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QT n. 3, marzo 2022 Servizi

Rifiuti: c’è ancora molto da fare

Il Trentino non è ancora autosufficiente nella gestione dei rifiuti. E le scadenze imposte dalle leggi incalzano.

Da decenni si discute della gestione dei rifiuti urbani: inceneritore, essiccatore, raccolta differenziata… E diversi sono stati gli scontri tra la politica e i cittadini più consapevoli, riunitisi in comitati che sul tema si sono mostrati propositivi, nonostante il nome-boomerang (NIMBY, Not in my backyard, Non nel mio giardino, che non è il massimo della coscienza civica).

E ora, a che punto siamo? Siamo al punto per cui il Trentino non è ancora autonomo nella gestione dei rifiuti. Per raggiungere l’obiettivo è in discussione un nuovo aggiornamento (il quinto) del piano provinciale, in quanto, nonostante alcuni progressi, il quarto aggiornamento (2014) non ha risolto il problema.

Le azioni attivate sono state tante e diversificate: dall’incentivazione del compostaggio domestico ai centri di riuso, ai vuoti a rendere, la promozione della filiera corta e di progetti ecosostenibili. Altre invece sono state realizzate solo in parte: a iniziare dalla riorganizzazione del servizio di raccolta (in Trentino persistono 12 diverse gestioni!), ai nuovi Centri di Raccolta Zonali (gli attuali funzionano molto bene e sono ben accolti dagli utenti, occorrerebbe attivarne altri), un nuovo sistema impiantistico (chiusura di quasi tutte le discariche provinciali, la problematica trasformazione dei rifiuti in combustibile, il recupero delle vecchie discariche).

E la produzione dei rifiuti urbani, dal 2013 al 2019 è aumentata del 20% oltrepassando le 283.000 tonnellate.

Molto positivo invece il risultato della raccolta differenziata (RD), passata dal 16,6% nel 2001, con quasi 47.000 tonnellate, al 77,9% nel 2019 con 213.496 ton, superando abbondantemente il 65% previsto dalle leggi statali. Anche la produzione provinciale pro-capite di rifiuti urbani nel 2019 (448,1 kg) è inferiore al dato medio nazionale, 499,3 kg.

Certo, i dati non sono omogenei sul territorio: le Comunità di Fiemme, Rotaliana, Primiero, Rovereto, Alta Valsugana, Giudicarie e Trento superano la media provinciale, con valori di oltre l’80%, mentre quelle dell’Alto Garda, Vallagarina, Val di Sole e Bassa Valsugana si trovano in coda alla classifica con valori tra il 64-74%. E soprattutto la situazione cambia se oltre alla quantità di differenziata si va a vederne la qualità. La notevole percentuale di scarti presenti nelle varie frazioni differenziate (umido, carta, imballaggi di plastica, ecc), porta la percentuale reale di differenziato a non superare il 60% (a fronte del 77,9 in peso). Ad esempio, nella frazione organica è presente quasi il 6% di residui non putrescibili o biodegradabili (vetro, metalli, inerti, tessili, plastica non biodegradabile); nel multimateriale (imballaggi di plastica/acciaio/alluminio/tetrapack) un valore medio del 23,66% di frazioni estranee. Questi “scarti negli scarti”, sono destinati a tornare nei rifiuti indifferenziati vanificando in parte i brillanti risultati presentati sopra.

Da qui il problema e le soluzioni prospettate: miglioramento della qualità (oltre che della quantità) e ricerca della “soluzione finale” per l’indifferenziato non riciclabile che nel 2019 ammontava a oltre 51.000 ton.(di soli rifiuti urbani). Adesso questa massa è smaltita in parte (13.380 ton) nell’inceneritore di Bolzano e il resto nelle discariche (in via di saturazione che nessun territorio vorrebbe più ospitare). Tra pochi mesi è prevista la chiusura delle due piccole discariche di Imer e Dimaro, riaperte tra le proteste degli amministratori locali mentre si sta lavorando per ampliare la discarica di Trento. Ma esaurita anche quest’ultima “buca”, che si fa? Appa ricorda che dai dati del 2019, e con l’aggiunta dei rifiuti speciali non recuperabili, in mancanza di alternative, ogni anno andranno in discarica oltre 66 mila tonnellate. E questa modalità arcaica, lo smaltimento in discarica, ammesso di trovare altre aree, non potrà essere prorogata in eterno, poiché dal 2035 le norme impongono un limite al conferimento in discarica del 10% del totale, peraltro previo trattamento, pari a 28 mila tonnellate che in 6 anni e mezzo riempirebbero l’ampliamento di Ischia Podetti. E quindi devono scattare subito altri rimedi.

Quali? Il piano dei rifiuti fissa per ogni bacino di raccolta quantità pro-capite dei rifiuti, percentuale di differenziata e sua qualità. Se tali obiettivi entro il 2024 e 2025 non vengono raggiunti, nel relativo bacino verrà applicata la tariffa puntuale (che ha dimostrato una certa efficacia nello stimolare gli utenti alla raccolta differenziata) e se la qualità della differenziata non sarà quella prevista, verrà imposto il sistema porta a porta, l’unico in grado di garantire la massima efficienza.

Con questi miglioramenti, verrà ridotto il rifiuto da conferire a discarica. E la parte che rimarrà comunque da smaltire?

Si parla di soluzioni tecnologiche (impianto a combustione o di gassificazione) rifritte o forse nuove, alla cui individuazione hanno contribuito Fbk e Università di Trento, e di cui scriveremo prossimamente Intanto, poiché assoggettato alla VAS, il piano ha iniziato il percorso di partecipazione che precede la sua definitiva approvazione: entro il 23 marzo sarà possibile presentare osservazioni. Per approfondimenti vedi:

http://www.appa.provincia.tn.it/pianificazione/Piano_smaltimento_rifiuti/pagina10.html