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QT n. 5, 10 marzo 2007 Cover story

La fede attraverso l’amore (e la laicità)

Comunità di S. Francesco Saverio

Questi sono giorni di speranza. Leggiamo, nel Vangelo di Luca, l’annuncio delle Beatitudini: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”. Agli afflitti e ai perseguitati Gesù promette che la situazione di tribolazione sarà rovesciata.

Durante la settimana abbiamo ascoltato, nella parrocchia di S.Antonio, Carlo Molari dirci che anche la sofferenza può essere lo spazio in cui si rivela la fraternità tra le persone. E al centro “Rosmini” Ernesto Borghi ci ha presentato la Chiesa delle origini, in cui la preghiera e le opere di giustizia sono intrecciate. Gli incontri sono stati segnali positivi, per il valore dei due teologi, e per il messaggio che ci hanno lasciato: la fede si realizza attraverso l’amore. Ma anche per la folla dei partecipanti, e per la qualità degli interventi. A rappresentare una Chiesa matura, di cristiani adulti. E’ anche questa presenza, seppure fragile, nella società italiana, che può permettere al governo di centro-sinistra, presieduto da Romano Prodi, di approvare un disegno di legge che riconosce “nuove forme di amore”. Tra l’uomo e la donna, ma anche tra coppie omosessuali, in una società che cambia, che esprime forme diverse di affetto, di solidarietà, di amicizia.

Già trent’anni fa, in una conferenza a Trento, Ambrogio Valsecchi notava nei rapporti sessuali e familiari le tendenze al cambiamento. Una “riluttanza alla definitività”, la chiamava, che certo contiene rischi su cui riflettere, ma anche “pulsioni di vita”. E’ un confronto mai concluso, plurale, al quale ogni soggetto, culturale, religioso, politico, è chiamato a portare il proprio contributo.

Le vie della politica sono sempre difficoltose, e imperfetti i risultati. Ma noi apprezziamo lo sforzo del riconoscimento.

Le gerarchie della Chiesa cattolica si oppongono. Il “non possumus” è come dire, al Governo e al Parlamento: voi non potete intervenire.

Ci sono in queste nuove forme d’amore aspetti estranei alle etiche elaborate nel tempo dalle comunità cristiane. Ma il Cristianesimo non esaurisce in se stesso, lungo la storia, tutte le forme delle relazioni umane: è questa la laicità dello Stato. E ci sono aspetti d’amore, però, che sollecitano anche la Chiesa a cercare risposte nuove, più umane e cristiane: sono questi i segni dei tempi a cui continua a richiamarci il Concilio Vaticano II.

Paolo De Benedetti a “Uomini e Profeti”, afferma: “Il Vangelo non è indifferente all’etica e alla giustizia, ma non ha lo scopo di insegnarle. Ci lascia soli, come gli altri uomini che combattono queste battaglie con il rischio di perderle, e anche di sbagliarle”.

Siamo lungo il cammino, impegnativo per tutti, le donne e gli uomini, le religioni, le istituzioni statali. Un cammino di libertà e di responsabilità, che noi vediamo aperto alla speranza.

Comunità di S. Francesco Saverio

Fra i 60 firmatari di questo documento:

Giorgio Butterini (sacerdote), Maurizio Agostini, Prisca Zeni, Elisabetta Cescatti (medici), Chiara Arnoldi, Myriam Gottardi, Laura Mollari, Ezio Rossi, Silvano Bert, Paola Morini, Pier Giorgio Rauzi (docenti), Piergiorgio Bortolotti, Maria Luisa Drigo, Augusta Rosati, Alfredo de Riccabona, Mariella Degasperi, Gianni ed Elisa Sartori, Bruno Rizzi (operatori sociali), Sara Rauzi, Diana Gardumi, Michele Borga (studenti), Fulvio Gardumi (giornalista), Mauro Avi, Emma Rossi, Carlo Zanini, Lorenzo Rossi (lavoratori autonomi), Anna e Rita Fronza, Jole Gregori, Renzo Pedrotti, Lucia Ciurletti, Lia Boschetti, Teresa Borriello, Marta Brugnara, Sergio Moltrer, Lidia Tomasi, Benedetta de Riccabona, Gabriele Farina, Lucia Bertò, Valerio Fontanari (pensionati)