non sono più quelli di una volta, non vendono. Non credo neanche che intendano espropriare… hanno fatto abbastanza finora. Come associazione ci siamo posti il problema della democrazia perché ancora una volta la Provincia vuole calare dall’alto le sue scelte senza consultare la comunità".

Inceneritore o bioessiccatore?

"Non siamo né per uno né per l’altro - interviene Gianni - Pretendiamo la scelta migliore: se mi dicono che l’inceneritore fa meno diossina dell’essiccatore, benvenuto! Lo studio di impatto ambientale sottolinea quasi con preoccupazione che l’impianto si trova solo a 6 km da Trento centro: e noi che siamo ad uno? Uno dei paesi probabilmente più investiti dai fumi sarà Cadine, ma lì non lo sanno e non c’è neanche un comitato. Basta guardare sul Soprasasso la bandiera della pace messa in cima ad un pennone da Cesare Cestari: sventola a più non posso tutto il giorno verso sud, la valle dei laghi, Rovereto,il Bondone".

E i verdi? Fausto, fin lì quasi accasciato sul tavolo, si tira su e sbotta iroso: "Lascia perdere, per pietà! Io e Moreno ci ricordiamo le battaglie a base di dossier micidiali sull’interporto fatte 15 anni fa da Pinter con Solidarietà, Bonfanti e Nardelli. Non ho mai visto un politico cambiare in questo modo! È’ inutile che questi qui continuino a dire che è meglio essere in giunta a risolvere i problemi, se poi lì risolvono così. Hai visto qualcosa in questi anni?"

Al tavolo cala un momento di silenzio. Propongo di dar voce ai clienti. Moreno subito ne trattiene per la manica uno diretto al suo tavolo. Colpo fortunato, perché si tratta di un ex operatore ecologico ora in pensione. Allegro, appassionato di natura ed ecologista, non abita più a Roncafort ma conosce bene il problema. Dichiara determinato: "Se lo fanno, che lo facciano più capiente. E’sempre meglio esagerare!"

Ma del bioessiccatore che dici?

"Io sono d’accordo con chi reclama e non vuole l’inceneritore; però voglio un’alternativa. Per me comunque essiccare resta il modo migliore per far sparire i rifiuti".

Ma perché da Ala devono portare l’immondizia Trento?

"Eh no, noi trattiamo le nostre!"

E perché non portare tutto a Brescia?

"Sì ma loro le vogliono? E quanto ci costa il trasporto? Un camion dell’immondizia viene centomila lire l’ora".

"E’ ridicolo portare in giro le nostre immondizie - incalza Moreno. - Il nostro problema dobbiamo risolverlo noi. In Bolghera sono arrivati al 67% di raccolta differenziata. Resta il 30% di plastica non riciclabile e inerti".

Chiamato all’unisono appena varcata la porta, si accosta al tavolo "l’alpin", un anziano dai curiosi baffi a manubrio.

Allora… lo facciamo l’inceneritore?

"Basta che no me treghe dent mi!"

Ma non hai paura della diossina?

"Questi anni ne abbiamo mangiato di insalata con il camerel (liquame, n.d.r.) e siamo ancora qui!"

"Ma la diossina non è camerel e l’insalata non verrà su più!" - lo ammonisce Moreno. Il vecchio alpino si aggiusta il cappello e sbotta: "Dovevate chiedermelo quando avevo vent’anni, adesso sono troppo vecchio!"

Alle sue spalle si fa largo Aldo. Ha saputo al banco della raccolta di pareri e ha fretta di far sentire il suo: "Non ho esperienza di inceneritori e l’unica cosa che mi preoccupa è il camino di 200 metri. Io abito in Candriai e dico che il calore fuori dal camino cadrà su Cadine e sul Bondone e che i soldi spesi per le famose Rocce Rosse sono buttati via. Non ci sarà più neve perché già adesso quando arriva su il caldo della città non nevica".

Hai paura della diossina?

"Delle cose che non vedi non hai paura, del camino sì. Secondo me rovineranno tutto l’ambiente qua attorno".

Faccio presente a quelli del Gruppo che l’ interessamento per l’inceneritore mi pare sommario, ma Moreno si inalbera: "Perché da parte dei media c’è una disinformazione pazzesca!"

Arriva un altro: "Io sono d’accordo per spostarlo".

Dove?

Silenzio, poi: "Da un’altra parte. Se proprio dobbiamo farlo, facciamo prima la raccolta differenziata così bruceremo solo il 50% dell’immondizia e basterà un impianto da 120.000 tonnellate. Loro dicono che il fumo colpirà la montagna, ma se il vento gira ho sentito che andrà a Povo e Cognola. Quando poi ci sarà bassa pressione, vi lascio pensare dove andrà ad appoggiarsi. Se c’era problema di smaltire l’immondizia, da qualche parte bisognava ficcarla: hanno scelto il posto dove c’è meno gente a protestare".

Butto lì a Fausto: se in cambio delle inceneritore vi offrissero un’altra struttura utile sareste d’accordo?

"No, no... ma che discorsi sono? Ci sono già quelli che vanno in giro a fare baratti, ma per la salute non si compra e non si baratta niente".

Appena dentro dalla porta blocco Fabrizio e gli faccio la solita domanda.

"L’inceneritore - risponde - svalorizzerà il posto. Sulla diossina non sono molto informato e penso comunque che ci sia gente che ha degli interessi in questa faccenda. Il problema rifiuti c’è e non credo si possa andar avanti con le ecoballe. Forse l’inceneritore sarebbe una soluzione. Non troppo grande, però, ed in ogni caso prima devono fare degli studi sull’acqua e sul vento".

Dove farlo?

"Mi pare di aver capito che altri posti non ce ne sono: lì è segnato e lì lo faranno. Però dovrebbero anche compensare Roncafort, perché non è possibile avere soltanto un bar, un panettiere e un negozio".

Qualche attimo e spedito direttamente dal banco al nostro tavolo si presenta Tiziano, con un "però è meglio che io non parli!"

Che svantaggi pensi di averne?

"Svantaggi? C’è quello che ha detto il dottor Piscioli: è un problema di salute".

Ma i giornali assicurano che non ci sarà pericolo.

Sfodera un ghigno: "Ma io ai giornali non ci credo. Credo di più al dottore che dice che ci sono dei residui. Fino a che non mi dimostrano al cento, mille per cento che non c’è niente, io credo a lui".

Un attimo di vuoto e torno alla carica.

Chi verrà ad abitare qui con l’inceneritore?

"Non so, ma io alla salute ci tengo tantissimo. Ci penserà l’ITEA a tirare qui gente povera con le case che costano poco. Quelli lì non hanno i soldi, gli spiegano che non ci sono fumi e accettano la casa. La gente comunque mi sembra incazzata nera; scrivilo, non c’è problema. Non partecipa perché preferisce star casa a guardare la TV. A forza di monàde, non credono più a niente".

Chiediamo a due ragazzi seduti qualche tavolo più in là di avvicinarsi. Lei, sorridente, 17 anni, orecchino al naso, dice di non essere di qui e di non conoscere il problema. Gira la parola all’amico, che con determinazione dichiara che "bisogna fare qualcosa".

Cosa?

"Bisogna mettere i cassonetti più vicini alle case per favorire chi vuole fare la differenziata, specie quelli delle bottiglie. Gli anziani non vano in giro coi pesi".

Passa una signora diretta al bagno.

Cosa pensa dell’inceneritore?

"Non me ne intendo, però secondo me è un casino, perché quando i fumi escono coinvolgono un po’ tutti".

E allora?

"Bisogna diminuire la spazzatura! Tanto per dire, perché non torniamo alle bottiglie in vetro per il latte? Pensate a quanti tetrapak finiscono ogni giorno nei bidoni!"

Mentre si allontana, fa cenno ad un ragazzone sulla ventina di avvicinarsi.

Di’ anche tu qualcosa sull’inceneritore!

"Eh, da qualche parte bisogna farlo e quindi… Sono favorevole se le cose sono fatte bene. Tecnologie adeguate, insomma. La diossina? Non so, penso che non lo farebbero se ci fossero rischi per l’ambiente e per noi".

La tua opinione sul bioessiccatore?

Attimo di perplessità, poi: "Come mai non lo fanno? Penso che valuteranno bene la cosa prima di decidere… C’è gente pagata apposta, senza alcun interesse".

Secondo te i politici fanno i tuoi o i loro interessi?

Ride: "Penso che in questo caso gli interessi predominanti siano quelli della popolazione".

Verso le 18 nel locale c’è un bel viavai. Alcuni si avvicinano al tavolo solo per esprimere astio per chi vuole imporre qui l’inceneritore, altri commentano con battute di scherno l’illusione che la gente conti qualcosa; uno, gomito sul banco, respinge l’invito sollevando, come ad indicarne il motivo, il bicchiere: "No go temp".

Accetta di dire la sua un trentenne di Luserna. Sceso a Trento per far riparare una pompa elettrica, è qui al bar per ingannare il tempo d’attesa con qualche bianco.

Inceneritore sì o no?

"Ho visto quello di Brescia perché ci lavora un mio amico. Perché non portano l’immondizia là? Buttarne dentro 50 quintali o 100 non fa differenza. E’ come buttare legna nella cucina economica: ne metti poca, arde poco, ma se ne metti tanta… Se butti dentro un toco alla volta può capitare anche chi si spenga o no? L’inceneritore non deve fermarsi mai!"

Ma dal camino di Brescia esce qualcosa?

"Vedi qualcosa solo se c’è umidità".

E la diossina?

"So che fa male e provoca tumori. Io ho perso mio padre e mia madre per tumore e quindi so di queste cose. Sono favorevole a tutto quello che evita malattie, cioè ad un ambiente sano, e se fossi io a deciderlo non si userebbe neanche la plastica. Io mi ricordo da bocia, si bruciavano diverse plastiche, alcune facevano solo fumo nero, altre riempivano l’aria di peletti… Voglio dire che c’è anche una differenza di materiale a costruirle. Bisogna fare una plastica che si distrugge e non che fa i peletti che li respiri e ti fanno ammalare. Quante cose di plastica si potrebbero fare con il cartone duro? Alla fine lo bruci e non resta niente. Ci sono tante cose che si può fare a meno di creare ed usare, ma quando sono fatte prima o poi devi smaltirle".

E della raccolta differenziata che ne pensi?

"Io su a Luserna ho ancora le galline in cortile e per alimentarle faccio sempre la raccolta differenziata".

Poco dopo le 19 stop al registratore e a casa. Fuori dal bar non si vede nessuno e le poche macchine sfrecciano via ampliando quel senso di vuoto da anni al centro delle recriminazioni dei residenti.

Che resta di due ore di conversazioni ora rabbiose, ora pacate ma dure, ora frivole ma anche derisorie? Le interviste mettono in luce tra i clienti del bar Fiordaliso di Roncafort, considerati con manica larga come rappresentativi di tutta la piccola frazione, livelli approssimativi di consapevolezza ed informazione in materia di smaltimento dei rifiuti, mentre lasciano intravedere contrasti sulle modalità di raccolta e sul tipo di impianto da realizzare per la loro eliminazione. Tutti invece sembrano d’accordo nell’accusare i media locali di poca chiarezza, gli esperti di non dar garanzie assolute circa l’innocuità delle emissioni gassose e la Provincia di poca o nulla democrazia. Se le prime due rimostranze possono essere considerate alla stregua di punti di vista, lo stesso non vale per la terza. Mancanza di democrazia e scelte calate dall’alto sono accuse allarmanti perché se, come affermava Jacques Maritain "la tragedia delle democrazie moderne è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia", allora Roncafort è da considerarsi una tragedia.

Per tutti naturalmente!