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QT n. 15, 16 settembre 2006 Cover story

L’ambiente è un vincolo: togliamolo

L’Europa affonda il collegamento Pinzolo-Campiglio: devasterebbe i siti che tutelano la biodiversità. E la politica trentina? invece di interrogarsi sulla scelta di affidare alle lobby lo sviluppo delle valli, straparla di riduzione o spostamento dei siti protetti. Le contraddizioni della Giunta Dellai: promuove il distretto tecnologico-ambientale, e non capisce che oggi l’ambiente è una risorsa fondamentale.

L’Unione Europea ha detto no. Il collegamento sciistico Pinzolo-Campiglio non si può fare.

Era stato un motivo di scontro asperrimo fra Giunta Dellai ed ambientalisti; aveva costituito, dopo la dura resa sulla Jumela, la rotta dei Ds (avevano promesso: "Diciamo sì alla Jumela, ma per dire no alla Pinzolo-Campiglio", per poi arrendersi senza neanche più combattere) e ne aveva sancito la riduzione a petulanti satelliti; era diventato il primo simbolo della capacità di Dellai di realizzare, senza pagare prezzi, quello che si prefiggeva, indipendentemente dalle magari ottime ragioni contrarie.

Bene, l’Unione Europea ha tagliato la testa al toro. Ha detto che cose del genere non si possono proprio fare, un progetto del genere è inaccettabile. Intendiamoci, non è entrata nel merito del dibattito trentino sul turismo della quantità o della qualità, sul contenimento e le alternative alla debordante industria dello sci, sugli impianti realizzati per aprire nuove aree alla speculazione delle seconde case. Queste sono scelte politiche nostre, su cui l’Unione Europea non mette becco. Se da noi il disegno strategico di riconvertire il turismo verso modalità più ecocompatibili è rimasto senza rappresentanza politica, è un problema solo nostro.

E’ invece un problema europeo, se i luoghi destinati ad essere riserve ambientali per la biodiversità (i SIC, Siti di Interesse Comunitario), in Trentino vengono smantellati.

Pian degli uccelli, biotopo e Sito di Importanza Comunitaria in val Rendena, minacciato dalla progettata Pinzolo-Campiglio.

Sì, perché la Pinzolo-Campiglio, probabilmente proprio a causa dell’arroganza progettuale dovuta alla convinzione di poter fare e disfare tutto, va a insistere su ben due di questi siti.

Spieghiamone l’importanza.

Da alcuni anni ormai la comunità scientifica prima, e le istituzioni poi, si sono rese conto della primaria importanza, anche per la specie umana, del permanere sul pianeta di un ampio ventaglio di specie vegetali ed animali. Il processo contrario, di riduzione, talora drammatica, delle specie, è ritenuto sommamente pericoloso per l’insieme della vita sul pianeta terra (vedi Insetti e piante che scompaiono: la cosa ci riguarda?). Di qui le azioni per promuovere la cosiddetta "biodiversità". "In questo contesto la Ue ha stabilito, con apposite direttive, quali sono le specie animali e vegetali a rischio, che è interesse generale conservare - ci spiega il prof. Gino Tomasi, studioso di scienze naturali, già direttore del relativo Museo di Trento – I SIC sono località deputate a questo scopo."

La Provincia, autorizzando con giuliva incoscienza la distruzione di questi siti, si è sottratta ad un proprio dovere, anzi si è messa a sabotare un’azione di salvaguardia di evidente interesse generale. Cosa che – per fortuna – non si può fare. L’Unione Europea, allertata dai nostri ambientalisti, ha espresso il suo vigoroso No.

Fin qui la storia non è certo edificante. Ma non è nemmeno peggio di tante altre. Il punto è che le puntate successive sono ulteriormente deprimenti.

Il presidente della Provincia Lorenzo Dellai, infatti, si trova in difficoltà. Ha costruito il suo consenso nelle valli grazie ad un rapporto con i locali poteri consolidati, tra i quali, in primis, gli impiantisti. Un consenso utilissimo, ma non garantito: sul piano della difesa di tali interessi, infatti, il centro-destra offre analoghe garanzie; e nelle valli, orfane di una prospettiva per il futuro nella globalizzazione, spira un’inquietudine profonda, che già si è abbattuta, in termini elettorali, sulla Margherita.

Flora in un SIC minacciato dalla progettata Pinzolo-Campiglio.

Dellai quindi, ricevendo gli amministratori della Funivie Campiglio spa, comunica la ferale notizia cercando di non deludere le aspettative degli interlocutori: "La Ue ci impedisce di fare le piste da sci. Ma il collegamento lo faremo lo stesso, e vi daremo i contributi, in quanto soluzione di mobilità alternativa."

Gli impiantisti, alla successiva assemblea societaria, non sanno se piangere o ridere: far quadrare i conti non è scontato, se mancano gli sciatori è impossibile; se poi si parla di un collegamento che invece di andare in linea retta se ne va a zonzo nelle montagne, alla ricerca di piste che non ci sono (e di località come Plaza, da predisporre per futura speculazione), allora il disastro è sicuro ("Siamo molto delusi, la nostra è una risposta fortemente negativa". "Le proposte formulate sono ulteriori imbonimenti e prese per i fondelli". "Non si può accettare l’irresponsabilità di Dellai"...). Insomma, il Presidente registra un tracollo di popolarità in uno snodo politico-sociale per lui decisivo: alle lobby di valle ha dato tutto, ma il tutto non è mai abbastanza.

In questa situazione Lorenzo Dellai delude: si guarda bene dall’iniziare una riflessione sulla reale consistenza delle sue scelte strategiche, chiedendosi se queste lobby possano rappresentare il futuro e se abbia senso continuare ad accodarvisi.

Si esibisce invece in una serie di esternazioni preoccupanti, all’insegna dei "troppi SIC... individuati con leggerezza, comprendendo aree che oggettivamente non meritano questa assoluta protezione" e fa come esempio "le pozze dell’Avisio" (cioè la foce del torrente nella sua confluenza nell’Adige) e annuncia procedure – ahimè "a lungo termine" – per farli stralciare.

L'assessore provinciale Marco Benedetti.

L’assessore Benedetti propone soluzioni più spicce e radicali: "spostare" i SIC, cioè azionare le ruspe per fare le piste da sci, e al contempo – immaginiamo – creare altrove buche con acqua dove (sicuramente) verranno a dimorare le specie testè rimosse.

"A queste parole mi sono scandalizzato – ci confida il prof. Tomasi – Un SIC non può essere spostato: o è lì, o non c’è più. Viene tutelato proprio perché in quel posto si sono create condizioni particolari, e pertanto preziose. A questa idea dello spostamento è sottesa una mercificazione: lasciateci fare, e noi vi diamo qualcosa in cambio. E poi il discorso della ‘leggerezza’ nell’individuazione dei siti: nessuna leggerezza, è stato un lavoro scientifico lungo e serio".

"In queste parole vedo un’involuzione culturale– ci dice Roberto Bombarda, consigliere provinciale dei Verdi – La conservazione della biodiversità è un interesse collettivo, che va al di là dei confini spaziali e temporali; non la si conserva solo per i trentini, né solo per la nostra generazione. E tra gli obiettivi di governo dovrebbe essere il primo; il primo comandamento. Quello che sta venendo meno è l’orgoglio di essere trentini, di vivere in questo territorio, da mantenere con le sue caratteristiche di eccellenza ambientale, non di sputtanarlo".

Si ritorna sempre all’ambiente, caratteristica per cui siamo conosciuti, e che rischiamo di dilapidare.

Il consigliere provinciale (Lista Verde) Roberto Bombarda

"Dellai si arrabbia quando inchieste di stampa mettono sotto accusa questo o quel provvedimento. E sostiene che noi siamo all’avanguardia in Italia. Cosa di cui sono convinto anch’io – prosegue Bombarda – Però noi, con 500.000 persone su 6.000 chilometri quadri, con le possibilità dell’Autonomia, non dobbiamo confrontarci con il Veneto o la Campania, ma con la Svizzera, o la Svezia. Qui torna il discorso dell’orgoglio: dobbiamo puntare ad essere punto di riferimento a livello europeo; a tutelare la biodiversità non solo per noi, ma anche per i milanesi".

E qui sta, a nostro avviso, il cuore del problema. L’ambiente e la sua tutela vengono visti come un peso, un fardello. Ambiente ed economia sono posti (a volte anche dagli ambientalisti) in contraddizione. Quando invece (QT ha già dedicato ampio spazio al tema, vedi Cindia, paura e speranza) sta diventando vero il contrario. Solo considerando l’imminente avvento sul mercato di 3 miliardi di nuovi produttori\consumatori di livello industriale, indiani e cinesi, è chiaro che il pianeta è destinato a risultare troppo piccolo; aria, acqua, materie prime, fonti energetiche sono insufficienti, e una riconversione in senso ecologico della tecnologia e della produzione sarà indispensabile.

In quest’ottica l’ambiente sarà la prima risorsa.

E il Trentino con lungimiranza si sta attrezzando: gli investimenti nel nascente distretto tecnologico-ambientale sono una scelta strategica di grande rilievo. Dellai su questo ha puntato, e con convinzione. Parallelamente, però, le condizioni al contorno, che possono dare senso e gambe a questa scelta, vengono trascurate.

In città si studiano le nuove tecnologie ambientali, ma nelle valli l’ambiente è un peso. "Abbiamo la grande possibilità di sfruttare il credito ecologico che il Trentino ha in Italia" - afferma a piè sospinto (e giustamente) l’assessore all’Innovazione Gianluca Salvatori. Poi però la Giunta vuole far passare le ruspe sui SIC perché la biodiversità è una fesseria.

"Si stiamo trovando di fronte a problemi nuovi – commenta Tomasi – Negli anni ’70 in Provincia l’Ufficio Protezione dell’Ambiente era una sottosezione di quello Caccia e Pesca, con il nome aggiunto sulla targhetta con il pennarello. Il fatto è che i beni acquistano preziosità quando scarseggiano: così accade per l’aria e per l’acqua, di cui ci si è accorti solo dopo gli inquinamenti; e ora per la fauna, che ha subito autentici tracolli e solo ora, con la biodiversità, viene rivalutata nella sua importanza vitale. Non abbiamo ancora un assestamento culturale, sociologico, su queste acquisizioni. E di conseguenza la politica, quando guarda all’oggi invece che al domani, fa prevalere l’interesse di cortissimo respiro dell’impiantista".

"Questa vicenda mi sembra paradossale– conclude Bombarda – Due anni fa scrivevo in una lettera alla Giunta e ai consiglieri provinciali l’impossibilità di realizzare la Pinzolo-Campiglio, proprio perchè interferiva con due SIC. Più d’un tecnico provinciale mi disse ‘Hai ragione; ma la volontà politica è quella...’ Si è visto come è finita".

E’ la storia della politica che si incarta nella propria arroganza: le leggi sono un ostacolo, i tecnici un orpello. Ma poi si va a sbattere contro un muro.

E se invece si riconsiderasse il modello di sviluppo? Se si smettesse di incentrare il futuro delle valli sui progressivi arricchimenti di lobby in settori ultramaturi?

"Penso che soprattutto nelle valli occorra sviluppare il futuro partendo dai beni ambientali, dai Parchi. E gradualmente riconvertire in senso sostenibile il turismo di massa – risponde Bombarda – In sede di dibattito di bilancio ho proposto di destinare al distretto tecnologio-ambientale 100 milioni di euro all’anno, per dieci anni. Da lì deve venire la mission del Trentino del 2000".