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QT n. 10, novembre 2009 L’intervento

Quale religione nella scuola?

La religione è un fenomeno troppo vasto ed importante per essere trascurata dalla nostra considerazione. È importante per la vita dei credenti, ma lo è anche per la comunità intera, a causa della sua concreta organizzazione operante in essa e per la sua storia. Mi riferisco a tutte le comunità umane, perché tutte sono in qualche modo intrise, nella cultura e nella prassi, del fenomeno religioso. Ciò è vero nel bene e nel male, perché anche la religione, come tutti i fenomeni umani, presenta lati positivi e lati negativi.

Essa ha due caratteristiche essenziali. La prima è costituita dalla convinzione propria di ciascun fedele che esista una realtà trascendentale sintetizzata in un essere sovrumano, la divinità. La seconda è composta da un sistema di principi e di regole di comportamento che formano appunto l’etica e che ha invece una dimensione collettiva ed una efficacia terrena. Queste due caratteristiche sono comuni a tutte le religioni, a quelle che convenzionalmente sono definite monoteiste, la cristiana in tutte le sue diverse articolazioni, l’ebraica e la musulmana, ma anche a tutte le altre che sono diffusamente professate dalle comunità umane che abitano il pianeta.

La prima caratteristica fa fede in una seconda vita ultraterrena, risponde ad un bisogno profondo dell’uomo di credere che la morte non sia la fine di tutto. La seconda caratteristica, un sistema di regole di comportamento e di riti devozionali, svolge una funzione disciplinare dei rapporti fra gli uomini e degli uomini con Dio.

La fede nella trascendenza, che si esaurisce nella coscienza di ogni singolo individuo, ha le sue forme estreme nel misticismo ascetico. L’organizzazione della comunità religiosa, con le sue regole, i suoi principi, i suoi riti e le sue gerarchie, realizza un corpo complesso e dinamico di vaste proporzioni e di grande influenza nella società intera. Al punto di assumere il rilievo di una vera e propria entità politica.

Basti pensare alla Chiesa Cattolica, espressione della religione a noi più vicina e che meglio conosciamo. La sua storia è, dalla fine dell’Impero Romano ai nostri giorni, una storia politica densa di conflitti di potere, drammatizzata da guerre sanguinose, inasprita da persecuzioni violente degli infedeli. E tuttavia è stata anche la custode spesso feconda del messaggio evangelico ed ancor oggi da essa promana una multiforme rete di iniziative di volontariato assistenziale. Don Dante Clauser, Alex Zanotelli e don Vittorio Cristelli, sacerdoti cattolici, sono persone ammirevoli e circondati da un unanime apprezzamento. Però nella Chiesa vi è stato, e con ruolo importante, monsignor Marcinkus e si celano preti pedofili. D’altra parte persone egualmente ammirevoli esistono anche fra i non religiosi. Talché si può dedurne che il professare una religione non è di per se garanzia di bontà, e che vi può essere bontà anche in chi non sia seguace di una religione.

Queste riflessioni sono perfettamente pertinenti anche se riferite ad altre religioni. Ciò non toglie che ragionare attorno al fenomeno religioso ed alla sua storia sia un impegno culturalmente necessario. Anche nelle scuole. Ammetto che un simile progetto può suscitare un qualche imbarazzo. La storia delle religioni infatti ci insegna che Gesù Cristo fu soltanto il penultimo annunciatore della esistenza di Dio, dopo di lui verrà soltanto Maometto. Ma prima vi erano già stati Mosè ed Abramo, in Cina Siddharta, il fondatore del Buddismo, Lao-Tse, che promosse il Taoismo, Zarathustra, che predicò in Persia. Possiamo ignorare l’Induismo con Brahma, Visnù e Shiva, o lo Shintoismo giapponese? E le religioni antiche dell’Egitto e delle altre civiltà preistoriche, compreso il paganesimo?

Ebbene, questo fervore profetico di così importanti precursori e di così partecipate e varie credenze religiose non può far sorgere spontaneo il dubbio che non sia stato Dio a creare l’uomo ma piuttosto l’uomo a creare Dio? Con la conseguenza di trovarsi a disputare fra creazionisti ed evoluzionisti? Siamo maturi per portare nelle scuole queste storie e questa cultura?