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QT n. 11, novembre 2021 Servizi

Museo Diocesano: l’ottima direttrice non piace, e se ne va

Come Domenica Primerano ha rivalutato un museo asfittico, e come una mostra sulla persecuzione antisemita nella Trento del Quattrocento ha portato alla sua uscita.

“Anna la madre di Maria. Culto e iconografa nel Tirolo storico”: è la mostra in corso al Museo Diocesano di Trento, visitabile fino al 10 dicembre. L'ultima di una lunga serie di pregevoli proposte culturali che il Museo ha offerto alla comunità trentina, e non solo, negli ultimi 25 anni. Ma è anche l'ultima, nel vero senso della parola, a poter essere realizzata sotto la direzione di Domenica Primerano, con l'aiuto prezioso di “un equipaggio agile, ma ben collaudato”, come si usa dire.

Infatti la direttrice ha rassegnato le dimissioni dall'incarico da poco tempo, come ha annunciato nella Newsletter dell'otto di ottobre, in un saluto ai visitatori precisando che è stata una “decisione molto sofferta”.

Si è verificata purtroppo una frattura fra la direttrice, l'arcivescovo e l'apparato della Curia trentina che ha le sue radici nella “vicenda del Simonino”, come ha scritto il giornalista Fabrizio Franchi nella pagina che l'Adige ha dedicato il 9 ottobre alla cerimonia di consegna al Museo di un importante riconoscimento: il premio europeo per la “didattica museale” (European Heritage Awards), ottenuto proprio grazie alla recente mostra, accompagnata da un eccellente catalogo, dedicata al Simonino (vedi “A ogni costo fuori i colpevoli” su QT del marzo 2020).

Una ulteriore messa a punto della vicenda si deve ancora a Franchi in data 12 ottobre nella pagina “Cultura e Società”. È proprio vero che tutto è nato sulla supposta, da alcuni temuta, riapertura della cappella, con il possibile rischio della ripresa di forme di culto (vedi anche nel commento a pag 27). Ma l'intento del Museo in realtà era, ed è sempre stato, solo quello di “musealizzare” la cappella, “prolungando” in sostanza la mostra museale, mantenendone il benefico effetto nell'ambito della conoscenza della storia religiosa della città: ossia rimetterla in ordine riscattandola dallo stato di abbandono, valorizzarne l'importante patrimonio decorativo seicentesco (gli stucchi, il ciclo di tele di Pietro Ricchi del 1669…) e renderla accessibile, ma solo in orari limitati, come puro luogo di documentazione della tragica persecuzione contro gli Ebrei nel 1475. Un ottimo progetto, ma non privo di rischi di cui Primerano era consapevole, del quale oggi spiace dover apprendere che “non si farà più nulla”. Così afferma Primerano nell' intervista per l'Adige del 9 ottobre. Certo, a nostro avviso, a grave danno della città e della corretta narrazione della sua storia religiosa.

La cappella del Simonino.

Ma, ci si chiede: quanto ne importa veramente ai Trentini d'oggi? Il grigiore e il torpore culturale dominanti, al di là del pullulare di pur buone iniziative, ma anche di potenti diversivi e di distrazioni di massa, sono destinati a prevalere?
Tornando al Museo e alla sua gestione nel corso del tempo, va detto che da tempo la

proprietà, ossia l'Arcidiocesi, alla pari della Provincia di Trento, destina adeguate risorse economiche per ripianare i debiti derivanti dai costi di gestione: l'istituzione ha dimostrato di operare bene, in modo innovativo, per la comunità e anche per questo beneficia in modo regolare del sostegno dell'ente pubblico e, a seconda, del Comune di Trento e di altri soggetti, come la Fondazione Caritro, specie nel caso della mostra dedicata a Sant' Anna; ma la Fondazione è intervenuta, e in modo decisivo, anche in occasione della mostra dedicata alla vicenda del Simonino.

Spiace però dover dire che quando venne costruito il Vigilianum non si trovò una collocazione degna anche per le opere del Museo, ancor oggi relegate in un deposito inadeguato. Questo rimane un punto debole dell'istituzione.

Decenni di lavoro

L'arch. Primerano vi cominciò a lavorare, ancor giovane, nel lontano 1985, dopo una laurea in architettura e con alle spalle “anche molti lavori precari e molte frustrazioni” (niente di nuovo sotto il sole: le stesse condizioni di vita di parecchi giovani oggi); fu chiamata da don Paolo Holzhauser, unico curatore, allora, di un Museo che era in condizioni di arretratezza, pur dopo la sistemazione (inaugurata nel 1963, sotto la regia di Iginio Rogger) nella nuova bella sede di Palazzo Pretorio; in seguito l'incarico di responsabilità (la vicedirezione) le fu confermato nel 1995 da Rogger, allora direttore; l'illustre storico mantenne la propria carica, di rifondatore moderno dell'istituto, (nato già nei primi anni del Novecento per iniziativa di don Vincenzo Casagrande) fino alla morte nel 2014. “Fare uscire dall'angolo i musei ecclesiastici per lungo tempo oggetto di un pregiudizio diffuso”; “confrontarsi con chi è diverso da noi”; “non si può conservare il passato senza un collegamento con il presente”. Sono espressioni care all'arch. Primerano, che le ha ribadite in occasione di un'intervista a “Mattino Insieme”, la bella trasmissione curata da Antonella Carlin per la rete Trentino Tv, andata in onda il giorno stesso della comunicazione delle dimissioni. Ancora: “La mia idea di museo è che io conservo le cose del passato, ma devo parlare del presente, altrimenti il nostro lavoro è inutile. Il passato è passato: ci può dare degli input ma noi dobbiamo vivere nel presente; è questo che dobbiamo affrontare. Quindi la mia idea è che il museo, seppur ecclesiastico, debba essere un luogo di incontro e di confronto”. L'attività del Museo d'arte sacra di Trento (preferiremmo chiamarlo così) ha sempre seguito una linea rigorosa, bilanciando la ricerca artistica, storica, religiosa e devozionale, con un'efficace opera di divulgazione e di educazione al patrimonio culturale. Col tempo (specie negli ultimi vent'anni) e novembre 2021 25 La cappella del Simonino. col mutare della sensibilità, anche sulla spinta delle novità prodotte dall 'incontro e scontro di popoli, culture e religioni, i caratteri innovativi delle proposte museali hanno acquistato uno spazio crescente, con esiti di indubbio interesse.

In questa occasione sarebbe troppo lungo elencare anche solo le più notevoli tra le molte iniziative. Iniziative destinate a tanti tipi di pubblico (adulti, famiglie, pubblico speciale e svantaggiato, carcerati), apprezzati cicli di conferenze, progetti di integrazione per stranieri, progetti digitali come Il Museo della Quarantena (che è finito su Time, vedi https://bit.ly/3mzXEYZ), i webinar (in anticipo su tutte le altre istituzioni museali trentine), i podcast. Poi ovviamente va ricordato l'importante settore della didattica, che non si è fermato neppure con la didattica a distanza.

L’uccisione del Simonino. Dal Liber Chronicarum di Hartman Schedel,Norimberga, 1493. Trento, Biblioteca Comunale.

Per concludere su questi aspetti, oltre all'articolo di Tomaso Montanari (Il Fatto quotidiano, 18 ottobre 2021), va segnalata l'intervista a Mimma Primerano apparsa sul numero di ottobre di Trentino Mese, anche se non si fa cenno, fra le importanti e fortunate iniziative degli ultimissimi anni, alla mostra del Simonino, (“L'invenzione del colpevole”), al suo valore straordinario, al suo carattere innovativo. Una iniziativa memorabile, complessa, ricca di novità, curata da Primerano con Domizio Cattoi, Lorenza Liandru e Valentina Perini.

Degna di attenzione è anche la mostra in corso, curata principalmente da Alessandra Galizzi Kroegel e Stefanie Paulmichl, che non dovrebbe turbare i sonni di alcuno, limitandosi ad analizzare in modo approfondito il culto e le immagini di Sant' Anna in tutto il Tirolo storico, da Kufstein ad Ala. Opere note, che è possibile osservare, gustare e studiare da vicino e con agio, si affiancano - nell'esposizione o solo nel catalogo (nel caso di quelle purtroppo non presenti per la mancata concessione del prestito) - ad altre assai meno note, e per questo sorprendenti. Sei sono le tipologie compositive delle raffigurazioni di sant'Anna con la figlia Maria e il piccolo Gesù; un'iconografia molto diffusa nell'area tirolese, più che in quella trentina, dove comunque si conservano esemplari di tutto rilievo. Dato il carattere in certo modo ripetitivo delle opere, presentate come variazioni su due temi principali (la Sant'Anna Metterza e la Sacra Parentela), qualcuno potrebbe aspettarsi un certo effetto di noia; ma proprio la buona qualità delle opere esposte, la varietà della materia e delle tecniche artistiche e le stesse curiose variazioni figurative, se osservate con pazienza e dedizione, possono innescare processi mentali che stimolano la curiosità e riservano piccole sorprese. Fra l'altro, grande tenerezza suscita sempre la raffigurazione dell'Educazione della Vergine, tema tipicamente nordico, con Anna che insegna a leggere alla piccola Maria; un fatto puramente leggendario, tratto dagli Apocrifi del Nuovo Testamento, ossia dalla più antica tradizione cristiana. Fra i molti, un bell'esemplare di tale raffigurazione, citato più volte nel catalogo, ma non illustrato né esposto, si conserva nella chiesa di Sant' Anna a Tret: un paesino dell'alta Valle di Non, proprio alle soglie del confine linguistico (la famosa “frontiera nascosta”) che separa il Trentino dal Sudtirolo. È una graziosa scultura settecentesca di legno intagliato, dipinto e riccamente dorato, di indubbio gusto tirolese.