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QT n. 12, dicembre 2021 Servizi

Acqua, a che punto siamo?

Intervista all'assessore Mario Tonina per capire come ci destreggeremo tra impugnazioni delle norme provinciali e applicazione della prossima legge sulla concorrenza

Nel 2021 che sta per finire, sono accadute molte cose che riguardano le nostre centrali idroelettriche, piccole e grandi. E la partita dei rinnovi delle concessioni, vitale per il Trentino, è più che mai aperta. Perché non solo le leggi provinciali approvate quest’anno in materia sono state messe in discussione dal governo (per le grandi centrali con impugnazione formale, per le piccole con un niet preventivo che ci ha costretti a fare rapida marcia indietro e piegarci a novanta ai desiderata espressi da Roma) ma anche il quadro normativo generale sta per subire una violenta sterzata a destra, visto l’approccio fortemente neoliberista adottato dal governo nella nuova legge sulla concorrenza, sotto la quale l’esecutivo fa ricadere l’intero settore idroelettrico.

Vero che si tratta per ora di un disegno di legge e che sarà il parlamento a deciderne il contenuto finale, ma considerati gli argomenti di cui si sta occupando la polemica politica nazionale, temiamo che il tema dell’energia idroelettrica non sarà oggetto di battaglia (anche per non disturbare il manovratore, il quale sembra poco interessato alla privatizzazione delle spiagge, ma certamente assai di più a quella degli impianti idroelettrici). In ogni caso per i partiti pare molto più importante proteggere i concessionari delle spiagge che mantenere il controllo, regionale o nazionale, sugli impianti che producono l’energia più preziosa del momento. E che sono le valvole di controllo per la circolazione e l’uso dell’acqua, con tutto quello che ciò comporta.

L’acqua dovrà essere messa sul mercato, Draghi dixit. È il prezzo che paghiamo per i miliardi che vengono da Bruxelles col Pnrr. Detto e scritto dalla Commissione Europea: se non fate le riforme non vi diamo niente. E tra le riforme, una delle più importanti è l’applicazione della famosa direttiva Bolkenstein che, appunto, vuole che sia il dio mercato a papparsi l’acqua in tutte le sue manifestazioni e utilizzi, la distribuzione del gas, la gestione dei rifiuti, i servizi pubblici in genere.

Mario Tonina

Come tutto questo si intreccerà con il Trentino e le competenze dell’autonomia, è in parte ancora da capire. Anche se l’aria che tira è quella dell’erosione massima possibile delle nostre competenze.

C’è una battaglia da combattere, su questo fronte. Perché una cosa sono le norme e un’altra i rapporti di forza (comprese le pressioni economiche fortissime che stanno dietro alcune scelte governative). Su quest’ultimi pesano capacità e autorevolezza del governo provinciale, nonché un’eventuale pressione dal basso, dei territori nel loro insieme. Dovremmo pensarci.

Per tutti questi motivi, in questa fine d’anno, ci pareva importante fare il punto della situazione e quindi abbiamo chiesto a Mario Tonina, assessore competente, di rispondere ad alcune domande, in verità abbastanza tecniche, ma che coprono tutti i diversi aspetti di questa storia.

Assessore, a che punto siamo con l’impugnazione della legge sulle grandi concessioni idroelettriche?

“Dopo l’impugnativa del governo, che risale al 18 dicembre dello scorso anno, la Provincia si era costituita in giudizio. La Corte costituzionale ha fissato l’udienza per il prossimo 22 marzo. Evidenzio che prima dell’impugnativa era stata avviata un’interlocuzione con il governo che ha consentito di limitarne i profili di censura sollevati da Roma; si è trattato di un lavoro che ha dato buoni frutti perché molti rilievi sono stati risolti e gli aspetti da definire in sede di ricorso sono pochi”.

Si rischia ancora il conflitto di attribuzione?

“Direi che ormai possiamo escludere un ricorso in via principale da parte del Governo”.

La nuova formulazione della legge sulle piccole e medie centrali idroelettriche (proroghe fino al 2024/2027) si può considerare definitiva o ci sono ancora margini di tempo tecnici perché il governo possa chiedere ulteriori restringimenti delle proroghe?

“Per questa legge siamo riusciti ad evitare l’impugnazione perché abbiamo giocato d’anticipo e le modifiche che abbiamo apportato sono state concordate con il governo. Le proroghe si possono quindi considerare consolidate”.

Il disegno di legge sulla concorrenza in che modo impatterà sul nostro settore idroelettrico?

“In via generale, l’impatto sul settore è rilevante, considerato anche che l’Italia sarà il primo stato dell’UE che dovrà far partire le gare per le centrali.

Il ddl concorrenza proposto dal governo intende modificare la norma statale del settore delle grandi derivazioni idroelettriche (contenuta precisamente nell’art. 12 del decreto legislativo n. 79/1999 modificata all’inizio del 2019) con specifico riferimento alle regioni a statuto ordinario e fissa una data unica, al 31 dicembre 2022, per l’avvio delle procedure di gara. Poi prevede che le stesse vadano concluse entro i due anni successivi all’entrata in vigore della legge. Il quadro non muta in maniera sostanziale rispetto all’articolo 12, ma mette in chiaro che lo Stato vuole che le concessioni vengano riassegnate mediante gara. In questo stesso ddl però è prevista anche la possibilità di ricorrere alla finanza di progetto per assegnare le concessioni come prevede l’art. 183 del codice degli appalti. Questo per quanto riguarda il quadro italiano.

Per quanto ci riguarda, la nostra Provincia, assieme alla Provincia di Bolzano e alle altre regioni, sta verificando l’impatto della norma rispetto a quelle già approvate. Per cautela, in sede di Conferenza delle Regioni e Province autonome, abbiamo recentemente condiviso una proposta di modifica del ddl che mira a salvaguardare le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome come previsto dai rispettivi statuti e relative norme di attuazione”.

Come si sta attrezzando la Provincia per l’impatto che la norma avrà sul settore dei servizi?

“Sono in corso le valutazioni circa l’impatto che il ddl avrà sulla disciplina provinciale in base alle specificità di ciascun settore e di ciascuna materia di competenza provinciale. Per quanto riguarda le competenze del mio assessorato devo dire che, con riferimento al settore della distribuzione del gas, sono state introdotte delle semplificazioni procedurali che riguardano l’indizione della gara d’ambito che per il momento sembrano avere un impatto molto limitato per la nostra realtà”.

Quanto è concreta l’ipotesi del partenariato pubblico-privato, in alternativa alle gare di concessione pure, per le grandi centrali? È solo un’idea o c’è un gruppo di lavoro che sta preparando i progetti necessari?

“La Provincia sta valutando quali siano le condizioni tecniche ed economiche più idonee per impiegare questa forma di affidamento in relazione alla necessità di effettuare investimenti sostanziali sugli impianti idroelettrici nonché alle ripercussioni sulla gestione futura degli stessi”.

“Il percorso di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche deve essere avviato entro il 31 dicembre 2022” dice il governo. Questo significa che entro quella data dovremo aver già emanato i bandi?

“La norma a cui il Trentino deve far riferimento sul tema della riassegnazione delle concessioni di grande derivazione idroelettrica è il nostro statuto di autonomia e non l’articolo 12 del decreto legislativo 79/1999. In particolare, nell’articolo 13 del nostro Statuto, sono stabiliti i termini delle nostre competenze esclusive. Tra queste c’è anche la facoltà di disciplinare i termini di indizione delle procedure. Lo Statuto fissa il 31 dicembre 2023 quale termine per la conclusione delle procedure. La nostra legge provinciale, in attuazione di quanto disposto dallo Statuto, prevede che le procedure abbia inizio entro nove mesi antecedenti la data di scadenza. Qui mi preme sottolineare che, da tempo e tanto più adesso di fronte a questo ddl concorrenza, stiamo chiedendo allo Stato, assieme alla Provincia di Bolzano, di allineare la scadenza per concludere le procedure di riassegnazione delle concessioni con quella prevista a livello nazionale, allo scopo di evitare un disallineamento, quantomeno a livello nazionale, tra le regioni”.

Poiché il governo minaccia di sostituirsi alle regioni che non rispetteranno i termini, la nostra autonomia glielo consentirebbe?

“Il governo minaccia di sostituirsi alle Regioni perché è necessario assicurare celerità alle procedure di gara probabilmente in connessione con il rispetto degli impegni presi con la Commissione europea in sede di definizione della procedura di infrazione n. 2011/2026, che è stata recentemente archiviata. Il potere sostitutivo nei confronti della Provincia di Trento opera però in modo differente rispetto alle regioni a statuto ordinario, in quanto le modalità del suo esercizio sono definite da un’apposita norma di attuazione dello statuto di rango superiore alla legge della concorrenza.

Questa norma prevede, in caso di accertata inattività degli organi provinciali per il rispetto degli obblighi comunitari, l’avvio di una procedura complessa che comincia con il parere della commissione parlamentare per le questioni regionali e l’audizione della stessa Provincia autonoma. Solo dopo questa prima fase è prevista l’assegnazione da parte del governo di un congruo termine per adempiere e, solo in caso la Provincia rimanga ancora inerte, la sostituzione da parte dello Stato”.

Per scegliere la via del partenariato pubblico-privato è necessario che la Provincia compri le centrali idroelettriche? E in questo caso la scadenza per dichiarare l’esercizio della prelazione rimane al 31 dicembre 2021?

“Per scegliere questa via non è necessario acquistare le apparecchiature per la produzione e la trasformazione dell’energia (turbine, alternatori, trasformatori, ecc) e gli edifici delle centrali; certamente però l’acquisito di questi beni è un’opportunità che si prospetta per la Provincia, quantomeno allo scopo di dare pieno possesso della risorsa idroelettrica all’Ente che rappresenta tutta la popolazione trentina. Il preavviso per l’acquisto è già stato effettuato nei tempi previsti dalla normativa e cioè tre anni antecedenti alla scadenza. Stiamo ora valutando l’opportunità di concretizzare l’acquisto delle centrali, tenendo presente sia l’importante valore economico dell’operazione che i recenti investimenti attuati dai concessionari uscenti”.