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QT n. 12, dicembre 2020 Servizi

Acqua: una legge, ma quasi tutto ancora da decidere

La giunta lascia aperta la questione dell'acquisto delle centrali e spera nella proroga nazionale delle concessioni. 

Mentre noi tutti parliamo (giustamente) del virus, ci sono cose che accadono. Una di queste è stata l’approvazione in Consiglio provinciale, il 7 ottobre scorso, della legge che regola le procedure di affidamento delle nuove concessioni idroelettriche. Poi, a valle, ci sono altri importantissimi passaggi che da questa legge vengono instradati.

Ne abbiamo parlato a lungo nei mesi scorsi, sondando tutte le ipotesi possibili. Compresa quella, che gli addetti ai lavori considerano difficilmente praticabile, di una gestione diretta della Provincia. In realtà normativamente non lo è. È solo molto difficile da fare ed è una strada che è stata abbandonata molti anni fa in nome del dio Mercato e della sua vestale Concorrenza.

L’assessore Mario Tonina

L’assessore Mario Tonina, proponente della legge, ci aveva promesso su questi temi un’intervista a bocce ferme.

Cosa pensa la giunta dell’ipotesi di gestione diretta del comparto idroelettrico?

In giunta abbiamo preso in considerazione la cosa e per questo abbiamo inserito un emendamento specifico che ci dà la possibilità di affidare concessioni anche con forme di partenariato pubblico-privato. Soprattutto qualora, per ragioni tecniche o economiche debbano essere effettuati investimenti ingenti sugli impianti”.

Ma se Dolomiti Energia dovesse perdere le concessioni, il Trentino sarebbe molto meno garantito, da tanti punti vista.

Abbiamo ragionato sulla cosa, ma in questo momento non mi sento di dire di più. Avremo il tempo di ragionarci, comunque, perché da qui alle gare (i bandi devono essere pronti entro la fine del 2021, n.d.r.) abbiamo ancora un po’ di tempo per produrre delibere attuative e scrivere i bandi. Va anche detto che, a livello nazionale il PD sta spingendo per una ulteriore proroga delle concessioni. Quindi la partita è molto aperta. Se questa possibilità si concretizza noi non ci opporremo di sicuro”.

Le altre Regioni però sono contrarie alla proroga perché tutto l’idroelettrico fuori dal Trentino-Alto Adige è ancora in mano ai grandi gruppi energetici.

Questo è vero, ma il problema che si sta cercando di far capire a livello nazionale è che non può essere solo l’Italia a mettere a gara, mentre il resto d’Europa ha già prorogato per un tot di anni”.

Se vogliamo tenerci aperte tutte le possibilità dobbiamo però decidere, entro la metà del 2021, se vogliamo comprare i cosiddetti beni asciutti, ovvero le centrali.

Nella prima stesura della legge avevamo previsto l’acquisto secco. Ora però la situazione finanziaria è cambiata e quindi dovremo valutare. Teniamo presente che nella legge abbiamo inserito una cosa che reputo molto importante: la possibilità dell’azionariato popolare. Inoltre su questa scelta vorrei avere un confronto molto approfondito con il Consiglio delle Autonomie”.

Infine l’assessore Tonina ci tiene a difendere la posizione della giunta sulla questione del criterio prevalente. Che in questa legge è stato dato al prezzo: questo vuol dire che saranno i soldi a guidare le scelte.

Mi hanno detto: perché non date più valore al discorso ambientale? Non è che non consideriamo l’ambiente, ma le risorse economiche ci permetteranno di poter gestire la partita ambientale da protagonisti. E potremo dare risorse a quei territori che in passato sono stati in parte penalizzati”.

Una difesa a nostro parere debole per una scelta rischiosa: più si spinge sul prezzo, più difficile sarà costringere gli eventuali concessionari a spendere in manutenzione, sicurezza e innovazione tecnologica.

Il prezzo dei canoni di concessione come criterio prioritario dell’assegnazione è stato, in varie forme e con un forte accento sulle questioni ambientali, il tema su cui le opposizioni hanno maggiormente criticato la giunta, sia nell’esame della legge in commissione che nella discussione in aula. E per parecchio tempo, nel processo di formazione della legge, anche l’unico elemento di dibattito politico.

Solo negli ultimi mesi è emerso - ci piace pensare che sia avvenuto anche grazie alle nostre apparentemente impraticabili proposte - il tema della gestione diretta.

Il consigliere Alessio Manica

Che il PD, in specifico il consigliere Alessio Manica, ha declinato prima di tutto caldeggiando fortemente l’acquisto delle centrali.

L’acqua è il bene pubblico per eccellenza. E quindi, come prima cosa, dovremmo acquistare i beni asciutti. La norma approvata ha chiarito il metodo di stima (il prezzo da assegnare alle centrali potrebbe essere oggetto di grandi liti giudiziarie, n.d.r.) e la possibilità dell’azionariato diffuso per fare questo investimento”.

Ma l’acquisto delle centrali è solo una precondizione: senza centrali siamo obbligati a dare tutto in concessione, in base alle norme europee. Con la proprietà delle centrali possiamo provare anche altre strade.

La giunta - afferma Manica - non prende in considerazione la soluzione in house, la norma approvata non la prevede. Io ritengo che potrebbe essere percorsa la strada della società di gestione totalmente pubblica, acquisendo tutte le quote di Dolomiti Energia (attualmente una parte delle quote di Dolomiti Energia è in mano a privati, n.d.r). Nella discussione in aula ho proposto, ed è stato approvato, il fatto che di questo dovremo discutere. Anche perché finanziariamente sarebbe un affare”.

Quanto alle motivazioni per cui la giunta è restia a soluzioni non di mercato, Manica sottolinea che “nell’immediato l’acquisizione costa risorse, che poi certamente ritornano, ma forse si preferisce investire in cose che danno ritorni più rapidi”.

Con l’approvazione della legge che regola gli affidamenti si è conclusa quella che possiamo considerare la prima fase del lungo processo decisionale che ci porterà, a metà 2024, ad un nuovo assetto del comparto idroelettrico.

Il secondo tempo della partita si svolgerà l’anno prossimo.

Con due scadenze fondamentali: una il 31 luglio, quando dovremo effettivamente decidere se il Trentino si compra le centrali idroelettriche e la seconda il 31 dicembre, data entro la quale devono essere pubblicati i bandi di gara che non sono una semplice traduzione esecutiva di cose già decise, ma finiranno per essere il momento in cui vengono stabiliti prezzi, misure, condizioni e garanzie per concedere l’uso della nostra acqua..

Che timida politica!

Tutti gli addetti ai lavori con cui abbiamo parlato confermano che la questione del rinnovo delle concessioni idroelettriche è probabilmente l’atto politico più importante di questa legislatura. Almeno di quelli che erano previsti. Il Covid fa storia a sé. Sconforta quindi vedere il poco dibattito pubblico che finora si è sviluppato sulla cosa. Ma non è solo un problema di quantità.

Anche tra coloro che se ne sono occupati, maggioranza e opposizioni in egual modo, abbiamo rilevato di prima mano un curioso atteggiamento mentale: anche partendo con le migliori intenzioni, la possibilità di non consegnarci mani e piedi al Mercato di fatto non viene presa in considerazione. Non tanto nelle dichiarazioni di principio, quanto nel costruire proposte concrete che materializzino quel principio dell’acqua pubblica da molti sbandierato.

Molto lavoro è stato dedicato, da quasi tutte le opposizioni, a limare le proposte della giunta e a cercare di limitare il danno di un approccio puramente economico. Ma poco è stato fatto per costruire un progetto serio, articolato e credibile, di vera pubblicizzazione del comparto.

Per quanto riguarda la maggioranza, poi, pensavamo che questa potesse essere l’occasione perfetta per mettere in pratica i principi sovranisti e anti-europei tanto sbandierati, assestando un colpo fondamentale al mercatismo estremo di Bruxelles. Invece si coltiva la speranza che Roma e l’odiato PD tolgano le castagne dal fuoco.

Non abbiamo la presunzione di credere che la nostra idea, una pubblicizzazione vera del settore, sia l’unica accettabile. Però sappiamo per certo che se ci fosse una visione di ampio respiro su come gestire questa partita cruciale per il Trentino, una tale ipotesi dovrebbe rientrarvi a pieno titolo.

Siamo in una fase politica curiosa in cui un virus ha rimesso in gioco l’importanza della gestione pubblica di alcuni settori cruciali. Ed ha aperto spazi di manovra che solo all’inizio di quest’anno erano impensabili.

Giocarsi tutti quegli spazi, uno ad uno e fino in fondo, è quello che ci saremmo aspettati dai politici trentini.

Tutti e senza distinzioni.