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QT n. 4, aprile 2021 Trentagiorni

Sindaci o prefetti?

Dal niet alla panchina rossa in piazza, alla bestemmia on line: sta cambiando il costume dei nostri sindaci?

Il termine sindaco deriva dal tardo latino “Syndicus”, patrocinatore, termine nato in Grecia dopo la cacciata dei trenta tiranni: l’autorità nel comune rimane ai cittadini in quanto elettori. Quindi un patrocinatore dei cittadini. Podestà invece è persona imposta, dotata di potere giuridico dirimente, una autorità suprema. Chi approfondisce la storia del nostro paese rende giustizia al significato dei due termini. In Trentino si sta verificando qualcosa di preoccupante attorno alla figura di certi sindaci: auspichiamo si tratti di situazioni isolate, ma la vicinanza nel tempo dei fatti che brevemente illustriamo non può che allarmare.

A Mazzin di Fassa il sindaco Fausto Castelnuovo ha rigettato una mozione del gruppo di minoranza che chiedeva l’installazione di una panchina rossa nella piazza del paese. La mozione illustrava le motivazioni della richiesta con chiarezza. Si evidenziava come debba essere costante l’impegno contro la violenza sulle donne, anche attraverso un simbolo, in questo caso una panchina rossa da sistemare nella piazza centrale del paese. La panchina rossa nasceva nel 2014 da un'intuizione dell'artista Karim Cherif.

Una semplice panchina attiva la riflessione sul tema” - sostenevano i consiglieri, forti anche della circolare della Provincia di Trento del 13 novembre scorso che sosteneva la messa in opera di alcune panchine rosse lungo le piste ciclabili. A Fontanazzo, frazione di Mazzin, già lo scorso anno, 25 novembre, vennero rimosse scarpe rosse e fiocchi collocati su una panchina, non certo ad opera di turisti. Bene, sindaco e maggioranza hanno ritenuto inopportuna l’iniziativa e hanno bocciato la mozione definendola “strumentalizzazione politica”.

Passiamo ora a Predazzo, sempre lungo l'Avisio. La sindaca Maria Bosin (terza legislatura) ha ritenuto di protrarre il consiglio comunale via online fino alle sette del mattino, dieci ore di confronto su un tema delicato, il bilancio. Una scelta definita dal consigliere di minoranza Eugenio Calicetti “surreale”: si è accusata la sindaca di gestire i suoi consiglieri come dei soldatini. Un comportamento censurabile, che senza dubbio ha impedito a tanti cittadini di seguire il confronto.

Scavalcando il gruppo del Lagorai, scendiamo fino a Grigno, sulla Brenta. Qui, più che imporre un potere, incontriamo volgarità. Il locale sindaco Claudio Voltolini (sempre via online, sentito da persone anche esterne al Consiglio Comunale), si è lasciato andare ad una bestemmia. I consiglieri comunali di minoranza hanno definito l’esclamazione un oltraggio a tutta la comunità e alla istituzione che il sindaco rappresenta. Il sindaco era seccato dal voto contrario al bilancio delle minoranze e dall’abbandono dell’aula da parte delle minoranze stesse, che non avevano accettato l’aggiunta di un nuovo punto all’ordine del giorno. In pratica, nella ricerca di una giustificazione, il sindaco rilevava nei comportamenti della minoranza un clima di provocazione, non l’espressione di un diritto democratico. Quindi in un simile contesto, a suo avviso una bestemmia ci poteva anche stare?

In meno di due mesi, febbraio e marzo, ecco tre episodi certamente fra loro diversi, ma parimenti preoccupanti, che dimostrano come qualcosa stia cambiando nel costume e nei percorsi della nostra democrazia, partendo dal livello più diretto, più vicino ai cittadini, dai comuni.

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